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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

31 dicembre 2010

Ti insegno a leggere i libri

"Quando giunse per Blume il momento di ricevere un istruzione, suo padre la faceva sedere accanto a sè e leggeva con lei. Chayim Nacht era solito dire, lo so figlia mia che non ti lascio in eredità beni e ricchezze, ma ti insegno a leggere i libri: quando un uomo sente il mondo farsi oscuro intorno a lui, legge un libro e vede un altro mondo"..
Shmuel Yosef Agnon



*S. Y. Agnon (1880-1970), scrittore israeliano, nato in Galizia, Premio Nobel per la letteratura 1966.
v. Una storia comune, 2002; La leggenda dello scriba e altri racconti, 2009.
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25 dicembre 2010

Siamo fatti anche di stelle

"[...] Se potessi evocare uno tsunami morale, gli chiederei di spazzare dalle nostre viscere il vittimismo e l’egocentrismo, in virtù dei quali ci riteniamo continuamente vittime di ingiustizie e di complotti, come se il mondo non avesse altro da fare che pensare a noi, salvo poi lamentarci proprio di questo: che il mondo non pensa abbastanza a noi. Ogni tanto bisognerebbe ricordarsi che siamo fatti di fango ma anche di stelle, che siamo cittadini e non sudditi, che la vita dipende in larga misura dalle nostre scelte personali e non da quelle della politica. Che ogni Io fa parte di un Noi e che il Noi non è solo la nostra famiglia, ma le tante comunità a cui decidiamo di aderire. Che se una cosa è pubblica appartiene a tutti, non a nessuno. E che per ogni porta che si chiude c’è sempre una finestra che si sta aprendo da qualche altra parte. A volte basta smettere di piangere e asciugarsi gli occhi per riuscire a vederla."
Massimo Gramellini


*M. Gramellini, Uno tsunami morale per risalire, "La Stampa", 24 dic. 2010.

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23 dicembre 2010

Le feste

 
Andrea Agostini
   
"Celebriamo le feste. Festeggiamo chi ci ama, le stagioni, le lune. Ciascuno ritroverà la certezza che quaggiù c'è posto per lui. Forse è questo, l'essenziale. La festa crea un ordine solenne in cui ciascuno è confermato, nel proprio ruolo, nel proprio posto rispetto al tutto. E' questo, credo, ciò che manca agli uomini del nostro tempo: la certezza di avere il proprio posto nella festa esuberante e tragica del mondo e della storia. Ancor più dell'uguaglianza, è di questa sicurezza che gli uomini hanno bisogno. Senza, prendono a mettere in dubbio il senso della vita, e vivere nell'immensità senza forma è insopportabile. Perché tutto, nell'assenza di senso, si dissolve. E' il regno della grande noia dell'uomo, è il contrario della festa."
Jeanne Hersch

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20 dicembre 2010

Presepio




"Per vedere l'epopea del presepio bisogna andare a Napoli. In quei presepi partenopei c'è di tutto: il cane che abbaia, la donna che scopa, l'uomo che attinge l'acqua, il gatto che acchiappa il topo. Tutto tranne Gesù. Gesù non è che non ci sia. Gesù c'è ma è come che non ci fosse, come il nostro cristianesimo. Come la messa di mezzanotte dove vanno (neanche tutti) quelli che a messa non vanno mai ma a mezzanotte sì perché fa tanto Natale e anticipa la festa di Capodanno: laica e profana quella come laico e profano è questo natale festaiolo. Là si brinda con lo spumante e il panettone e qui (Dio mi perdoni il paragone) ci si ciba del corpo e del sangue del Signore, ma sovente anche qui con spirito profano, tanto per fare festa. E per fare qualcosa di nuovo si affonda la vera novità: Cristo Signore."
Adriana Zarri


* “il manifesto” del 23 gennaio 2010 (Rubrica Parabole di Adrana Zarri (1919-2010)
*link ad una antologia delle Parabole di Adriana Zarri nel sito Incontri di fine settimana.

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19 dicembre 2010

Elogio delle tasse

"Delle tasse dovremmo prima di tutto fare l’elogio, ossia dirne bene. Le tasse sono il prezzo che paghiamo per procurarci strade, giustizia nei tribunali, istruzione, sicurezza ai confini, ordine interno. Il gergo economico li chiama beni pubblici. Ma l’ aggettivo non inganni: il bisogno che essi soddisfano è privato quanto lo sono la fame e il freddo. Pubblico è solo il produttore, e lo è perché quei bisogni, pur prettamente individuali, possiamo soddisfarli solo se ci aiutiamo a vicenda, organizzando una ronda alle frontiere, un tribunale, una scuola, che poi tutti utilizziamo. A tal fine costituiamo una cassa comune e concordiamo come contribuirvi. I beni pubblici hanno due caratteristiche: soddisfano bisogni elementari e nessuno sarebbe in grado di produrli solo per sé. Il bello delle tasse è che esse sono un modo civilissimo ed efficiente di far fronte alle spese comuni. Sono tra le migliori espressioni di una pacifica convivenza tra persone."
Tommaso Padoa Schioppa
 "Corriere della sera", 5 aprile 2004.


"[...] Soprattutto, però, si evade allorché il senso civico, l’impulso a partecipare al benessere comune si infiacchisce; l’evasione fiscale rivela un atteggiamento mentale secondo il quale ciò che appartiene alla collettività non è considerato patrimonio comune bisognoso di cura, ma patrimonio di nessuno, res nullius. E quando supera determinate soglie di diffusione e si associa a un senso di impunità, l’evasione innesca effetti imitativi. Secondo recenti indagini, l’opinione della maggioranza degli italiani sull’evasione sarebbe questa: le imposte non si pagano perché si ritiene che molti non le paghino e che le Amministrazioni pubbliche usino male i fondi ottenuti col prelievo. Ciò che più deve preoccupare è un senso di accettazione, quasi di rassegnazione che l’evasione sia un male cronico dal quale non si può guarire; un atteggiamento pericoloso perché rivela una tolleranza sociale per la violazione delle regole dello Stato e delle norme della convivenza civile. Un atteggiamento verso il quale non si può essere indulgenti. Urge allora ristabilire quella forza di attrazione dello Stato che discende dalla partecipazione del cittadino nella gestione della cosa pubblica e che si differenzia dal potere coercitivo derivante dalla forza di legge. Dobbiamo persuaderci che le tasse sono un modo civilissimo ed efficiente di far fronte alle spese comuni, che sono tra le più alte espressioni di una pacifica convivenza tra persone. Che non le si paghino volentieri è ovvio; ma chi non preferirebbe prendersi gratuitamente anche cibo e vesti nei negozi? E invece le imposte servono per procurarci quei beni che nessuno di noi sarebbe in grado di produrre da solo, neanche quando rispondono a bisogni prettamente individuali: strade, giustizia nei tribunali, sicurezza ai confini, ordine interno, istruzione, cure mediche. Un Governo responsabile ha dunque l’obbligo di agire per ridurre l’evasione e portarla ai livelli minimi fisiologici che osserviamo in altri paesi. Un’Italia a “evasione zero”, dove i tributi sono regolarmente pagati, è possibile, è addirittura a portata di mano. Per realizzarla occorrono un atto di fiducia e una sorta di riconciliazione, forse una sorta di patto, oltre che “tolleranza zero” verso il reato fiscale. Chi evade il fisco deve capire quanto sia profondo – in chi non può o non vuole evadere – il senso dell’ingiustizia subita, addirittura il risentimento. Il cittadino in regola deve a sua volta capire che l’evasione è una mala abitudine spesso praticata senza sensi di colpa da persone per altri versi integerrime, proprio come nelle nostre scuole copiare dal vicino di banco è, purtroppo, pratica tollerata perfino da qualche insegnante. Può essere difficile cogliere il nesso tra costume e moralità personale. Eppure quel nesso lo dobbiamo stabilire, educandoci ad assumere il cattivo costume come parte della nostra coscienza individuale, prendendo esempio dai molti che già lo fanno [...]."
T. Padoa Schioppa
L'Aquila, 21 giugno 2007

Ieri é morto Tommaso Padoa Schioppa e probabilmente l'opinione pubblica lo ricorderà soltanto per la battuta sui "bamboccioni" ma dovremmo onorarlo perché,  per la prima volta, un ministro della Repubblica ha sfidato l'impopolarità con un inedito elogio delle tasse, spiegando con parole limpide  quale ne sia scopo e l'utilità. Una rara lezione di educazione civica, nel paese dove anche chi ha ruoli istituzionali di primo livello giustifica l'evasione fiscale (e pure sollecita comportamenti generalizzati in questo senso).

*link al sito di Tommaso Padoa Shioppa.

Tommaso Padoa Schioppa
1940-2010


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13 dicembre 2010

Il potere dei senza potere



  "La profonda crisi di identità provocata dalla vita nella menzogna - e che a sua volta rende possibile que­sta vita - ha indubbiamente una sua dimensione morale: si manifesta, tra l'altro, come profonda crisi morale della società. L'uomo che ha scelto la scala consumistica di valori, «disperso» nel marasma della massa e senza un ancoraggio nell'ordine dell'essere, pur avvertendo che la sua responsabilità non si limita solo alla propria so­pravvivenza, è un uomo demoralizzato; su questa sua de­moralizzazione il sistema si fonda, la approfondisce, ne é la proiezione sociale. La vita nella verità, come rivolta dell'uomo contro la situazione che gli è imposta, è invece un tentativo di ricomprendere la propria peculiare responsabilità: è quindi un atto spiccatamente morale. Non solo perché l'uomo lo deve pagare caro, ma soprattutto perché non è funzionale, è possibile, ma non inevitabile, che «frutti degli interessi» sotto forma di miglioramento della si­tuazione. Si tratta, come ho già detto, del «gioco d'az­zardo» ed è difficile immaginare che un uomo accorto vi entri per puro calcolo e che il sacrificio di oggi gli possa essere rimborsato domani, sia pure sotto forma di pubblica riconoscenza. Del resto è normale che i rap­presentanti del potere non riescano a confrontarsi con la «vita nella verità» se non applicandole ancora una volta una motivazione funzionale - desiderio di potere, di gloria, di soldi - e cerchino almeno così di coinvol­gerla nel proprio mondo, cioè quello della generale de­moralizzazione."  Vaclav Havel


*V. Havel, Il potere dei senza potere, Milano, Garzanti, 1990, p. 36.
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10 dicembre 2010

Sguardi di futuro

"[...] Perche, a mio avviso, quando affronto l’effetto traumatico di Auschwitz, vado a toccare le questioni di fondo della capacita di vita e di energia creativa dell’uomo oggi: vale a dire che, nel momento in cui rifletto su Auschwitz, forse paradossalmente il mio pensiero verte, piuttosto che sul passato, sul futuro."
Imre Kertész, Premio Nobel   2002

*Tra scrittura e libertà, I discorsi dei Premi Nobel per la letteratura, a cura di Daniela Padoan, Milano, edizioni San Raffaele, 2010 .

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08 dicembre 2010

La lingua regge il mondo

"[...] Mohamed Fikri, il manovale accusato ingiustamente, ha rischiato una sorte terribile per una traduzione sbagliata. La lingua regge il mondo, nel suo potere di comunicare, informare, plasmare e talora plagiare gli animi. Determina la giustizia o l'ingiustizia, può far trionfare la verità o la menzogna, chiarire o avvelenare la vita. Se non si mette correttamente il soggetto al nominativo e il complemento oggetto all'accusativo ma si inverte la sintassi, non si capisce più chi ruba e chi è derubato, si mette in galera la vittima e si manda libero il colpevole. Una punteggiatura sbagliata o alterata può falsare e sconvolgere l'ordine delle cose. Oggi è sempre più necessaria, nello scambio e nel contatto sempre più a gomito di genti e culture diverse, la conoscenza delle lingue ovvero la possibilità di comunicare, capire, incontrarsi, difendersi, aiutare. L'insegnamento reale delle lingue, così carente in Italia, dovrebbe essere una pietra angolare dell'istruzione, a tutti i livelli. Se il ministro dell'Istruzione - colpito da questo episodio che mostra come la conoscenza linguistica possa dannare o salvare una vita - recedesse dall'assurdo provvedimento che ha abolito i lettori di madre lingua straniera all'università, la vicenda di Mohamed Fikri sarebbe stata, tra le tante altre cose, pure utile al nostro Paese".
Claudio Magris

*C. Magris, Brembate ci insegna l'umanità, "Corriere della sera", 8 dicembre 2010.

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Nella lingua universale della musica

Ieri sera il direttore d'orchestra Daniel Barenboim - maestro scaligero - ha inaugurato la tradizionale stagione teatrale del teatro La Scala di Milano ricordando l'art. 9 della Costituzione italiana:


«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».
L'evento è ricco di significati. Daniel Baremboin da sempre, in ogni ambito, ricorda che la musica è la "lingua" dell'intera umanità, senza distinzioni di razza, di religione, di ideologie. Ieri nel tempi più solenne della storia musicale ci ha ricordato che la cultura è nutrimento, diritto tutelato dalla Nostra Costituzione. La cultura è Civiltà e la tutela dell'istruzione e della ricerca ne garantiscono il cammino, di generazione in generazione.




*link al video


I tigli del futuro

«Ho deciso di piantare un viale di tigli, perché sono anziano. Alla mia età, credo sia necessario fare atti di fiducia nel futuro su questa terra. Sono sotto il mio eremo: non so per quanti anni potrò sentire il profumo strabiliante che emanano in maggio, soprattutto la mattina presto e nelle lunghe serate piene di luce. Quel profumo che sale dalla terra della collina, sarà soprattutto per gli altri che verranno dopo di me. Quando siamo colti dall'anzianità, è importante pensare non soltanto a noi e ravvivare invece il nostro rapporto con quel che ci circonda, esprimere rispetto per la vita che abbiamo vissuto e gratitudine per questa terra così bella. Anche se dovremo lasciarla».
Enzo Bianchi

*dialogo Elena Loewenthal /Enzo Bianchi, "La Stampa", 1 dic. 2010, a proposito del libro di E. Bianchi, Ogni cosa alla sua stagione (Torino, Einaudi, 2010).

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