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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

28 settembre 2020

Vero/falso



"In realtà il distinguere il vero dal falso è la cosa più complicata che ci sia al mondo. Tuttavia non esistono dubbi possibili sul fatto che l'uomo è al mondo per cercare di distinguere il vero dal falso, in ogni istante della sua vita e all'interno di ogni azione o pensiero suo o altrui, di ogni opera e di ogni persona che incontra. Proporsi questo è impegno. Disinteressarsene è disimpegno."
Natalia  Ginzburg, 

N.Ginzburg, "Corriere della Sera", 17.2.1974

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22 settembre 2020

Società civile e società politica


"Parliamo, giustamente preoccupati, di distacco tra società civile e società politica e riscontriamo una certa crisi dei partiti, una loro minore autorità, una meno spiccata attitudine a risolvere, su basi di comprensione, di consenso e di fiducia, i problemi della vita nazionale. Ma, a fondamento di questa insufficiente presenza dei partiti, non c'è forse la incapacità di utilizzare anche per noi, classe politica, la coscienza critica e la forza di volontà della base democratica?“, 
Aldo Moro, 1969

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20 settembre 2020

I grigi

 

1924-2020

"Sono i grigi che fanno un paese, chi non conta tace, subisce, o anche applaude ma aspetta che passi. Si avvezza a credere che passerà, che stia passando. Bisogna che abbia l'acqua alla gola per ammettere l'irreparabile. Cosí accadono le enormità."


Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino, 2005, p. 43.

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16 settembre 2020

La cattiveria



"La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non
 hanno ancora capito che non vivremo in eterno"
Alda Merini

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14 settembre 2020

Primo giorno di scuola

 "Pensa la mattina quando esci, che in quello stesso momento, nella tua stessa città, altri trentamila ragazzi vanno come te a chiudersi per tre ore in una stanza a studiare. Ma che! Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell'ora vanno a scuola in tutti i paesi; vedili con l’immaginazione, che vanno, vanno, per i vicoli dei villaggi queti, per le strade delle città rumorose, lungo le rive dei mari e dei laghi, dove sotto un sole ardente, dove tra le nebbie, in barca nei paesi intersecati da canali, a cavallo per le grandi pianure, in slitta sopra le nevi, per valli e per colline, a traverso a boschi e a torrenti, su per sentieri solitari delle montagne, soli, a coppie, a gruppi, a lunghe file, tutti coi libri sotto il braccio, vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuole della Russia quasi perdute fra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiate dalle palme, millioni e millioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose; immagina questo vastissimo formicolío di ragazzi di cento popoli, questo movimento immenso di cui fai parte, e pensa: – Se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie; questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo. – Coraggio dunque, piccolo soldato dell’immenso esercito. I tuoi libri son le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana" 

Edmondo De Amicis, “Cuore”.

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09 settembre 2020

Cherùt

 Per ricordare Amos Luzzatto (1928-2020)

"Il valore della Libertà il rispetto della Legge"
Credo di interpretare i sentimenti di tutti gli ebrei italiani facendo giungere il mio augurio personale e quello della Comunità che rappresento pro tempore a tutti gli italiani, a tutti i nostri concittadini che condividono con noi ansie e preoccupazioni ma anche intenzioni e speranze. La Pasqua cristiana, che giunge quest'anno a conclusione degli otto giorni delle festività pasquali ebraiche, ci spinge a fare alcune brevi considerazioni. Esse sono centrate su due parole chiave ebraiche: la prima è la parola cherùt, che vuol dire “libertà”. È certo che la festività ebraica commemora ed esalta la liberazione di un popolo intero dal giogo della schiavitù. Non si tratta certamente di un evento secondario nella storia dell'umanità, se ancora ai nostri giorni esso si rivela a tal punto attuale da essere in grado di mobilitare le coscienze e di indurre a sacrifici tutti coloro che vogliono ottenere la libertà quando viene loro negata e difenderla ardentemente quando viene minacciata. Ma la tradizione ebraica non fa della libertà, di qualunque forma di libertà, un valore assoluto. La liberazione dall'Egitto è seguita immediatamente (si potrebbe anche dire che essa ha lo scopo preciso) dalla tappa del Monte Sinai, che rappresenta l'accettazione della legge, di una disciplina, la sottomissione a determinati vincoli, a obblighi sia positivi che negativi. Non vi è contraddizione in tutto questo? La libertà non parrebbe in contrasto con il concetto stesso di vincoli? Non si tratta forse di una libertà che nega se stessa nel momento stesso in cui si afferma? Anche questa domanda pare essere di scottante attualità, tanto da farsi spesso, più che un problema di storia, un frammento di cronaca dei nostri tempi. I Maestri ebrei dell'antichità citavano il versetto del libro del Levitico (32, 16) che suonava: “E lo scritto era scritto di Dio, inciso sulle Tavole”. Si parla evidentemente delle Tavole della Legge e dei Dieci Comandamenti, pilastro e avvio di una legislazione nella quale i “vincoli” non mancano davvero. Ma la parola “inciso” suona in ebraico charùt, termine che si distingue per una sola vocale da cherùt, che abbiamo già detto significare “libertà”. E in una lingua dalla scrittura solo consonantica come quella ebraica, le due vocali possono essere facilmente interscambiate. “Non si deve leggere -dicono pertanto i Maestri - inciso sulle Tavole, bensì “la libertà è sulle Tavole”. In altre parole: è proprio la legge quella che dà la libertà. A pensarci bene, sembra una banalità: una società è libera se tutti i suoi membri godono della stessa libertà; e a garanzia di questi “tutti” c'è, appunto, la legge (che vale, egualmente per tutti). Ma è tanto poco banale che ne discutiamo ancora, dopo millenni. La seconda parola chiave ci spiegherà meglio il concetto. Essa è ger, che significa approssimativamente “un forestiero che risiede per un tempo più o meno lungo nel territorio, che non possiede terre ma che vive del proprio lavoro”. In tutta la Bibbia, ger rappresenta (come le vedove e gli orfani cui è parificato) una categoria debole, che sarebbe alla mercé dei più forti, dei “liberi” cittadini, che dovrebbe subire umiliazioni e discriminazioni se non intervenisse la Legge per proteggerlo, vista la sua inferiorità obiettiva. “Il ger sia per voi come uno dei vostri cittadini. Tu lo amerai come te stesso, poiché anche voi siete stati gerim in Terra d'Egitto” (Levitico 19, 34). Troppe volte la libertà non è stata intesa come libertà per sé e per il proprio prossimo. Troppe volte è stata trattata come se fosse un bene da acquisire per colui che dispone dei mezzi per farlo. Allora la libertà si trasforma nel diritto di esercitare il potere; e in questo caso è sempre il diritto dei pochi nei confronti dei molti. Viviamo dunque questa ricorrenza festiva con serena consapevolezza. Dai tempi più antichi, essa ci ricorda che cosa sia o debba essere una società umana matura; una società che difende la libertà nel rispetto e nel sostegno dei più deboli. E che accetta e riconosce dei doveri, che spetta alla legge sancire, delle regole che il nostro senso morale c'impone di accettare.
Amos Luzzatto

*Il valore della Libertà il rispetto della Legge, La Repubblica, 15.4.2001.
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