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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

25 febbraio 2017

E' giunto il tempo della responsabilità

Di fronte a quel che accade ogni giorno attorno a noi, è urgente che ogni Persona prenda la parola ogni volta che ascolta parole razziste, in ogni luogo, pubblico e privato. Ogni Persona deve assumersi la responsabilità di dire con voce forte e chiara NO. Non è più il tempo del poi, è il tempo del subito, in questo istante devo saper replicare con determinazione ad ogni manifestazione di razzismo, ad ogni esibizione muscolare o verbale... del disprezzo per la Persona. Non è più il tempo del "Perchè proprio io? / sono solo parole di quattro scemi / ma che dovrei dire?". La nostra parola è urgente, ogni NO è urgente. Per non dover dire un giorno a noi stessi e ai nostri figli "io non avevo capito / credevo che fossero solo degli ignoranti / credevo che scherzassero / credevo che ..". Noi ne abbiamo tutta la responsabilità fin da ora e ogni silenzio è incoraggiamento all'avanzata del razzismo.
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20 febbraio 2017

Cosa sono io?


"Cosa sono io? Un cittadino del pianeta Terra. Perché noi siamo chi scegliamo di essere e l’identità non è immutabile. La mia scelta è stata la Bosnia Erzegovina. E chi ha assediato Sarajevo e mi chiamava e mi chiama traditore è lui un traditore, un traditore del genere umano".
Jovan Divjak,
ex generale serbo (Il Secolo xix, 2.2.2017)

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08 febbraio 2017

Il paradiso è


"Nostro tempo presente sono le barriere, i muri dentro i quali accatastare vite di viandanti, viaggiatori perfetti perché senza biglietto di ritorno. Nostro tempo è attesa di lasciapassare, a puro spreco di energie compresse, trattenute al macero. Nostro tempo presente è il mare della civiltà mediterranee gonfiato di annegati più di qualunque guerra marinara, più di ogni tempesta. Tempo presente è la paura soffiata intorno al bastoncino dello zucchero filato, la paura vuota verso il forestiero di passaggio, che poggia a terra il suo bagaglio per tirare il fiato.
Così vado a cercarlo in una storia scritta nell’altroieri di tremila anni, il paradiso possibile e terreste. E uso per lui il modo indicativo e il tempo presente, perché lì dentro quella storia dura e si rinnova agli occhi di ogni generazione. Scorgo quel paradiso, quel giardino irrigato in mezzo a siccità, in qualunque mossa di benvenuto, di saggio invito all’ombra, misteriosamente ripagato con sovrabbondanza. Il paradiso sta in ogni accoglienza e sta accanto all’inferno, a portata di mano tutti e due.
Erri De Luca

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