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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

28 luglio 2011

La Legge

"[...] Quel che è profondamente incrinato, se non spezzato, è il rapporto che gli italiani - cominciando da chi oggi pretende di governarli - hanno con la legge. Quale che sia la legge, nazionale o internazionale, essa è vista come qualcosa di esterno al singolo, allontanata dalla nostra coscienza. È come se la coscienza nazionale e dell’individuo avesse preso le sembianze e il lessico di un’azienda. Nelle aziende si usa esternalizzare a imprese terze la gestione di alcune operazioni che non fanno parte del core business. Così la coscienza: dal suo core business, dalla sua principale attività, il senso della legge viene scacciato in terre aliene. [...]"
Barbara Spinelli

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26 luglio 2011

“Elogio della cultura popolare”


"La questione è che oggi non esiste DESIDERIO DI CULTURA. Non si concepisce la cultura come un’attività vera e propria dell’uomo, ma come un mezzo d’attività, come una rotella che serva ad altre rotelle. Così ci si limita a conseguire il minimo indispensabile e specifico per quella data attività pratica che si intende esercitare. E un ingegnere si ritiene autorizzato a ignorare Tolstoj o Dostoevskij che non sono tecnica, ma letteratura; Platone o Vico che non sono tecnica, ma filosofia; Gibbon, Collette o Amari che non sono tecnica, ma storia; Leopardi o Goethe che non sono tecnica, ma poesia. Ossia non si è colti affatto".
Elio Vittorini

*E.Vittorini, Elogio della cultura popolare, "Il Bargello", 17 gennaio 1937.
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24 luglio 2011

La verità che non vediamo

"[...] La reazione psico-mediatica all’attentato di Oslo ci dice che, purtroppo, non siamo ancora usciti da quel decennio. E allora torna l’interrogativo di prima: che effetti sta producendo sulla nostra comunità il perdurare di questa forma di paura? L’effetto principale va ricercato nella rimozione di una verità inconfessabile che il paradigma proiezione-esclusione porta sempre con sé. A volte questa rimozione si spinge fino alla denegazione: la verità è lì, davanti agli occhi di tutti, eppure ci si ostina a non vederla. In questo caso, la verità denegata è che buona parte del sentimento e del pensiero reazionario della destra europea - soprattutto quella nordica ma non solo - è fortemente tentato da una deriva violenta, xenofoba e razzista. E’ questo il nemico interno occultato e alimentato dal fantasma del nemico esterno. Diciamolo chiaramente: la guerra tra le razze, che afflisse la parte centrale della storia europea del XX secolo, si affaccia di nuovo all’orizzonte del XXI. Lo spettro del neonazismo si aggira ancora per l’Europa."
Antonio Scurati

*A. Scurati, La verità che non vediamo, "La Stampa", 24 luglio 2011. [leggi tutto]

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23 luglio 2011

Genova di vento


Vi sono giorni in cui il mare é qualcosa di concreto, denso come una pasta. Oggi pare più immenso, confuso com'é col cielo. Mare di vento, mare da vele antiche, favolose.
Edoardo Firpo, Diario, 19 luglio 1948

03 luglio 2011

Barbari verso i deboli

"Proporrei volentieri questo postulato: si è sempre barbari versi i deboli. O almeno, per non negare ogni potere alla virtù, si potrebbe affermare che, salvo al prezzo di uno sforzo di generosità tanto raro quanto il genio, si è sempre barbari verso i deboli. Il grado minore o maggiore di barbarie diffusa in una società dipenderebbe così dalla distribuzione delle forze. Questo modo di vedere, se lo si potesse studiare seriamente per dargli un contenuto chiaro, permetterebbe almeno in principio di situare qualsiasi struttura sociale, sia stabile, sia passeggera, in una scala di valori, a condizione che si consideri la barbarie come un male e la sua assenza come un bene. Questa restrizione è necessaria; dato che non mancano uomini che, sia per una stima esclusiva ed aristocratica della cultura intellettuale, sia per ambizione, sia per una sorta di idolatria della Storia e di un avvenire sognato, sia perché confondono la fermezza d’animo con l’insensibilità, sia, infine, perché mancano di immaginazione, si mettono molto bene a loro agio nella barbarie e la considerano come un dettaglio indifferente o come uno strumento utile."
Simone Weil

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