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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

25 aprile 2021

25 Aprile 2021

"Vi ringrazio per avermi invitato, ma soprattutto per questa visita molto commovente. Si vede la sofferenza quotidiana di un popolo inerme, senza libertà, senza cibo, nel terrore, attraverso queste foto, questi manifesti, questi allarmi, queste minacce.
In questa ricorrenza, vi ringrazio veramente. Questo è un luogo simbolo della nostra memoria nazionale. Via Tasso evoca, anche nei ricordi familiari, l'orrore dell'occupazione nazista, la ferocia delle dittature.
Nel momento in cui anche i musei riaprono, mi auguro che, con le necessarie precauzioni, molti giovani abbiano l'opportunità di visitare queste stanze, di conoscere le storie di tanti combattenti per la libertà che qui sono stati torturati e uccisi, di capire fino in fondo il senso del loro sacrificio. E di comprendere che, senza il loro coraggio, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo. Libertà e diritti che non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla. Sono più fragili di quanto non si pensi.
Non dobbiamo rivolgerci soltanto ai giovani ma a tutti i nostri concittadini. Perché il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso.
Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione, e a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l'usura del tempo.
Nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell'occupazione nazista, saremo più consapevoli dell'importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno.
Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose.
Il linguaggio d'odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell'antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti - quasi fosse un vendicatore di torti subiti - ma diffonde soprattutto il veleno dell'indifferenza e dell’apatia.
La senatrice Liliana Segre ha voluto che la scritta “Indifferenza” fosse messa all'ingresso del memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall'altra parte in cui - come dice lei - è più facile far finta di niente.
Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom. Significa far morire, un'altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò sé stesso per consentirci di vivere in un Paese democratico.
Ma è nella ricostruzione del presente, di un presente in cui il ricordo serve a dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione. È la ricostruzione basata sulla fratellanza, sulla solidarietà, sull'amore, sulla giustizia che porta alla riconciliazione.
Queste stanze che un tempo videro orrori da domani vedranno visitatori - speriamo anche molti giovani visitatori - che vogliono conoscere la storia d'Italia.
È per questo che sono molto contento di celebrare con voi la Festa della Liberazione in un luogo simbolo, sì del periodo più nero vissuto dalla nostra capitale, ma anche simbolo oggi della rinascita dell'Italia intera. Vi ringrazio.
Mario Draghi, Presidente del Consiglio. 

*Cerimonia per il 25 Aprile  Via Tasso, Roma, 25.Aprile 2021.

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Torino libera

 Torino, 27 Aprile 1945, venerdì pomeriggio

" .. e ci vennero incontro. In un momento ci trovammo circondati, abbracciati da dieci, venti bracia. Tante voci ci chiedevano notizie, particolari, una qualsiasi parola di risposta. Decine di occhi scrutavano i nostri volti e le mamme alzavano da terra i loro piccoli perché pure loro ci vedessero. E i ragazzi sgusciavano da sotto le gambe dei più alti per poterci venire vicino, per toccarci! Era la gente nostra, quella che un giorno, all'inizio ci aveva chiesto di 'fare, come tanti, qualcosa per l'Italia', era il popolo semplice per il quale avevamo tanto rischiato, che ci correva incontro e ci diceva Grazie. Era il cuore della città amata, che ritornava a battere accanto al nostro e ci manifestava tutto il suo attaccamento, la riconoscenza."
Carlo Milan

Carlo Milan, "Per la libertà", Mursia, Milano, 1995, pp. 121-197.

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25 aprile

"Il 25 aprile festeggia la liberazione da quella forma che l' umanità ha assunto sotto il giogo del nazismo. Ma dire 'liberazione' significa dire che quel giogo non c'è più, e che occorre ricordarlo ed esecrarlo perché non si ripresenti. E probabilmente come totalitarismo politico non si ripresenterà più almeno in Europa. Ma siamo sicuri che l'aggettivo 'politico' è sufficiente a caratterizzare il nazifascismo, o non dobbiamo piuttosto pensare che la sua anima sia da rintracciare in una sorta di totalitarismo tecnico rispetto a cui quello politico risulta essere solo un fenomeno secondario? E se l'ipotesi fosse vera non siamo noi, tutti noi, uomini d' oggi, 'figli di Eichmann', non di Hitler, simbolo dell' espressione ' politica' del totalitarismo, ma proprio di Eichmann, il burocrate, che, come funzionario di un apparato, più o meno come oggi noi tutti siamo nel regime della tecnica, compiva dal ridotto della sua scrivania azioni dagli effetti che oltrepassano l' immaginazione di cui può essere capace un uomo?"
Umberto Galinberti

*recensione al libro di Gunther Anders, Noi figli di Eichmann, Giuntina, Firenze, 1995.

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24 aprile 2021

Noi abbiamo già vinto

"Né sembri assurdo il dire che noi siamo sin da ora, nel fatto, i vincitori (non vendiamo per questo pelli d'orso), comunque volgano gli eventi, a fortuna o sventura. Mussolini non può vincere, (imprigionare sì, e disperdere taluno di noi) perché gli è impossibile capire l'esigenza storica che rappresentiamo, e in alcun modo, egli stesso, esaurirla. [...] Vive e cresce in Italia una generazione di giovani, non legati al passato, che hanno già vinto il fascismo, e che sanno di poter creare lo stato di domani."
Carlo Levi

*C.Levi, "Due mondi" in "Quaderni di giustizia e libertà", 1934, 10 poi in C. Levi "Scritti politici", Einaudi, 2001, pp. 117-119.

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20 aprile 2021

Il vero pacifista


"È un vero pacifista chi è capace di cambiare opinione, perché solo così si può sperare di poter riappacificare avversari che sostenevano pareri diversi. È pacifista solo chi è capace di rimetterci, dando ragione al suo cosiddetto avversario e terminando una discussione diverso da come è entrato. È pacifista chi riesce a lodare almeno una volta il sostenitore di opinioni e di decisioni contro le quali egli è convinto in coscienza del proprio dovere di resistenza e opposizione. È pacifista chi tratta con pazienza e cortesia anche chi gli dà sui nervi. Siamo pacifisti solo quando non disprezziamo gli atteggiamenti e gli sforzi degli altri con grossolani e declassanti giudizi facili da evitare; quando abbandoniamo il nostro modo di pensare fatto di luoghi comuni; quando cerchiamo di scoprire, dietro le parole, il concetto sul quale siamo forse dello stesso parere. Siamo pacifisti solo se confrontiamo noi stessi con gli ideali degli altri, secondo le possibilità reali; quando non difendiamo il nostro prestigio sociale e combattiamo in modo leale e corretto, anche se questa correttezza dovesse diminuire le possibilità della nostra vittoria.
Serviamo la pace solo se abbiamo davvero capito che possiamo assumerci delle responsabilità anche esitando o tacendo, se stimiamo i politici solo quando si dimostrano veri uomini in tutte le situazioni e non banali rappresentanti del nostro egoismo e quando sospettiamo dei politici che ci danno troppo ragione, confermando la nostra opinione. Avremo la beatitudine promessa dal Vangelo agli operatori di pace, quando combatteremo per la libertà nostra e per quella degli altri, e impareremo, piano piano, a sentire nostra l'ingiustizia commessa non solo verso noi stessi, ma anche verso gli altri.
Ci sono anche piccole virtù quotidiane del pacifista. È cortese verso chi gli è subordinato e non è servile davanti a quelli più potenti di lui. Mette di fronte al suo errore chi ha mancato, ma sa tacere di fronte agli altri. Non si considera troppo importante ed insostituibile; sa che in tutti noi l'autodifesa tende a prendere il sopravvento sull'autocritica; sa anche di poter delegare la responsabilità e non crede sempre di fare tutto meglio degli altri. Sa che a volte è meglio che l'altro faccia bene qualcosa che lui stesso avrebbe fatto meglio, perché la libertà dell'altro, che è veramente la cosa più importante, può svilupparsi solo quando gli si permette di fare bene ciò che sa fare. Il pacifista non si fa costringere ad accettare alternative primitive; tenta di formulare gli argomenti del suo avversario nel modo migliore e più convincente di quanto lui stesso non sia riuscito a fare, perché il pacifista non cerca la misera vittoria su un avversario che ha già ridotto ad un fantoccio. Cerca, invece, di superare i propri pregiudizi là dove riconosce che si tratta di parzialità emotiva, perché sa che siamo ancora fin troppo ottusi dove crediamo di essere aperti. Il pacifista cerca di convincersi sempre che l'altro non è sciocco o cattivo solo per il fatto che sostiene un'altra opinione; si rende conto, infatti, che le possibilità di essere sciocchi o cattivi, e quindi egoisti, sono regolarmente presenti in tutti gli uomini."
Karl Rahner

Karl Rahner. La pace come impegno, 1968; pp. 138-139.

18 aprile 2021

La vita

"La vita è fatta naturalmente per la vita, e non per la morte. Vale a dire è fatta per l'attività, e per tutto quello che v'ha di più vitale nelle funzioni de' viventi".
Giacomo Leopardi

*Zibaldone, 2415, 5.5.1822.

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07 aprile 2021

Il razzismo 1962-2021


"Il razzismo come cancro morale dell'uomo moderno, e che, appunto come il cancro, ha infinite forme. E' l'odio che nasce dal conformismo, dal culto della istruzione, dalla prepotenza della maggioranza. E' l'odio per tutto ciò che e' diverso, per tutto ciò che non rientra nella norma, e che quindi turba l'ordine borghese. Guai a chi è diverso! questo il grido, la formula, lo slogan del mondo moderno. Quindi odio contro i negri, i gialli, gli uomini di colore: odio contro gli ebrei, odio contro i figli ribelli, odio contro i poeti".
Pier Paolo Pasolini, 1962.

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