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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

24 dicembre 2009

Natale 2009


“Nello scasso profondo dei nuclei familiari Natale arriva come un faro sui cocci e fa brillare i frantumi. Si aggiungono intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio spezzato. Natale è l’ultima festa che costringe ai conti. Non quelli degli acquisti a strascico, fino a espiare la tredicesima, fino a indebitarsi. Altri conti e con deficit maggiori si presentano puntuali e insolvibili. I solitari scontano l’esclusione dalle tavole e si danno alla fuga di un viaggio se possono permetterselo, o si danno al più rischioso orgoglio d’infischiarsene.
Ma la celebrazione non dà tregua: vetrine, addobbi, la persecuzione della pubblicità da novembre a febbraio preme a gomitate nelle costole degli sparpagliati. Natale è atto di accusa. Perfino Capodanno è meno perentorio, con la sua liturgia di accatastati intorno a un orologio con il bicchiere in mano. Natale incalza a fondo i disertori.
Ma è giorno di nascita di chi? Del suo contrario, spedito a dire e a lasciare detto, a chi per ascoltarlo si azzittiva. Dovrebbe essere festa del silenzio, di chi tende l’orecchio e scruta con speranza dentro il buio. Converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca, la cometa. Porta la buona notizia che rallegra i modesti e angoscia i re.
La notizia si è fatta largo dentro il corpo di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Niente di questa festa deve lusingare i benpensanti. Meglio dimenticare le circostanze e tenersi l’occasione commerciale. Non è di buon esempio la sacra famiglia: scandalo il figlio della vergine, presto saranno in fuga, latitanti per le forze dell’ordine di allora.
Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi non ha un uovo da sbattere in due. Per chi è finito solo, per il viandante, per la svestita sul viale d’inverno, per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha di che pagarsi il tetto, per i malcapitati è proclamata festa. Natale con i tuoi: buon per te se ne hai. Ma non è vero che si celebra l’agio familiare. Natale è lo sbaraglio di un cucciolo di redentore privo pure di una coperta. Chi è in affanno, steso in una corsia, dietro un filo spinato, chi è sparigliato, sia stanotte lieto. È di lui, del suo ingombro che si celebra l’avvento.
È contro di lui che si alza il ponte levatoio del castello famiglia, che, crollato all’interno, mostra ancora da fuori le fortificazioni di Natale.”
Erri De Luca



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21 dicembre 2009

Migranti

"Dinanzi all'immigrazione contemporanea sono ancora veramente troppo poche le persone disposte ad ascoltare quei fantasmi che costituiscono gli anelli di una catena migrante, che si estende dall'Africa di cinquecento anni fa sino alle coste dell'Italia meridionale di oggi, legando assieme le storie nascoste, ma essenziali, della migrazione nella realizzazione della modernità. Rinnegare il ricordo evocato dalla presenza interrogativa del migrante odierno significa essere incapaci di considerare il proprio passato, e il suo ruolo, nella formazione del presente. Tra i diritti umani dovrebbe essere riconosciuto anche il diritto di migrare per migliore le proprie prospettive di vita. Dopotutto, i poveri dell'Europa - tra cui ci sono stati 26 milioni di italiani - hanno esercitato questo diritto per vari secoli. Ma ormai viviamo in un mondo dove, per molti, migrare è un crimine."
Iain Chambers


*estratto da Iain Chambers , I recinti dell’identità. Le radici meticce dell’Europa, Manifesto, 13 nov. 2008
dello stesso autore v. anche Migrazioni, Mediterraneo, Modernità, disponibile online in formato pdf (cliccare sul titolo); Paesaggi migratori, Roma, Melteni, 2003, 144 p. (link alla scheda del libro)
* link al sito di Iain Chambers

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14 dicembre 2009

Il dovere della "cura delle parole", oggi più di ieri

[....] La cura delle parole in tutti i suoi aspetti è ciò che Socrate definisce filologia. Vi sono persone, i misologi, che «passano il tempo nel disputare il pro e il contro, e finiscono per credersi divenuti i più sapienti di tutti per aver compreso essi soli che, sia nelle cose sia nei ragionamenti, non c´è nulla di sano o di saldo, ma tutto […] va su e giù, senza rimanere fermo in nessun punto neppure un istante». Questo sospetto che nel ragionare non vi sia nulla di integro c´è un grande pericolo, che ci espone a ogni genere d´inganno. Le nostre parole e le cose non devono "andare su e giù". Occorre un terreno comune oggettivo su cui le nostre idee, per quanto diverse siano, possano poggiare per potersi confrontare. Ogni affermazione di dati di fatto deve essere verificabile e ogni parola deve essere intesa nello stesso significato da chi la pronuncia e da chi l´ascolta. Chi mente sui fatti dovrebbe essere escluso dalla discussione. Solo così può non prendersi in odio il ragionare e può esercitarsi la virtù di chi ama la discussione."
Gustavo Zagrebelsky
Le parole della democrazia
"La Repubblica", 23 aprile 2009

08 dicembre 2009

Diagnosi

"[...] Non bisogna parlare a cuor leggero di declino italiano. Per quanto mi riguarda, è una parola che non ho mai usato. E bisogna rifuggire dal vezzo deprecabile del catastrofismo sul proprio Paese quando è governato da chi non vorremmo, salvo a rovesciare di colpo i termini dell´analisi, e veder tutto rosa quando si invertono i ruoli politici. Ma credo che oggi – lo dico con pena e con ansia – si ha l´impressione che qualcosa di profondo stia cedendo e si stia decomponendo, nel nostro tessuto intellettuale e sociale. E che la pulsione alla resa sia più forte di quella alla lotta. Voglia Iddio di star sbagliando."
Aldo Schiavone

*A. Schiavone, Il finale di partita del cavaliere, "Repubblica", 8 dic. 2009


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