"[...] Quale materialismo grossolano può confondere la vita umana con un respiro alimentato artificiosamente da delle macchine? Ma, soprattutto, quale concezione spietata della vita bisogna avere per escludere la possibilità della resa? Un celebre libro del teologo Dietrich Bonhoeffer si intitola proprio 'Resistenza e resa'. Sono i due movimenti che scandiscono la vita umana. Il primo è quello della resistenza della vita di fronte agli ostacoli, alle prove, alla sofferenza, alla tentazione della morte. Ma fino a quando? Per quanto tempo il dolore e l'assenza di speranza possono essere sopportati? Sino a quale punto una vita può resistere al dolore? Il secondo movimento è quello della resa. Qui la vita si rivela pienamente umana...[...] La Legge non può imporre la resistenza senza resa - sarebbe questo il cuore folle della filosofia dell'hitlerismo - ma deve servire a consentire il dono della morte di fronte a una esistenza che può dichiarare, dopo il tempo della resistenza, la sua resa. In questo caso la morte rende ancora più sacra la vita perché la riconosce profondamente vulnerabile, fragile, umana. Non è qui in gioco la morte come semplice soppressione della vita o, peggio, come selezione della vita, ma come dono di chi riconosce che morire quando la vita è al muro, senza speranze, sommersa dalla sofferenza, è una liberazione che salvaguarda la stessa dignità umana della vita. Se il dono della vita è il dono di una avventura possibile, quello della morte può essere il dono che riconosce la resa della vita di fronte all'impossibile."
Massimo Recalcati*M. Recalcati, Donare la morte in omaggio alla vita, La Repubblica, 29.11.2021, p. 31.
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