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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".
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18 agosto 2021

Tra donne

 In questo periodo Radio 3 ha "confezionato" la lettura "Ad alta voce" dei principali romanzi di Cesare Pavese, tutti da ascoltare in religioso silenzio (anche in podcast) per decifrare tutte le sfumature del lessico pavesiano. In particolare sorprende la sicura capacità di penetrare la mentalità delle figure femminili perché Pavese racconta storie di ragazze in bilico tra il modello tradizionale e quella femminilità già impastata di desiderio/bisogno di indipendenza, esplicitata nella ricerca dell'autonomia economica frutto del lavoro al di fuori dalla cerchia familiare (v. La bella estate.Tra donne sole, ecc). L'esperienza della guerra e della Resistenza le ha proiettate nel mondo nuovo dei diritti ed è ragionevole presumere che le figlie di quelle stesse donne saranno protagoniste del femminismo degli anni '60/'70.

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21 luglio 2020

Il Fascismo conviene agli italiani ...

"Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli "altri" le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell'arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d'altronde non rispetta lui. Non ama l'amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l'ascesa al potere..."
Ennio Flaiano, Diario degli errori, 1976.

*Postilla:
Se ci pensiamo bene il cinema italiano ha rappresentato alla perfezione questo "italiano tipo" (qui descritto da Ennio Flaiano). interpretato di volta in volta da Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio ecc., figure prevaricanti nella storia raccontata, ciniche e amorali, immancabilmente capaci di mettere all'angolo l'italiano perbene, che pure c'era e probabilmente è la maggioranza.

18 febbraio 2020

Fabbrica dell'odio


"Il viandante che fosse incontrato da de’ contadini, fuor della strada maestra, o che in quella si dondolasse a guardar in qua e in là, o si buttasse giù per riposarsi; lo sconosciuto a cui si trovasse qualcosa di strano, di sospetto nel volto, nel vestito, erano untori: al primo avviso di chi si fosse, al grido d’un ragazzo, si sonava a martello, s’accorreva; gl’infelici eran tempestati di pietre, o, presi, venivan menati, a furia di popolo, in prigione."
Alessandro Manzoni

A.Manzoni, I promessi sposi.

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28 dicembre 2019

Politica/letteratura

"La politica è la grande generalizzatrice e la letteratura è la grande particolareggiatrice. E non soltanto esse sono tra loro in relazione inversa, ma hanno addirittura un rapporto antagonistico. Per la politica, la letteratura è decadente, molle, irrilevante, fastidiosa, ostinata, noiosa, una cosa che non ha senso e che non dovrebbe neppure esistere. Perché? Perché la letteratura è l'impulso a entrare nei particolari. Come puoi essere un artista e rinunciare alle sfumature? Ma come puoi essere un politico e permettere le sfumature? Come artista le sfumature sono il tuo dovere. Il tuo dovere è non semplificare. Anche se tu dovessi scegliere di scrivere nel modo più semplice, alla Hemingway, resta il dovere di dare la sfumatura, spiegare la complicazione, suggerire la contraddizione. Non cancellare la contraddizione, ma vedere dove, all'interno della contraddizione, si colloca lo straziato essere umano. Tener conto del caos, farlo entrare. Devi farlo entrare. Altrimenti produci propaganda."
Philip Roth 
Philip Roth, Ho sposato un comunista
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12 dicembre 2019

Il mondo è fatto di parole


"Il mondo è un tessuto che cuciamo quotidianamente su grandi telai di informazioni, discussioni, film, libri, pettegolezzi, piccoli aneddoti. Oggi la portata di questi telai è enorme: grazie a Internet, quasi tutti possono prendere parte al processo, assumendosi la responsabilità e non assumendola, amorevolmente e odiosamente, nel bene e nel male. Quando questa storia cambia, cambia anche il mondo. In questo senso, il mondo è fatto di parole."

Olga Tokarczuk 

*Raccontare l'ora, Il Foglio, 11.12.2019. (discorso di Olga Tokarczuk, Premio Nobel per la letteratura 2018).

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07 dicembre 2019

Tikkun



"Nel corso degli anni, i politici hanno tentato di disegnare mappe, definire linee di confine e firmare accordi parziali. Nessuno si occupa più di ciò che costituisce il cuore del conflitto: il dolore dei due popoli. Si tratta di un ottimo esempio di completo fraintendimento del concetto di tikkun: questa terra non richiede mappe, bensì una consapevolezza condivisa. Non un coinvolgimento internazionale, ma fiducia. Non unilateralità, collaborazione. L’ultimo romanzo che ho scritto («Tikkun o la vendetta di Mende Speismann per mano della sorella Fanny») viene a rammentarci che il tikkun nell’anima di un uomo, o nello spirito di un popolo, non può avvenire se non si rovista nelle ferite. Il tikkun richiede di superare i confini, di uscire dalla zona di comfort. Ci costringe a fare qualcosa che non abbiamo mai fatto. Ci obbliga a riconoscere quello che abbiamo sempre cercato di dimenticare. Ci invita a raccontarci una storia diversa da quella a cui siamo abituati."
Yaniv Iczkovits, Il Corriere della sera, 13.6.2018.

*Yaniv Iczkovits, 
Tikkun o la vendetta di Mende Speismann per mano della sorella Fanny 
Neri Pozza, Milano, 2018.

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24 novembre 2019

23/11


"Com'è tutto silenzioso, quieto e solenne, pensò il principe Andrej, le nuvole scorrono in modo così diverso in questo cielo alto e infinito, come ho fatto a non vederlo prima, questo cielo alto? E come sono contento di averlo finalmente scoperto."
Lev Tolstoj,  Guerra e pace .

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24 ottobre 2019

La lista di Italo Calvino

"Amo soprattutto Stendhal perché solo in lui tensione morale individuale, tensione storica, slancio della vita sono una cosa sola, lineare tensione romanzesca.
Amo Puskin perché è limpidezza, ironia e serietà.
Amo Hemingway perché è matter of fact, understatement, volontà di felicità, tristezza.
Amo Stevenson perché pare che voli.
Amo Cechov perché non va più in là di dove va.
Amo Conrad perché naviga l’abisso e non ci affonda.
Amo Tolstoj perché alle volte mi pare d’essere lì lì per capire come fa e invece niente.
Amo Manzoni perché fino a poco fa l’odiavo.
Amo Chesterton perché voleva essere il Voltaire cattolico e io volevo essere il Chesterton comunista.
Amo Flaubert perché dopo di lui non si può più pensare di fare come lui.
Amo Poe dello Scarabeo d’oro.
Amo Twain di Huckleberry Finn.
Amo Kipling dei Libri della Giungla.
Amo Nievo perché l’ho riletto tante volte divertendomi come la prima.
Amo Jane Austen perché non la leggo mai ma sono contento che ci sia.
Amo Gogol perché deforma con nettezza, cattiveria e misura.
Amo Dostoevskij perché deforma con coerenza, furore e senza misura.
Amo Balzac perché è visionario.
Amo Kafka perché è realista.
Amo Maupassant perché è superficiale.
Amo la Mansfield perché è intelligente.
Amo Fitzgerald perché è insoddisfatto.
Amo Radiguet perché la giovinezza non torna più.
Amo Svevo perché bisognerà pur invecchiare."
Italo Calvino

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23 ottobre 2019

Una non/autobiografia


Teresa Cremisi
La Trionphante, 
Adelphi, Milano, 2016
Questo libro è la storia di una bambina nata ad Alessandria d'Egitto, dove ha vissuto un'infanzia felice esplorando con sagace curiosità un universo in cui il "vento della Storia" coesisteva con "l'odore di putrefazione, la lebbra che corrode i muri, i fiori selvatici che spuntano alla rinfusa, le risate libere e impertinenti, l'allegro fatalismo"; una bambina che, a differenza delle sue coetanee, amava le battaglie navali e "conosceva a menadito la differenza tra i cannoni da 36 libbre e quelli da 32" - e il cui eroe era Lawrence d'Arabia. Ma è anche la storia di un'avventuriera: quella in cui ha saputo trasformarsi la protagonista dopo essere stata costretta ad abbandonare la luce della sua terra e il profumo del suo mare, lasciandosi alle spalle un Oriente fantasmatico e partendo alla ricerca di un Occidente che lo era almeno altrettanto. Ed è soprattutto la storia di una donna che, soffocando la tentazione vana della nostalgia, ha affrontato a testa alta, come una sfida del destino, le umiliazioni dell'esilio e gli inevitabili rischi che comporta l'essere, sempre e ovunque, la straniera; e che è riuscita, con le sole armi della tenacia e dell'ironia, a diventare, in qualche modo, ciò che sognava di essere: un ammiraglio - e a portare a termine, al pari di Ulisse, il proprio viaggio. Senza tuttavia mai perdere - come ha detto l'autrice stessa in un'intervista - "quella malinconia, tipica dell'esule, che la induce a chiedersi in ogni momento se è davvero al posto giusto".

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14 ottobre 2019

Studiare i classici

"Il problema non è se i classici sono attuali, semmai se lo siamo noi rispetto a loro. Leggere, invece, gli autori del passato aiuta a recuperare la consapevolezza di un destino comune al genere umano, ad acquisire il senso della continuità, della pluralità e della ricchezza."
 Franco  Manzoni

*Corriere della sera, 14.10.2016.


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01 ottobre 2019

Leggere

"La gente paragona i libri alle serie tv, ma non capisco il confronto. Per me un romanzo è prima di tutto la forma più intima dell'arte. Non la posso guardare con un amico sullo schermo, ho bisogno di isolarmi per leggere. Non c'è nessun'altra creazione artistica che chieda una tale concentrazione. Se la voglio condividere te la devo leggere, creando uno spazio di enorme confidenza. E dove c'è interiorità, c'è libertà".
Yaniv Iczkovits 

*La Repubblica, 23.10.2018.

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09 settembre 2019

I pensieri degli altri


"È opinione diffusa che gli esseri umani si comprenderebbero meglio se conoscessero gli uni i pensieri degli altri. C’è perfino chi non esclude il ricorso a impianti neuronali che favoriscano la reciproca lettura della mente in presa diretta. Da narratore, mi sento in dovere di dissentire: non abbiamo affatto bisogno di questo genere di informazioni. Anzi, casomai ne disponessimo, la nostra capacità di relazione con gli altri risulterebbe fortemente compromessa." 
Ian McEwan 
*Avvenire, 8.9.2019
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09 febbraio 2019

La parola

"Il lavoro della parola è sublime, la vecchia pensa, perché è produttivo; questo significa che assicura la nostra differenza, la nostra umana differenza, il modo nel quale noi siamo, diversi da altre persone viventi. Noi moriamo. Questo può essere il significato della vita. Ma noi creiamo un linguaggio. Questo può essere la misura delle nostre vite."
Toni Morrison


" Prolusione al Premio Nobel, 1963.


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24 ottobre 2017

Vedere il meraviglioso

"Mio padre leggeva tutto quello che c’era di meraviglioso nella letteratura. La sua idea non era che bisognasse leggere per farsi una cultura o per essere più intelligenti, ma per vedere il meraviglioso; vale a dire che la lettura di certi libri, non di tutti, è come mettere occhiali speciali e, a partire dal momento in cui si mettono, la vostra vista comincia a diventare speciale, perché con essi si vede al di là del reale".
Igor Sinjavskij, figlio Andrej Sinjavskij
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31 dicembre 2010

Ti insegno a leggere i libri

"Quando giunse per Blume il momento di ricevere un istruzione, suo padre la faceva sedere accanto a sè e leggeva con lei. Chayim Nacht era solito dire, lo so figlia mia che non ti lascio in eredità beni e ricchezze, ma ti insegno a leggere i libri: quando un uomo sente il mondo farsi oscuro intorno a lui, legge un libro e vede un altro mondo"..
Shmuel Yosef Agnon



*S. Y. Agnon (1880-1970), scrittore israeliano, nato in Galizia, Premio Nobel per la letteratura 1966.
v. Una storia comune, 2002; La leggenda dello scriba e altri racconti, 2009.
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01 novembre 2010

La pietruzza del mondo

"Perché si scrive? [...]  le risposte possibili sono tutte plausibili senza che nessuna davvero lo sia. Si scrive perché si ha paura della morte? E’ possibile. O non si scrive piuttosto perché si ha paura di vivere? Anche questo è possibile. Si scrive perché si ha nostalgia dell’infanzia? Perché il tempo è passato troppo in fretta? Perché il tempo sta passando troppo in fretta e vorremmo fermarlo? Si scrive per rimpianto, perché avremmo voluto fare una certa cosa e non l’abbiamo fatta? Si scrive per rimorso, perché non avremmo dovuto fare quella certa cosa e invece l’abbiamo fatta? Si scrive perché si è qui ma si vorrebbe essere là? Si scrive perché si è andati là ma dopotutto era meglio se restavamo qui? Si scrive perché sarebbe davvero bello poter essere qui dove siamo arrivati e allo stesso tempo essere anche là dove ci trovavamo prima? Si scrive perché “la vita è un ospedale dove ogni malato vorrebbe cambiare letto. L’uno preferirebbe soffrire accanto alla stufa, e l’altro è convinto che guarirebbe vicino alla finestra” (Baudelaire)?
O non si scriverà piuttosto per gioco? Ma non il puro gioco, come pretendeva l’avanguardia dell’avantieri in Italia e anche altrove, cioè la letteratura intesa come parole crociate che è tanto utile per ammazzare il tempo. Il gioco naturalmente c’entra, ma è un gioco che non ha niente a che vedere con gli scherzi in cui eccellono certi giocolieri, i prestidigitatori della domenica che sanno come dilettare lo spettabile pubblico. E’ semmai un gioco che somiglia a quello dei bambini. Di una terribile serietà. Perché quando un bambino gioca mette tutto in gioco. Prende una pietruzza e seduto sul gradino di casa, mentre scende la sera, reggendo la pietruzza sul palmo della mano dice che quella pietruzza è il mondo.
Sottolineo: non lo pensa soltanto, ma lo dice, perché è solo quando lo dice che il sortilegio si avvera e la pietruzza diventa il mondo: è il patto assoluto. Il bambino sa che se quella pietruzza cadesse il mondo precipiterebbe, l’universo in cui il mondo gira sarebbe perturbato, gli astri impazzirebbero e avanzerebbe il caos. Egli sa che finché durerà il suo gioco avrà nelle mani le sorti del mondo. Fino al momento in cui il padre appare nel riquadro della porta sorridendo, la cena è in tavola, si sta facendo freddo, domani è giorno di scuola, e ora bisogna rientrare. [...]
Antonio Tabucchi 
 
*A.Tabucchi, Il padrone della tabaccheria , “la Repubblica”, 31 gennaio 2007.

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24 aprile 2010

Non era questa l'Italia del 25 aprile

"Alcune settimane fa la decisione del comune di Paderno (Udine) di riservare una piccola area cimiteriale ai musulmani, come avviene in molti paesi della Unione Europea, ha provocato le proteste della Lega, che ha reagito con la raccolta di 1700 firme e una fiaccolata. Ora la popolazione è tornata a mobilitarsi perché una neonata musulmana è stata seppellita in quell’area. Dopo l’inumazione, i rappresentanti della Lega Nord e del Pdl - il partito dell’Amore - hanno protestato. Hanno ripreso a raccogliere firme per dissotterare la neonata. La sepoltura della piccola sarebbe, infatti, “irrispettosa dei sentimenti più intimi della maggioranza della popolazione”. Non si sono chiesti se una neonata può fare professione di fede e se almeno da morti non siamo tutti uguali. C’è da essere terrorizzati nel vedere in quale abisso di barbarie ci trascinano le nuove ideologie dopo la morte delle ideologie. (Lettera di Ezio Pelino, pubblicata nella rubrica di Corrado Augias, "La Repubblica", 22/4/2010))

Non era questa l'Italia del 25 aprile, ora "altro vento spira di più raffinata barbarie" ed é giunto il tempo di risalire sulle "montagne" dei principi, dei valori, della solidarietà, demolire le "fabbriche della paura" e riprogettare una cittadinanza qualificata per tutti.
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[...]
Torniamo ai giorni del rischio,
quando tu salutavi a sera
senza essere certo mai
di rivedere l'amico al mattino.
E i passi della ronda nazista
dal selciato ti facevano eco
dentro il cervello, nel nero
silenzio della notte.
Torniamo a sperare
come primavera torna
ogni anno a fiorire.
E bimbi nascono ancora,
profezia e segno
che Dio non si è pentito.
Torniamo a credere
pur se le voci dai pergami
persuadono a fatica:
e altro vento spira
di più raffinata barbarie.
Torniamo all'amore.
pure se anche del familiare
il dubbio ti morde,
e solitudine pare invalicabile.
Davide Maria Turoldo, 1985

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08 novembre 2009

"Se si crede alla letteratura si crede al futuro..."

"[...] Il segreto stava nel non prendere la dittatura troppo sul serio. Bisogna prendere sul serio la letteratura. Allora si è in salvo, non si fanno avventure, si ha controllo, non si cade nelle trappole quotidiane. Si ha un territorio altro a cui essere fedele. Se si crede alla letteratura si crede al futuro, si ha un’altra dimensione consapevole, si scrive per la propria generazione e per le future, si ha una coscienza morale superiore, si posseggono già riferimenti sicuri. Scrivere qualcosa, pubblicare qualcosa. E’ una grande gioia, è una grande salvezza, si porta a termine una parte della missione, si è coscienti che l’opera vivrà. E questo da una specie di sangue freddo, una visione molto chiara delle cose. Il potere- duro, criminale, ridicolo insieme - non potrà fare niente contro di voi. Vi può infastidire, mettervi in prigione, ma in fin dei conti non può fare niente. Quando pubblicavo un’opera mi dicevo “ho pubblicato, è finita, lei non muore, è ormai là, in mezzo a questa vita idiota, in mezzo alla propaganda più idiota del mondo. [...]".
Ismail Kadaré
*estratto da un'intervista del 2004 di Piero del Giudice a Ismail Kadaré, scrittore albanese [leggi tutto]
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26 agosto 2009

Nessuno sa quello che vuole

Né re né legge, né pace né guerra
definiscono con essere e profilo
questo fulgore opaco della terra
di Portogallo che appassisce –
splendore senza luce e senza fiamma
come l’alone che chiude il fuoco fatuo.
Nessuno sa quello che vuole.
Nessuno sa quale anima possiede,
né cosa è male né cosa è bene.
(Quale lontana ansia piange vicino?).
Tutto è incerto e disperato,
tutto è disperso, niente è intero.
Portogallo, oggi sei nebbia...
F. Pessoa


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19 agosto 2009

Fernanda Pivano

"Ci sono le magnolie e c'è il mare, che é fatto di sogni:
Genova non potrà mai essere una città come tutte le altre"
Fernanda Pivano

18 luglio 1917 - 18 agosto 2009

* link al sito di Fernanda Pivano

Fernanda Pivano e l'idea del Mare. (video su youtube)

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Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.