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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

29 gennaio 2009

Poesia

Talora la visione dell'oceano
sconfinato oltre lo sguardo
ti é' impedita dall'assillo vago
- ne' la luna bianca ti attira -
di una nuova conchiglia tra la sabbia.
Danilo Dolci
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27 gennaio 2009

27 gennaio - Giorno della memoria

Cosa accadrebbe se ...?

"Senza il sentimento di affinità con i minacciati sarei un esule dalla realtà che rinuncia a sé stesso. Sottolineo la parola realtà, perché in ultima analisi è questa che conta per me. L'antisemitismo che mi ha generato come ebreo potrà anche essere una follia; non è questo il punto. Follia o meno, è infatti comunque un fatto storico e sociale: ad Auschwitz ci sono stato veramente e non nell'immaginazione di Himmler. E solo una totale cecità sociale e storica potrebbe negare che è ancora reale. Lo è nei paesi in cui ebbe origine, in Austria e Germania, dove i criminali nazisti sono assolti o condannati a pene irrisorie, che finiscono per scontare in minima parte. E ' realtà in Inghilterra e negli Stati Uniti dove gli ebrei anche se tollerati, non sarebbero certo pianti se un giorno dovessero scomparire. E' realtà negli stati arabi, sotto forma di antisionismo nazionale. E' realtà, e quanto gravida di conseguenze, nella sfera spirituale della Chiesa cattolica; la complessità e la mancanza di chiarezza che durante il Concilio hanno caratterizzato le consultazioni in merito alla cosiddetta Dichiarazione sugli ebrei hanno provocato un doloroso senso di vergogna, nonostante il comportamento dignitoso di non pochi esponenti dell'alto clero. E' possibile, ma date le circostanze nient'affatto scontato, che nelle fabbriche di morte dei nazisti si sia svolto l'ultimo atto del grande dramma storico della persecuzione degli ebrei. Io ritengo che la drammaturgia dell'antisemitismo sopravviva ancora. Non si può escludere la possibilità di un nuovo genocidio degli ebrei. Cosa accadrebbe se i paesi arabi, attualmente riforniti di armi sia dai paesi orientali che da quelli occidentali, infliggessero una de finitiva sconfitta militare al piccolo Stato di Israele?"
Jean Amery, Un intellettuale ad Auschwitz, Torino, 1987


*link al testo integrale del libro.

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25 gennaio 2009

Poesia

Tu ti puoi spingere
indietro per un ruscello di luce
al cielo.
E indietro nella storia sul corso
del tempo.
E questa rapidità ti fu data
non per affrettarti
nè soprattutto per
andartene
dove vuoi.
Ma perchè nella smania di spendersi
del tutto
a te spetti invece il potere di
fermarti.
Robert Frost

20 gennaio 2009

Genova, 1869

[....] Cotesto accadde a chi visitò Genova non cercando altro in essa che le memorie del suo passato, cosa che, come per Genova, accade per ogni altra città. Ma le sensazioni sono ben diverse quando il viaggiatore, invece di non far altro che passare guardando intorno intorno, si fermi, e, lasciato in disparte il passato, si metta a considerare le condizioni attuali di Genova: allora un senso prima di meraviglia, come di chi trovi qualche cosa di molto piacevole là dove non si aspettava, e poi un senso di affettuosa stima prende l'animo, e questa stima e questo affetto crescono, grandeggiano e si rassodano in ragione del tempo che in Genova si passa.
È vezzo volgare dir male dei Genovesi, chiamarli uomini diversi, gretti, avari, speculatori, alieni da ogni colore intellettuale, municipali, egoisti, rivoluzionari.
Eh! buon Dio! I Genovesi hanno certo, come tutti gli uomini di questo mondo i loro difetti; ma credete, sarebbe una gran fortuna per la patria nostra, se tutti i cittadini delle tante città non avessero altri difetti se non quelli dei Genovesi. I difetti dei Genovesi sono il vanto, e, direi quasi, la esagerazione dei loro pregi, ma sempre i difetti si vanno dileguando e i pregi crescono.
Una delle prime cose che grandemente ammira nei Genovesi chi incomincia a fare con essi più intima conoscenza, è l'amore per la famiglia, il pensiero delle cose domestiche, l'affetto alla casa.
Quanti uomini si fanno, senza mai trovarsi una risposta, questa domanda tanto significativa: — Dove passare le mie serate?
Questa domanda pel Genovese non esiste: il Genovese si ammoglia giovanissimo, e la sera, che è di tutta la giornata il solo tempo del suo riposo, la passa in famiglia, presso la moglie che ricama, con una bambina sui ginocchi che comincia i distinguere le lettere dell'alfabeto sull'abbecedario, e un figliuolo accosto più grandicello che armeggia contro le frazioni decimali.
La sera è pel Genovese il solo tempo del riposo, perchè tutta la giornata è per esso consacrata al lavoro! L'abito del lavoro! L'amor del lavoro! Ecco una grande, una feconda, una somma virtù dei Genovesi!
Il Genovese non è postulante, non è importuno col Governo, cerca intorno a sè le sorgenti della propria sussistenza e le trova, e quando son troppo scarse, mette in un paio di casse il suo bagaglio e s'imbarca tranquillamente per l'America, d'onde in breve, nel maggior numero dei casi, torna abbastanza ricco per dar opera a nuove imprese.
Centomila liguri campano in America, preparando là alla madre patria, se questa ne saprà trarre profitto, una ricchissima sorgente di ricchezza e di forza. Genova pei suoi edifizi è la città più leggiadramente costrutta d'Italia, e una ventina di quei suoi grandi palazzi contengono tante ricchezze artistiche quali non si trovano altrove.
Nessuna città italiana più di Genova ha dato sviluppo alle scuole del popolo, elementari, serali, domenicali.
Genova, coi soli mezzi forniti da privati cittadini, mantiene una scuola di musica, una scuola di disegno, una scuola di scultura, tutte frequentatissime.
Quella striscia di terreno dominata dal monte e bagnata dal mare che si chiama Liguria, alberga la gente più operosa di tutta Italia.
Qui gli esempi d'uomini nati in povertà e segnalatisi per ricchezza, dottrina, valore letterario od artistico, traffici condotti con intelligenza, ardite navigazioni, onore fatto alla patria in lontane contrade, abbondano più che in ogni altra nazione. Ed è molto desiderabile che taluno fra i tanti Liguri che con amore coltivano le lettere e le patrie istorie, si accinga a raccogliere così fatti esempi e divulgarli in Italia a comune vantaggio.
Michele Lessona, 1869

* La citazione è tratta dal volume di Michele Lessona, Volere e potere, pubblicato nel 1869, pp. 380-383 (Capitolo XXX Genova).
* link al testo completo edizione elettronica del 2008 Progetto Manunzio.

18 gennaio 2009

La fatica del futuro - 1978

"La differenza fondamentale tra la nostra giovinezza e la giovinezza attuale è nella speranza di un futuro migliore, che noi avevamo in modo clamoroso e che ci sosteneva anche negli anni peggiori, anche nel lager: la meta c'era e era costruire un mondo nuovo di uguali diritti, dove la violenza era abolita o relegata in un angolo, costruire il Paese per riportarlo a livello europeo. Invece, i giovani d'oggi, mi pare abbiamo molte meno speranze. In generale vedo che tendono a scopi immediati, e questo forse è anche abbastanza giusto, in quanto non distinguono un altro futuro. Mi pare, paradossalmente, che sia stata più facile la nostra giovinezza, perché oggi sono troppi i mostri all'orizzonte: c'è il problema della violenza, il problema energetico, dell'inquinamento; il mondo è diviso in blocchi, c'è una totale incapacità di prevedere l'avvenire e nessuno osa fare previsioni sensate di qui a due anni. C'è sempre il problema atomico. Trovo che sono pochi i giovani che pensano di fare o studiare in qualche modo per un loro preciso futuro. È il senso del tramonto dei valori, per cui bisogna godere e bruciare tutto subito".
Primo Levi, 1978

*Estratto da una intervista inedita di Marco Viglino a Primo Levi, pubblicata su "La Domenica di Repubblica", 18 gennaio 2009.
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11 gennaio 2009

Verso Genova

Verso Genova, sull’autostrada:
La vedi all’improvviso curvando
sul viadotto la città che si allinea
e non finisce e si accende
nella notte da ponente
fino al cielo. La vedi
sui cristalli appannati
oltre la patina di fumo
dei gasdotti che intride l’asfalto
e stringe da levante fino al mare…
La vedi a pezzi rallentando
sulla rampa di un autogrill, nel grigio
sottocosta un taglio, una sutura
corrosa tra Voltri e Sestri fino al centro.
Poi un liquefarsi di sguardi, un ingorgo
di mani sui marciepiedi
quando ti allontani… se ti allontani
e non sai che ci sei dentro…
Francesco Macciò

Religioni

Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute
dall'est dicevan che in fondo era uguale.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
[...]
Fabrizio De André
Il Testamento di Tito (da La Buona Novella, 1970)
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06 gennaio 2009

Scie nel mare

Viandante, sono le tue orme
la via e nulla più;
Viandante, non esiste sentiero,
la via si fa con l'andare.
Camminando si fa la via
e voltando indietro lo sguardo
si vede il sentiero che mai
bisogna tornare a calcare
Viandante non c'é via
ma solo scie nel mare.
Antonio Machado
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Copyright

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