[...] "Il 25 aprile ricorda un modo concreto e quanto mai reale di difendere la libertà. C´è stata una guerra contro i nazifascisti che è stata guerra di liberazione perchè ha significato materialmente cacciare un invasore terribile dal nostro Paese. E c´è stata una guerra di libertà per i popoli, per i loro diritti elementari non solo in Italia ma in tutto il mondo. È stata una lotta mondiale contro un attacco feroce, un conflitto inaudito, contro chi ha partorito i campi di sterminio a diritti di libertà elementari. E ha portato alla sconfitta di un soggetto politico, il nazifascismo che s´impersonava in una figura come Hitler». [...] Se il premier riconosce il senso del 25 aprile io non posso che dire: bene. Ma non mi convince la distinzione tra liberazione e libertà. Tutto quello che cancella la concretezza, con nome e cognome, di questo evento non lo capisco. Piuttosto bisognerebbe dire chiaramente se si è d´accordo nel celebrare questa festa come la vittoria contro il nemico nazista e fascista, se si condivide l´esaltazione per i valori che portarono milioni di italiani, anche loro con nome e cognome, a combattere per la libertà. Il resto o sono frasi gettate al vento oppure significano niente» [...]
Pietro Ingrao, "La Repubblica", 26 aprile 2009
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