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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

07 giugno 2008

La metafora della Cattedrale di San Vito




La torre gotica della cattedrale di S. Vito, S. Venceslao e S. Adalberto è uno dei simboli di Praga. Ora è coperta da impalcature perché, per la prima volta nella sua storia, in extremis, viene restaurata. I ponteggi celano temporaneamente la sua bellezza, ma servono a preservarla per sempre. Forse possiamo trovare in questo un'analogia con i paesi post-comunisti. Se alcune delle nostre migliori caratteristiche non sono al momento chiaramente visibili è perché le nostre società sono circondate da impalcature, sono in fase di ristrutturazione, lottano di nuovo, questa volta in completa libertà, per riscoprire e ricostruire le nostre vere identità. Dovremmo forse applicare questa analogia anche in senso più esteso, nella speranza che dietro alcune delle caratteristiche negative del mondo di oggi si trovi il seme di uno sforzo teso a salvare, preservare e sviluppare creativamente i valori che la storia della natura e della razza umana ci offrono.Una caratteristica senza precedenti della nostra civiltà globale è il fondamentale ateismo, nonostante siano miliardi le persone che si dichiarano credenti, praticanti e non. In realtà i valori che sono alla base della nostra civiltà globale si riferiscono solo raramente, se mai lo fanno, all'eternità, all'infinito e assoluto. Ovunque diminuisce la preoccupazione circa ciò che verrà dopo di noi, e per l'interesse comune. L'umanità esaurisce le risorse naturali non rinnovabili e interferisce con il clima del pianeta. L'umanità si aliena da se stessa perdendo gradualmente comunanze e proporzioni umane. L'umanità tollera il culto del profitto materiale come valore assoluto cui tutto deve tendere, al cui cospetto persino la volontà democratica deve talvolta inginocchiarsi. Creare benessere non corrisponde infatti più a creare valori reali e significativi. Questo snaturare lo spirito implica che la nostra civiltà è fatta di paradossi. Da una parte è aperta a possibilità che fino a poco tempo fa erano pura fantasia, dall'altra dispone di una limitata capacità di evitare sviluppi che infondono pericolo in queste possibilità o sfociano in veri e propri abusi. La nostra civiltà, ad esempio, è spinta all'uniformità ma essere avvicinati sempre di più gli uni agli altri suscita in noi l'impulso a enfatizzare la nostra diversità, con il rischio di far crescere un crudele fanatismo etnico o religioso.Stanno emergendo nuove, sofisticate forme di attività criminale, crescono la criminalità organizzata e il terrorismo, fiorisce la corruzione. Il divario tra ricchi e poveri diventa sempre più profondo e mentre in alcune parti del mondo si muore di fame, in altre lo spreco è considerato quasi un obbligo sociale. Esistono naturalmente varie organizzazioni governative e non che tentano di trovare soluzione a questi problemi, ma temo che le misure intraprese non condurranno ad un rovesciamento della situazione a meno che non cambi qualcosa nel modo di pensare da cui nasce il comportamento umano contemporaneo. Sentiamo spesso, ad esempio, citare la necessità di ristrutturare le economie dei paesi poveri, compito cui le nazioni ricche hanno il dovere di collaborare. Ma è addirittura più importante che iniziamo a pensare ad un altro tipo di ristrutturazione, la ristrutturazione del sistema di valori che stanno alla base della civiltà di oggi. Coloro che godono di una migliore situazione materiale devono provvedervi con la massima urgenza. Il corso della civiltà globale attuale è stato determinato dalle nazioni più ricche e più avanzate, per questo motivo esse non possono esimersi dall'impegnarsi in una riflessione critica. Sappiamo che è possibile inventare strumenti ingegnosi per regolare e proteggere il clima del nostro pianeta, le risorse non rinnovabili e la diversità biologica. Possiamo trovare il modo di assicurare un uso responsabile delle risorse nei luoghi d'origine e il mantenimento delle identità culturali e di una dimensione umana dello sviluppo. Sono molte le persone e le istituzioni impegnate attivamente per questo obiettivo.Ma il compito decisivo, oggi trascurato, implica il rafforzamento di un sistema di standard morali universalmente condivisi che renderà impossibile, ad un livello davvero globale, che le regole continuino ad essere eluse. Solo degli standard morali universali possono ingenerare il rispetto naturale delle regole che creiamo. Gli atti che mettono in pericolo il futuro dell'umanità non dovrebbero essere passibili di punizione, ma considerati disonorevoli. Ciò accadrà solo nel momento in cui tutti troveremo, in noi stessi, il coraggio di costituire un sistema di valori che possa essere comunemente condiviso e comunemente rispettato. Accadrà solo se collegheremo questi valori a qualcosa che si pone oltre l'orizzonte dei nostri immediati interessi, personali o di gruppo. Come è possibile riuscirci senza un nuovo, potente progresso spirituale? Che cosa fare per incoraggiare questo progresso? Qualunque siano le nostre convinzioni, siamo tutti soggetti alla minaccia della nostra miopia. Nessuno di noi può sfuggire al destino che ci accomuna. Ci resta quindi solo una possibilità: cercare al nostro interno, come intorno a noi, un senso di responsabilità nei confronti del mondo, comprensione reciproca e solidarietà, umiltà di fronte al miracolo dell' Esistenza, capacità di porci dei limiti nell'interesse generale e di fare buone azioni, non importa se visibili e riconoscibili. Permettetemi di tornare alla Cattedrale di San Vito, S. Venceslao e S. Adalberto. Perché mai nei tempi passati si costruivano edifici così sontuosi, di scarsa utilità secondo gli standard attuali? Una possibile spiegazione è che ci sono stati periodi storici in cui il profitto materiale non rappresentava il valore assoluto, in cui gli uomini erano consapevoli dell'esistenza di misteri inspiegabili ai quali si poteva solo guardare con umile meraviglia per poi forse proiettare questa meraviglia in strutture dalle guglie svettanti in alto. In alto, perché si vedessero da lontano indicando a ciascuno ciò che vale la pena di guardare. In alto, oltre i confini dei secoli, in alto, verso ciò che non riusciamo a vedere, la cui silenziosa esistenza preclude, a noi tutti, qualunque diritto di considerare il mondo una fonte infinita di profitti a breve termine e richiede la solidarietà di tutti coloro che dimorano sotto la sua volta misteriosa. Per iniziare ad affrontare alcuni dei più profondi problemi del mondo dobbiamo anche noi volgere gli occhi in alto, chinando il capo con umiltà.
Vaclav Havel





*V. Havel, Investire nei valori umani per riscattare i paesi poveri , "La Repubblica", 28 dicembre 2000
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