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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

30 maggio 2011

La storia siamo noi

"La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio ...."

[Francesco De Gregori]
Chi avrebbe pensato a Milano sottratta al Pdl e alla Lega, la capitale del "signorghepensimì", pronta a votare il candidato "comunista"?. Eppure c'erano alcuni segnali da interpretare. A Sanremo aveva vinto Roberto Vecchioni con una canzone così politica (l'anno prima aveva vinto il duetto Pupo-Savoia con una canzone impresentabile, specchio di un'Italia impresentabile). Credo anche che le celebrazioni del 150 anni abbiano influito sul voto perché la borghesia del nord forse non è disposta ad accettare i disegni devastanti della Lega. Credo che il card. Tettamanzi sia stato determinante (la sua omelia nei giorni della Pasqua era esplicita). In queste settimane abbiamo visto che artisti, intellettuali e importanti protagonisti dell'economia, erano compatti contro la Moratti e il Pdl, prontissimi a votare Pisapia "per il bene di Milano"; Tabacci lo ha detto chiaramente ad Annozero. Credo che questo voto sia il segnale della fine della "Milano da bere" per l'urgenza di tornare ad essere capitale morale. Perché non dobbiamo dimenticare che prima di Berlusconi e i berluscones c'era Craxi ed il craxismo che avevano governato con la strategia dell'arroganza e dell'impunità. Proprio in questi giorni a Genova è morto Fulvio Cerofolini e tutti hanno rimarcato che fu il sindaco galantuomo, che era una persona onesta, amata da tutti perché perbene ... e nel tono di chi ne ha parlato c'era l'evidenziazione di una "eccezionalità" di qualità che dovrebbero essere la normalità per ogni figura istituzionale. Cerofolini fu un oppositore certo ed indomito di Craxi e del craxismo. In uno dei tanti articoli pubblicati per ricordarlo c'è una sua dichiarazione del 1993 che mi sembra esemplare anche per oggi:
“Il socialismo non è morto di vergogna […]. Quello che è morto è un certo modo di tradurre la politica socialista. E’l’arroganza, la supponenza, l’autoritarismo. Il leaderismo craxiano e di tutto un ceto politico cresciuto nel culto dell’applauso del capo”.
Il berlusconismo ne è stato la continuazione con altri mezzi (ma a Milano aveva lo stesso target di elettorato) e quando cadrà, cadrà per le stesse identiche motivazioni, forse con una motivazione in più "l'arroganza dell'esibizione asfissiante della straripante ricchezza del capo, paperondepaperopoli di Arcore.
Quindi, anche se il cammino sarà ancora lungo, questa sera festeggiamo in ogni parte d'Italia pensando che "la nottata sta passando"  e ricordiamo a tutti che il 12 e 13 giugno la storia "saremo noi" se voteremo per il referendum (Si o No non importa ma dobbiamo vincere il quorum).

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29 maggio 2011

Le parole del nulla

"[...] Una lingua senza più ormeggi, senza misura né controllo etico serrato sfocia, nell’agorà politica, giudiziaria, scolastica, in un bacino d’incontinenza verbale, in fradice sequele di dichiarazioni insensate, di propositi assurdi, di smentite e rinnegamenti a ruota di qualsiasi cosa sia detta o pronunciata pubblicamente.
L’insignificanza non è innocua; quella di cui soffre il dire non è episodica; sono colpi di scure ripetuti ai piedi dell’albero Ragione. Quando non prevale che il luogo comune e il sermone corre su binari che sembrano rassicuranti perché privi di novità, allora si affaccia il Pensiero Unico e ci manetta tutti, dai capi dello Stato e del Governo al cancelliere di Tribunale, dal padrone onnipotente della televisione al rincoglionito d’ospizio, dal sindaco al barbone, dal cardinale al famelico sbarcato.
Nei reni del Pensiero Unico si annida una violenza totalitaria metastasica, impaziente di qualsiasi ostacolo (legale, tradizionale, nazionale, ecologico), adattabile ad ogni tipo di regime, che bene o male spacciandosi per neoliberalismo economico trova il suo micidiale strumento pervasivo nel linguaggio politico e di relazione che, ripeto, non ha fondamento reale e non significa che se stesso - figlio di Beliàl, dice la parola scritturale, cioè del Nulla come entità maligna.
L’unica buona regola è diffidare sempre, non credere a nessuno, rigettare ogni predica, il consenso autorevole, l’assoluzione dissolvente...".
Guido Ceronetti

*G. Ceronetti, La parola politica specchio del nulla, "La Stampa", 29 maggio 2011.



21 maggio 2011

Poesia

Allegria di naufragi
E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare
 Giuseppe Ungaretti, 1917

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18 maggio 2011

La cultura non è un lusso

"Un segno dei tempi di intrinseca ricchezza che assume oggi un significato centrale è il riconoscimento del valore essenziale della cultura come fattore imprescindibile per un'esistenza autenticamente umana. Nel passato spesso la cultura veniva considerata un lusso, e vi sono luoghi dove questo passato ancora perdura. Vi erano e vi sono persone che vedono nella cultura la semplice conservazione di determinate tradizioni e che quindi ritengono di dover porre dei limiti al rinnovamento attraverso avvedute manovre di indirizzo. In tutti questi casi si pone la persona in funzione della cultura (invece che il contrario), oppure si abusa della cultura utilizzandola come arma contro la persona. A me pare che in realtà la cultura sia, al pari della maturità, un necessario completamento (compimento?) della personalità, senza il quale responsabilità individuale e democrazia non sarebbero nemmeno pensabili. Cultura è in ultima analisi capacità autonoma di valutare, comprensione di sé e del presente, senso delle cose e della storia, creatività umana, coraggio delle proprie idee e accettazione dei propri limiti. Se la cultura è un valore essenziale per l'umanità, allora a ciascuno dovrà essere data la possibilità di 'fare' cultura, e non di 'essere riempito' di cultura."
Alexander Langer

*A. Langer Segni dei tempi, 1967 (leggi il testo integrale sul sito della Fondazione Alexander Langer).

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15 maggio 2011

Lo Shabbat e la questione palestinese

"[..] Una delle espressioni più alte dell' ebraismo è lo Shabbat. Il nposo sabbatico si inscrive nella dimensione universalista d'Israele. Ogni settimana il a­bato illumina il valore della centralità dell'uomo e della vita attraverso il rifiuto dei processi di alienazione e la celebrazione dell'u­guaglianza. Di sabato è proibito produrre e consumare, è proibito indurre altri alla produ­zione e al consumo, ebrei, non ebrei uomini animali, piante, finanche la zolla. L'intero creato afferma lo splendore della propria di­gnlta e il senso dell' esistenza. Il sabato prefi­gura il messlanesimo, il regno della giustizia sociale, i ruoli non hanno alcun significato, le gerarchie vengono abolite. Ogni forma di sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla vita espulsa dall' orizzonte sabbatico. Lo Shabbat extraterritoriale - lo festeggi dove ti trovi ­- extratemporale nei confronti dello spazio - perché lo celebri nel tempo del luogo in cui ti trovi, dal calar del sole fino alla comparsa nel cielo delle prime tre stelle. Lo Shabbat è lo spa­zio-tempo del vi andante, che non ha bisogno di patria perché fonda il valore della vita sul viaggio in cammino verso l'uomo. Che cosa è lecito e bello fare nello spazio-­tempo dello Shabbat, visto che il potere del meccanismo, produzione-consumo è impotente nel territorio della santità? È bello costruire l'essere umano redento nello splendore della sua dignità e della sua libertà dall' asservi­mento individuale e sociale. È bello stare con i propri figli, non per vedere la televisione o ab­brutirsi in qualche shopping center, ma per ascoltare le loro domande, per cantare con loro, per raccontare storie, per condividere il sapere' nello studio. È giusto accogliere lo straniero e ospitarlo per imparare che il divino abita presso di lui, è bello prendere tempo per fare l'amore con la propria compagna o Il proprio compagno di vita. Lo splendore sabbatico, in epoca biblica, si spandeva per un intero anno, ogni settimo anno, e dopo sette volte sette annI arrivava il giubileo, il sabato degli anni sabba­tici. In quell'anno il Santo Benedetto reclamava la terra per azzerare i diritti di proprietà e rias­segnarla secondo equità e giustizia e l'ebreo imparava che in quella terra si vive da gerim to­shavim, cioè da "stranieri soggiornanti" o, come suggerisce un acuto traduttore protestante, da "meticci avventizi", insieme agli stranieri che hanno la stessa titolarità ai diritti e agli statuti dell' ebreo. La terra è dunque Santa perché, e solo perché, la si abita da stranieri fra g!i stranieri e vi si pratica un' economia di giustizia".
[...]
"Se si persegue la strada del nazionalismo e della rivendicazione dei diritti di sangue sulla terra, si rimuove un aspetto fondamentale dell’ebraismo: che la terra promessa o donata è del Signore [...] Quella terra non ti è stata donata perché tu diventassi un fanatico nazionalista, ma anzi, proprio affinché tu dimostrassi che l’unico modo per costruire la pace è essere un popolo che sa vivere sulla sua terra da straniero fra gli stranieri".
Moni Ovadia



Moni Ovadia
Il popolo dell'esilio
a cura di Alessio Aringoli
Roma, Editori Riuniti, 2011, 220 pp.


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