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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".
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05 aprile 2025

"Invece io insegno"

Maria Grazia Pighetti Carbone (leggendaria Preside del Liceo Deledda), nei suoi scritti sottolinea sempre con buona ironia la fatica della piena emancipazione femminile, anche da parte delle stesse donne. Così, con riferimento al 1968, scrive: "La maggior parte delle mie colleghe dice: Mio marito lavora, io invece insegno".

"Invece", appunto.

Maria Grazia Pighetti

*cfr. M.G. Pighetti Carbone, Ai tempi della "Regina Margherita". La nascita della Deledda, Sagep, 1982, p.135.

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21 dicembre 2024

Educazione civica

 Lettera del prof. Giancarlo Burghi, del liceo T.Tasso di Roma. 18 Dicembre 2024

Egregio Ministro, Le scrivo di nuovo dalla desolazione della “trincea”: quella in cui ogni giorno, con le studentesse e gli studenti, combattiamo l’eterna guerra contro la semplificazione e la superficialità. Oggi, però, le scrivo per ringraziarla delle Linee guida sull’insegnamento dell’educazione civica che ci ha inviato all’inizio dell’anno scolastico. Da oggi abbiamo un punto fermo nel nostro lavoro di docenti ed educatori: ci dirigeremo nella direzione esattamente opposta a quanto ci indica.
L’educazione civica, secondo lei deve «incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata». In modo quasi ossessivo nel documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà ”. Ma cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto? Stiamo oltrepassando finanche il senso del ridicolo, andando oltre la teoria delle tre “i” di berlusconiana memoria (inglese, impresa, internet).
Ai nostri studenti, signor Ministro, l’articolo 42 della Costituzione lo leggiamo e lo spieghiamo: «La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge […] allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere [..] espropriata per motivi di interesse generale “. Dice proprio questo la Costituzione! Però non si ispira a Pol Pot ma alla dottrina sociale della Chiesa, al cristianesimo sociale di Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti.
Nelle Linee guida Lei continua, poi, con l’affermazione di sapore thatcheriano, ma in realtà generica e vuota quanto la prima, per cui dovremmo insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)». Vede Ministro, se le dovesse capitare di sfogliare la Costituzione italiana scoprirebbe che il termine “individuo” semplicemente non compare. E questo perché la rinuncia a questo concetto (l’angusto “io” paleo-liberale chiuso nella rivendicazione egoistica dei propri diritti) faceva parte del patto tra i social- comunisti e i cattolici democratici, che lo sostituiscono con la nozione di “persona” che indica «il singolo nelle formazioni sociali» in cui solo si può realizzare.
La questione della patria, che lei intende come appartenenza identitaria e suggerisce di mettere al centro dell’educazione civica, merita da sola una prossima lettera. Mi consenta però di farle notare che, se sfogliasse la Costituzione, scoprirebbe che il termine “patria” compare solo una volta (perché Mussolini lo aveva profanato e disonorato) e per di più non ha niente a che fare con “i sacri confini nazionali” da difendere o l’italianità quale identità da salvaguardare contro la minaccia della sostituzione etnica.
La patria è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali: l’eguaglianza, la libertà, la pace, la giustizia, il diritto di asilo per lo straniero «che non ha garantite le libertà democratiche» . I patrioti non sono quelli che impediscono lo sbarco dei migranti, ma coloro che ogni giorno testimoniano il rifiuto della discriminazione . Cosi come patrioti non erano i fascisti che hanno svenduto la patria a Hitler e l’hanno profanata costringendo milioni di italiani ad offendere altre patrie, ma i membri dei GAP (che non erano i “gruppi di azione proletaria” come ebbe a dire, per dileggio, Berlusconi), ma i “gruppi di azione patriottica (appunto), che operavano nella Brigate Garibaldi dei patrioti comunisti italiani, protagonisti della Resistenza quale secondo Risorgimento.
Ci consenta di formare i nostri studenti ispirandoci a chi di patria si intendeva: non a Julius Evola o Giorgio Almirante, ma a Giuseppe Mazzini che ha ripetuto per tutta la vita che la patria non è un suolo da difendere avidamente ma una «dimora di libertà e uguaglianza» aperta a tutti: «Non vi è patria dove l’eguaglianza dei diritti è violata dall’esistenza di caste, privilegi, ineguaglianze. In nome del vostro amore di patria, combattete senza tregua l’esistenza di ogni privilegio, di ogni diseguaglianza sul suolo che vi ha dato vita. (Dei doveri dell’uomo). Mazzini non contrapponeva la patria all’umanità, ma la considerava il mezzo più efficace per tutelare la dignità di ogni essere umano: «I primi vostri doveri, primi almeno per importanza, sono verso l’ Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. […] In qualunque terra voi siate, dovunque un uomo combatte per il diritto, per il giusto, per il vero, ivi è un vostro fratello: dovunque un uomo soffre, tormentato dall’errore, dall’ingiustizia, dalla tirannide, ivi è un vostro fratello. Liberi e schiavi, siete tutti fratelli. (Dei doveri dell’uomo)
E ci consenta, da educatori democratici, di trascurare le sue Linee guida, per illuminare le coscienze dei giovani con le parole di don Milani: «Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri».
Egregio Ministro, dal momento che la costruzione di una cittadinanza consapevole avviene anche attraverso l’esercizio della memoria storica e civile, Lei ci ha inviato a una circolare con cui ha bandito un concorso per le scuole con lo scopo di celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Il titolo del concorso: «1945: la guerra è finita!»
Incredibile! Il 25 aprile 1945 che, prima dell’era Valditara, era semplicemente e banalmente la «liberazione dal nazifascismo» ora diventa un momento della «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo». Cosa dovrebbero ricordare le giovani generazioni nella sua bizzarra idea di memoria civile? Ecco il suo testo: «il popolo che ha subito sulla propria pelle gli orrori di quel tremendo conflitto, dai bombardamenti degli alleati alle rappresaglie nazifasciste [equiparati !] fino agli ordigni bellici inesplosi che, nei decenni a venire, hanno continuato a produrre invalidità e mutilazioni». E tutto per andare «al di là della tradizionale lettura vincitori-vinti», opposizione che attentamente sostituisce quella di antifascisti/liberatori e fascisti.
Si tratta dunque, secondo lei, di ricordare una guerra tra tante, quasi un ineluttabile evento naturale in cui tutti sono cattivi (i liberatori, gli aguzzini e i partigiani) e dunque tutti ugualmente assolti nel tribunale della neostoria.
Del resto, Ministro, devo darle atto di una certa garbata compostezza sulla memoria del 25 aprile. La sua sottosegretaria (la nostra sottosegretaria all’Istruzione) Paola Frassinetti la Festa della Liberazione l’ha festeggiata al campo 10 del Cimitero maggiore di Milano per onorare i volontari italiani delle SS. E’ immortalata in un video in mezzo a un drappello di camerati che sfidano, tra insulti e minacce, alcuni manifestanti antifascisti. Frassinetti si lascia andare alla rabbia ed esclama “ma vai aff…”. Sempre a proposito di Linee guida per l’educazione civica… Da sottosegretaria del suo Ministero Paola Frassinetti, il 28 ottobre del 2024, anniversario della marcia su Roma, ha celebrato il “fascismo immenso e rosso”.
Capisce, signor Ministro, perché ci sentiamo soli nella trincea? E perché le ho detto che è “passato al nemico” (il nemico è la parzialità, la manipolazione, la contrapposizione faziosa). Ma noi siamo combattenti testardi. Non avendo capi politici da lusingare, la nostra coscienza e la Costituzione antifascista sono le nostre uniche e inderogabili “linee guida” da seguire nel formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli.
Egregio Ministro, spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega per aver pronunciato delle parole che Lei non ha gradito. Sarebbe non solo grave ma anche di cattivo gusto anche perché di recente insieme ad altri ministri lei lo stipendio ha cercato di aumentarselo.
P. S.
Le sue Linee guida stanno conseguendo i primi risultati. Qualche giorno fa uno studente che aveva studiato la divisione dei poteri di Montesquieu ha osservato che se un ministro fa una manifestazione sotto un tribunale per difendere un altro ministro sotto processo viola la separazione dei poteri. Aggiungendo che un ministro non è un semplice cittadino ma un membro dell’esecutivo, cioè di un potere dello stato. Gli ho risposto che ha ragione e gli ho dato un ottimo voto in educazione civica.
Con cordialità
Giancarlo Burghi

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09 settembre 2024

A che serve?

Se anche mio figlio, ieri, col libro di grammatica
greca aperto sul tavolo, sorridendo confuso tra il desiderio
di non dispiacermi e il pragma
della cosidetta realtà, chiede: “A che serve?”
io dico a voi, ragazzi: la bellezza
è gratuità del gesto,
come quando vi amate,
è il momento preciso in cui un essere umano
si stacca da terra,
s’inginocchia e disegna
un toro
sulla parete
della sua grotta,
a Lascaux. Così,
senza motivo.
O ha scoperto il modo
per non essere solo
– e ha scoperto il modo
per non morire.

Maria Grazia Calandrone

* M.G. Calandrone, Giardino della gioia, Milano, Mondadori, 2019.
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29 ottobre 2023

I libri del mondo

 "Quando si parla di insegnare ai ragazzi, abbiamo il dovere umano di dir loro che c'è più di un solo libro nel mondo, e più di una sola voce, e che se vogliamo che la loro voce venga ascoltata dagli altri, allora chiunque altro deve avere lo stesso diritto."
Hanif Kureishi


*H. Kureishi, La parola e la bomba, Bompiani, Milano, 2006, p. 130.
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21 novembre 2022

Polemiche intorno al merito

Si dovrebbe sostituire la parola 'merito' con la parola SERIETA'... perchè è la serietà che poi determina il merito, piccolo o grande che sia il risultato, in ogni ambito, scolastico, professionale, sportivo, personale.

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24 giugno 2022

Il merito / la ricchezza


"In una società nella quale il merito è pericoloso, e la ricchezza è la sola base della potenza, della sicurezza, della difesa contro la persecuzione e il sopruso, il padre è trascinato dall'affetto a dire al giovine anelante la Verità: bada, la ricchezza è la tua tutela: la Verità sola non può esserti scudo contro l'altrui forza, contro l'altrui corruttela"
Giuseppe Mazzini

*G.Mazzini, I doveri dell'uomo, 1860.
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06 dicembre 2021

Dell'insegnare

Non si nasce buoni insegnanti on/off. Tu hai la patente/ tu no . Si impara ad insegnare, anno dopo anno, giorno dopo giorno nell'esperienza quotidiana dell'aula, nelle brevi o lunghe conversazioni nei corridoi della scuola con questo o quello studente, nel modo in cui pensi alla tua prossima lezione. Si impara a insegnare, ogni giorno.
mm
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30 ottobre 2021

Profetico

"Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l'era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto 'sonoro' potrà parlare per un'ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino.

Giovannino Guareschi, 1956.

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05 agosto 2021

Parlar male



"Parlare male di qualcuno nell'illusione di riscattare la propria mediocrità."
Michele Serra


*L'amaca di Michele Serra, "la Repubblica", 5.8.2021.
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11 giugno 2021

Tutti a Scuola


"Pensa, la mattina quando esci; che in quello stesso momento, nella tua stessa città, altri trentamila ragazzi vanno come te a chiudersi per tre ore in una stanza a studiare. Ma che! Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell'ora vanno a scuola in tutti i paesi, vedili con l'immaginazione, che vanno, vanno, per i vicoli dei villaggi quieti, per le strade delle città rumorose, lungo le rive dei mari e dei laghi, dove sotto un sole ardente, dove tra le nebbie, in barca nei paesi intersecati da canali, a cavallo per le grandi pianure, in slitta sopra le nevi, per valli e per colline, a traverso a boschi e a torrenti, su per sentier solitari delle montagne, soli, a coppie, a gruppi, a lunghe file, tutti coi libri sotto il braccio, vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuole della Russia quasi perdute fra i ghiacci alle ultime scuole dell'Arabia ombreggiate dalle palme, milioni e milioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose, immagina questo vastissimo formicolìo di ragazzi di cento popoli, questo movimento immenso di cui fai parte, e pensa: - Se questo movimento cessasse, l'umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo".
Edmondo De Amicis

*E. De Amicis, Cuore, Milano, Treves, 1886. (cit da Paolo di Paolo, La scuola non finirà mai, la Repubblica, 9.6.2021, p. 24)..
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11 maggio 2021

Insegnare è



"Il fatto è che una grande preparazione può essere materia pregiata sul mercato del sapere, ma se è priva di passione umana, civile, è destinata a risultare del tutto sterile sul piano educativo. Solo la passione accende l'attenzione verso chi ti ascolta. E costruisce una reciprocità di rapporti."
Nando Dalla Chiesa

*N. Dalla Chiesa, Per fortuna faccio il Prof. Bompiani, Milano, 2018, p. 78.

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17 dicembre 2020

Tra Scuola e Università



"Tu, docente, devi farli lavorare, gestire le tue e le loro emozioni, organizzare l'apprendimento. Non basta entrare in classe, fare una grande spiegazione, dare loro da studiare e poi interrogarli".
Daniele Novara


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01 novembre 2020

La vocazione del maestro

"Risvegliare in un altro essere umano forze e sogni superiori alle proprie; indurre in altri l'amore per quello che amiamo; fare del proprio intimo presente il loro futuro: è una triplice avventura senza pari."
George Steiner


*George Steiner, La lezione dei maestri, Garzanti, Milano, 2018.

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22 ottobre 2020

La Scuola e l'Insegnare



"Penso a una scuola aperta h 24, che consentirebbe di allargare il ventaglio delle discipline, agevolare o addirittura sostituire i compiti di casa, introdurre attività formative e creative come il teatro e lo sport, favorire il confronto col mondo delle professioni, riconoscere ai ragazzi momenti di autonomia responsabile. Una scuola restituita agli studenti non solo creerebbe più opportunità di crescita personale, ma sarebbe anche garanzia di giustizia e anche di protezione sociale, soprattutto nei territori svantaggiati del Sud. Sono loro, i giovani, “il bene più prezioso della città”, come li definiva Erasmo; sono loro che fanno l’unità, la bellezza e la speranza di questo Paese provvidenzialmente ricco di talenti e maledettamente incurante di essi. Se noi professori (dal latino profiteri, “professare”) vogliamo essere all'altezza del nostro nome dobbiamo svolgere una triplice professione, già propria del magistero dei classici: affascinare (delectare), insegnare (docere), mobilitare le coscienze (monere)".
Ivano Dionigi

*Letture.org, ottobre 2020.

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14 settembre 2020

Primo giorno di scuola

 "Pensa la mattina quando esci, che in quello stesso momento, nella tua stessa città, altri trentamila ragazzi vanno come te a chiudersi per tre ore in una stanza a studiare. Ma che! Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell'ora vanno a scuola in tutti i paesi; vedili con l’immaginazione, che vanno, vanno, per i vicoli dei villaggi queti, per le strade delle città rumorose, lungo le rive dei mari e dei laghi, dove sotto un sole ardente, dove tra le nebbie, in barca nei paesi intersecati da canali, a cavallo per le grandi pianure, in slitta sopra le nevi, per valli e per colline, a traverso a boschi e a torrenti, su per sentieri solitari delle montagne, soli, a coppie, a gruppi, a lunghe file, tutti coi libri sotto il braccio, vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuole della Russia quasi perdute fra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiate dalle palme, millioni e millioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose; immagina questo vastissimo formicolío di ragazzi di cento popoli, questo movimento immenso di cui fai parte, e pensa: – Se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo. – Coraggio dunque, piccolo soldato dell’immenso esercito. I tuoi libri son le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana" 

Edmondo De Amicis, “Cuore”.

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16 agosto 2020

In direzione ostinata e contraria

"Sono nato a Praga il 12 maggio 1947, in un quartiere residenziale sulle rive della Moldava. Mio padre Karel era un primario dell’ospedale di Praga, mia madre Kvetuscia Vycpalek era una casalinga.
A 20 anni mio padre mi suggerì di lasciare il paese, a causa dell'insurrezione politica, la cosiddetta "Primavera di Praga".
Così mi trasferì a casa di mio zio Cestmir in Sicilia, nell'estate del 1968 insieme a mia sorella Jarmila.
Da quel momento l'Italia diventò la mia casa, qui ho conosciuto mia moglie Chiara, con lei ho avuto due figli, Karel ed Andrea.
Non vedo altri modi di divertirmi se non col calcio. Al cinema non vado più da quando hanno vietato di fumare, in panchina senza una sigaretta resisto per due ore e mi diverto ancora quando alla mia squadra riesce qualche azione, qualche bella giocata.
Pagai cara quella dichiarazione: "Il calcio deve uscire dalle farmacie" e "il sistema non ci voleva”. Da lì la mia carriera prese una direzione diversa. Potevo allenare il Milan, l’Inter o il Real Madrid, però per me non è mai stato importante dove allenare: Licata, Foggia o Pescara, nella mia idea di calcio hanno lo stesso valore del Real o del Barcellona.
Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole.
Oggi il calcio è cambiato. Per i giocatori il calcio è diventato un lavoro e non più passione. Grazie alle nuove tecnologie sono più "acculturati", ma telefonini e internet li rendono più distratti, anche in campo. Non hanno più la voglia di divertirsi e di allenarsi per migliorare.
Ecco perché non voglio più allenare a certi livelli. L'amore per il calcio però resta uguale, senza non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire.
Nella mia carriera non ho vinto niente, ma non ricordo altri che hanno conquistato titoli allenando Foggia, Licata o Pescara. Di sicuro con me i presidenti, anche di Lazio e Roma, non hanno mai perso soldi. Anzi, siccome il calcio è diventato un business con me hanno pure guadagnato parecchio. Sono stati tanti i giovani che ho lanciato. Sono rimasto un allenatore a cui piace ancora correggere il giovane che inizia a fare calcio. Il successo più grande per me è sempre stato veder crescere bene un giovane".
Zdenek Zeman

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27 luglio 2020

Immigrazione - istruzione

"Anche l'immigrazione è un problema di istruzione. La mescolanza nella specie umana è sopravvivenza. La nostra è una grande nazione perché siamo un Paese di bastardi, che è l'insulto che ci rivolgiamo più spesso. Siamo un Paese felicemente bastardo che ha mischiato qualunque etnia abbia attraversato la nostra terra. Questo ha permesso all'Italia di essere la più grande ricchezza di  patrimonio culturale della storia."
Curzio Maltese

*Curzio Maltese, Scuola, a lezione dal "maestro" Caproni, Repubblica,  27.7.2020.

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26 giugno 2020

Se la scuola è una priorità

E... se si indicasse Mario Draghi come Ministro dell'Istruzione? Non primo ministro, non ministro dell'Economia o delle finanze ma proprio là dove si definiscono le coordinate del futuro: il MIUR. Tutti lo vogliono come premier o al Quirinale ma Draghi al MIUR potrebbe fare la differenza. La scuola e l'Università sono centrali? Tutti lo scrivono, tutti lo dicono, ma si fermano alle parole di circostanza, inerti o quasi nelle scelte. Collocare Draghi al MIUR, sarebbe andare oltre. Se quella è la postazione che in Italia dovrebbe avere un ruolo prioritario, il 'demiurgo' va in quella postazione con la stessa autorevolezza e determinazione con cui si è mosso nelle banche che ha presieduto fino a ieri. E INNOVA. Quale premier potrebbe negare a un Mario Draghi tutti i finanziamenti che richiedesse per Scuola, Università e Ricerca? Chi oserebbe?


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21 maggio 2020

Priorità

 In questi mesi non abbiamo mai sentito un imprenditore, un commerciante, un professionista, un preside, un politico, un sindaco lanciare la proposta di fare scuola in ogni modo possibile nei mesi estivi con tutta l'inventiva di cui gli italiani sarebbero capaci? Nessuno, proprio nessuno. L'economia è la priorità, il turismo è la priorità, l'outlet da intasare è la priorità ma non la scuola, non l'istruzione, non la formazione così necessaria per la buona economia, così necessaria per il ben-essere di una società intera. La scuola no. La scuola può aspettare, la scuola è rinviabile e magari potrà proseguire da settembre a distanza. Di fronte a questa "dimenticanza", dovrebbe scattare quel "potere dei senza potere", che è il titolo del magnifico libro di Vaclav Havel, che proprio si dovrebbe far leggere a scuola (anche ai docenti): coinvolgere bambini e adolescenti in una straordinaria esperienza sul campo di educazione civica con la più impensata delle utopie.
Per questo l'estate 2020 richiede a chi crede nella urgenza della scuola una straordinaria prova di Volontariato per fare lezione ovunque sia possibile, in ogni modo possibile, con creatività e passione, per svegliare le coscienze e rendere ben visibile la priorità dell'istruzione, al di là di ogni altro interesse. Possiamo trasformare questa emergenza in una straordinaria lezione di etica pubblica. In Italia ci sono tre mesi, giugno, luglio e agosto, pieni di luce e di sole, pieni di spazi all'aperto, sale pubbliche e private tutte da occupare per fare scuola a piccoli gruppi nel rispetto delle regole sulla distanza fisica (non sociale) con modalità in presenza docenti, bambini e ragazzi. In qualsiasi luogo è possibile attrezzare un'aula con sedie e tavoli e una lavagna (basta una lavagna per fare una lezione coinvolgente!). Questa dovrebbe essere la vera invenzione-rivoluzione: mille, diecimila, centomila  “aule” nelle piazze, nei giardini pubblici, nei parchi, nelle scuole, nei musei, nei teatri, al mare, in montagna, nelle città, oasi dell'apprendimento dove l'insegnare sia la grande lezione per la politica che risolve il problema scuola rimuovendolo.
mm


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06 gennaio 2019

Sguardi di futuro

"Se pensi all'anno prossimo semina il granturco.
Se pensi ai prossimi 10 anni pianta un albero.
Se pensi ai prossimi 100 anni istruisci le persone
."
Zygmunt Bauman


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Copyright

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