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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".
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31 agosto 2024

Parole nuove per il tempo nuovo

  Parlare. Le parole sono il nostro mestiere. Lo diciamo senza ombra di timidezza o di ironia. Le parole sono tenere cose, intrattabili e vive, ma fatte per l’uomo e non l’uomo per loro. Sentiamo tutti di vivere in un tempo in cui bisogna riportare le parole alla solida e nuda nettezza di quando l’uomo le creava per servirsene. E ci accade che proprio per questo, perché servono all’uomo, le nuove parole ci commuovano e ci afferrino come nessuna delle voci più pompose del mondo che muore, come una preghiera o un bollettino di guerra. Il nostro compito è difficile ma vivo. È anche il solo che abbia un senso e speranza. Sono uomini quelli che attendono le nostre parole, poveri uomini come noialtri quando scordiamo che la vita è comunione. Ci ascolteranno con durezza e con fiducia, pronti a incarnare le parole che diremo. Deluderli sarebbe tradirli, sarebbe tradire anche il nostro passato»

Cesare Pavese, Ritorno all’uomo, 20 maggio 1945.

16 febbraio 2023

Resistenza

 La madre del Partigiano

Sulla neve bianca bianca
c'è una macchia color vermiglio
è il sangue, il sangue di mio figlio,
morto per la libertà.
Quando il sole la neve scioglie
un fiore rosso vedi spuntare
e tu che passi non lo strappare,
è il fiore della libertà.
Quando scesero i partigiani
a liberare le nostre case,
sui monti azzurri mio figlio rimase
a far la guardia alla libertà
Gianni Rodari

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13 novembre 2022

Dialettica democratica

"Il paese, i suoi rappresentanti lo possono servire solo in due modi: nell’assumere la grande responsabilità dell’amministrazione dello Stato e nella critica dall’opposizione. Se questo concetto che l’opposizione è un dovere civico, ugualmente indispensabile e degno quanto quello di assumere la responsabilità della direzione dello Stato, entra nel costume della nostra vita politica, deve cessare questo sconcio ormai penetrato nel cervello e nell’ambito degli uomini di governo e di tutti i rappresentanti della burocrazia, di tutti i rami dell’amministrazione dello Stato, per cui il governo è l’ordine e l’opposizione è il disordine."
Emilio Lussu


*Emilio Lussu, "La democrazia nella società e nello Stato", 23.6.1948 (discorso parlamentare)
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24 aprile 2022

Letture per il 25 Aprile

"Ada, Frida, Silvia e Bianca erano donne singolari, ma non erano le uniche. Tra il 1943 e il 1945 in tutta l’Italia occupata le donne insorsero a migliaia, per unirsi alla Resistenza e combattere per la liberazione del loro paese. A renderle straordinarie era il fatto che l’Italia fascista, sotto il ventennio del governo Mussolini, le aveva trasformate in ombre: non avevano diritti, né voce, né uguaglianza, nessuna possibilità di esprimersi né riguardo alla propria vita né in merito al governo del paese. Che avessero trovato il coraggio, la determinazione e l’altruismo per lottare e spesso subire arresti, torture, violenze ed esecuzioni: fu questo a renderle davvero eccezionali. Al di fuori dell’Italia il loro contributo all’esito della guerra è quasi sconosciuto, ma la loro storia merita di essere raccontata".
Caroline Moorehead

*Caroline Moorehead, La casa in montagna. Storia di quattro partigiane, Bollati & Boringhieri, 2020, pp. 424.

Il libro ricostruisce la storia di Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra, Frida Malan e Silvia Pons e del loro contributo alla Resistenza fino a giorni straordinari della Liberazione di Torino.
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22 aprile 2022

Letture per il 25 Aprile -

[Firenze, Febbraio 1944]

"In questo deserto che era Firenze, come punti di luce reconditi tra le sue mura, si accendevano i fuochi della resistenza. Forse in quella casa davanti a cui ora passa, e si arresta, una pattuglia, c’è una tipografia clandestina, o qualcuno verga un volantino, o un fabbro prepara i chiodi a tre punte, un chimico le miscele esplosive. Quell’uomo che zoppica, con l’aria smunta, le scarpe scalcagnate, ha in tasca un foglio ciclostilato, quell’altro una pistola o una bomba. La ragazza ben vestita nasconde nella borsetta un messaggio da recapitare, l’operaio che esce dalla fabbrica si affretta a una riunione. Persino questo ragazzo coi pantaloni corti, che fischietta sul Lungarno spingendo un triciclo, entro la cassa di bottiglie vuote può avere un cliché o una colonna di piombo dei nostri giornali, e quell’altro che si trascina a fatica un sacco di stracci, amorosamente avvolta nel mezzo del mucchio forse ha un’arma che deve portare a un amico, che penserà poi, talvolta in una lunga catena, a farla arrivare in montagna. Di questa vita elementare e nuda vive Firenze; e noi in essa, con il nostro assillante pensiero, e talvolta la fierezza, altre la paura, la nostra fame, il nostro dolore; ma più di tutto la speranza, la certezza che stiamo facendo l’unica cosa che è giusto fare."
Mario Spinella

*Mario Spinella, Memorie della Resistenza, Mondadori, Milano,1974, p. 105 (seconda edizione Einaudi Torino, 1995).
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21 aprile 2022

Letture per il 25 Aprile

"Era per me un indiscutibile dovere, essendo Ufficiale, contribuire in qualche modo alla rinascita di quell'Esercito che, l'8 settembre 1943, avevo visto vergognosamente liquefarsi in poche ore. Speravo inoltre, per la mia giovanile inesperienza, che la partecipazione di truppe italiane alla guerra dei cosidetti Alleati, contro un esercito tedesco ancora molto forte ecombattivo, anche se avrebbe comportato sicuramente il sacrificio di tanta nostra gioventù - così come poi è avvenuto - avrebbe avuto comunque un qualche peso a nostro favore, quando l'Italia si sarebbe seduta al tavolo degli Angloamericani per trattare la pace."

Licio Salvagno "Tre anni della mia vita 1943 -1944 -1945", Firenze, 2000, pp. 46-47.

*Licio Salvagno (1920-2012) pubblicò per la prima volta questo 'diario' personale nel 1995 dedicandolo ai nipoti "con l'augurio che non abbiano mai a provare di persona cos'è la guerra".

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20 aprile 2022

Letture per il 25 Aprile

"[...] Per questo quando sento dire quest’altra insigne sciocchezza che con il ’45 è finito tutto, il fascismo e l’antifascismo, penso spontaneamente all’ombra di Antigone sempre proiettata su di noi, da prima che nascesse Mussolini, da prima che nascessero i partigiani del 1943-44, perché di fondo è proprio qui, da questo no irriducibile che nasce a un certo punto una ribellione che era contemporaneamente l’affermazione di valori più forti di Creonte. Questo ha vissuto la generazione della Resistenza. E siccome sulla Resistenza, sulla sua nascita, su quello che ha fatto, si è speso già troppo di retorica, dico subito che questo no non è stata una cosa uscita coi pennacchi delle cose gloriose che si vanno a fare sapendo che cosa sono e di quali valori si è portatori, ma è nata al modo che dice Piero Calamandrei, che ha un frase bellissima per significare il risveglio di una coscienza morale che viene per qualche via arcana e prodigiosa ma che arriva. Nel 1944, quando in Emilia la Resistenza diventa un fenomeno di massa, le persone preparate non erano molte, io ne ricordo due o tre ..."
Francesco Berti Arnoaldi

-"La Resistenza e il no di Antigone. Il Partigiano Checco” Francesco Berti Arnoaldi, 2019.
-Francesco Berti Arnoaldi, Viaggio con l'amico. Morte e Vita di Giuliano Benassi", Sellerio, Palermo, 1990.

*Francesco Berti Arnoaldi, (1826-2018) tenace custode della memoria della Resistenza a Bologna, è stato anche primo Presidente della Fondazione Fossoli.
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19 aprile 2022

Letture per il 25 Aprile

"La democrazia ha le sue leggi, che possono rimanere inerti; le mette in movimento solo l'esercizio che ne fa il popolo."
Franco Antonicelli

* F. Antonicelli, La pratica della libertà, Einaudi, Torino, 1976.

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07 giugno 2021

"Canzone della nuova era" ( 2001)

Bisognerà riabituarsi
a contarli per numeri romani
(di sicuro qualcuno
si ricorda ancora come si fa)
gli anni che son passati
e quelli ahinoi che passeranno
in questa nuova era
della nostra tragicomica storia.
Il problema e da dove, esattamente,
far partire il conteggio:
dalla discesa in campo
o dall'ascesa al trono,
dalla prima vittoria elettorale
o dall'ultima, quella
che ha segnato di se il nuovo millennio?
O sarà invece il caso
d'andare più indietro, molto più indietro,
per esempio all'ingresso nella loggia
o a quando la coscienza del paese
ha cominciato a modellarsi
sui palinsesti di canale cinque?
Sarebbe gia più d'un ventennio*, allora,
più d'un ventennio
.
Giovanni Raboni

*Postilla 2021: Sarebbe gia più d'un ventennio, molto di più, molto

Giovanni Raboni, 1932-2004.

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25 aprile 2021

25 Aprile 2021

"Vi ringrazio per avermi invitato, ma soprattutto per questa visita molto commovente. Si vede la sofferenza quotidiana di un popolo inerme, senza libertà, senza cibo, nel terrore, attraverso queste foto, questi manifesti, questi allarmi, queste minacce.
In questa ricorrenza, vi ringrazio veramente. Questo è un luogo simbolo della nostra memoria nazionale. Via Tasso evoca, anche nei ricordi familiari, l'orrore dell'occupazione nazista, la ferocia delle dittature.
Nel momento in cui anche i musei riaprono, mi auguro che, con le necessarie precauzioni, molti giovani abbiano l'opportunità di visitare queste stanze, di conoscere le storie di tanti combattenti per la libertà che qui sono stati torturati e uccisi, di capire fino in fondo il senso del loro sacrificio. E di comprendere che, senza il loro coraggio, oggi non avremmo le libertà e diritti di cui godiamo. Libertà e diritti che non sono conquistati per sempre e non sono barattabili con nulla. Sono più fragili di quanto non si pensi.
Non dobbiamo rivolgerci soltanto ai giovani ma a tutti i nostri concittadini. Perché il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso.
Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione, e a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza non deve invecchiare, non deve subire l'usura del tempo.
Nel conoscere in profondità la storia di quegli anni, del fascismo e dell'occupazione nazista, saremo più consapevoli dell'importanza dei valori repubblicani e di come sia essenziale difenderli ogni giorno.
Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose.
Il linguaggio d'odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell'antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti - quasi fosse un vendicatore di torti subiti - ma diffonde soprattutto il veleno dell'indifferenza e dell’apatia.
La senatrice Liliana Segre ha voluto che la scritta “Indifferenza” fosse messa all'ingresso del memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall'altra parte in cui - come dice lei - è più facile far finta di niente.
Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom. Significa far morire, un'altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò sé stesso per consentirci di vivere in un Paese democratico.
Ma è nella ricostruzione del presente, di un presente in cui il ricordo serve a dirci quel che non vogliamo ripetere, che avviene la riconciliazione. È la ricostruzione basata sulla fratellanza, sulla solidarietà, sull'amore, sulla giustizia che porta alla riconciliazione.
Queste stanze che un tempo videro orrori da domani vedranno visitatori - speriamo anche molti giovani visitatori - che vogliono conoscere la storia d'Italia.
È per questo che sono molto contento di celebrare con voi la Festa della Liberazione in un luogo simbolo, sì del periodo più nero vissuto dalla nostra capitale, ma anche simbolo oggi della rinascita dell'Italia intera. Vi ringrazio.
Mario Draghi, Presidente del Consiglio. 

*Cerimonia per il 25 Aprile  Via Tasso, Roma, 25.Aprile 2021.

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Torino libera

 Torino, 27 Aprile 1945, venerdì pomeriggio

" .. e ci vennero incontro. In un momento ci trovammo circondati, abbracciati da dieci, venti bracia. Tante voci ci chiedevano notizie, particolari, una qualsiasi parola di risposta. Decine di occhi scrutavano i nostri volti e le mamme alzavano da terra i loro piccoli perché pure loro ci vedessero. E i ragazzi sgusciavano da sotto le gambe dei più alti per poterci venire vicino, per toccarci! Era la gente nostra, quella che un giorno, all'inizio ci aveva chiesto di 'fare, come tanti, qualcosa per l'Italia', era il popolo semplice per il quale avevamo tanto rischiato, che ci correva incontro e ci diceva Grazie. Era il cuore della città amata, che ritornava a battere accanto al nostro e ci manifestava tutto il suo attaccamento, la riconoscenza."
Carlo Milan

Carlo Milan, "Per la libertà", Mursia, Milano, 1995, pp. 121-197.

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24 aprile 2021

Noi abbiamo già vinto

"Né sembri assurdo il dire che noi siamo sin da ora, nel fatto, i vincitori (non vendiamo per questo pelli d'orso), comunque volgano gli eventi, a fortuna o sventura. Mussolini non può vincere, (imprigionare sì, e disperdere taluno di noi) perché gli è impossibile capire l'esigenza storica che rappresentiamo, e in alcun modo, egli stesso, esaurirla. [...] Vive e cresce in Italia una generazione di giovani, non legati al passato, che hanno già vinto il fascismo, e che sanno di poter creare lo stato di domani."
Carlo Levi

*C.Levi, "Due mondi" in "Quaderni di giustizia e libertà", 1934, 10 poi in C. Levi "Scritti politici", Einaudi, 2001, pp. 117-119.

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22 settembre 2020

Società civile e società politica


"Parliamo, giustamente preoccupati, di distacco tra società civile e società politica e riscontriamo una certa crisi dei partiti, una loro minore autorità, una meno spiccata attitudine a risolvere, su basi di comprensione, di consenso e di fiducia, i problemi della vita nazionale. Ma, a fondamento di questa insufficiente presenza dei partiti, non c'è forse la incapacità di utilizzare anche per noi, classe politica, la coscienza critica e la forza di volontà della base democratica?“, 
Aldo Moro, 1969

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01 maggio 2020

Festa del Primo Maggio

 "Mio padre si metteva il vestito da sposo, mia madre mi metteva quello della prima comunione e mi mandava con lui, con lui e i suoi compagni lavoratori a sfilare per la città. La città era in festa, era appena passata la sfilata del 25 Aprile, sui fili del tranvai c'erano milioni di bandierine tricolori. È l'Italia che saluta il lavoro, mi diceva mio padre. Dai marciapiedi c'erano qua è là ragazze che lanciavano garofani rossi. Sono le fidanzate dei lavoratori, mi diceva mio padre. E sfilavano quegli uomini che sembravano tutti dei gran signori, sembravano tutti dei re. E io tra loro mi sentivo un principe, il principe legittimo erede di un gran lavoratore. In testa al corteo un camioncino con degli altoparlanti grandi come le trombe del Giudizio annunciava al mondo intero che stavano passando uomini che sarebbero morti se non avessero potuto vivere del loro lavoro. C'è stato un tempo che il Primo Maggio era una festa. Mia madre ci aspettava con due borse di fave e un cartoccio di pecorino, mio padre passava a prendere una bottiglia di vino e ce ne andavamo nei prati in collina. Eravamo tutti là, le famiglie dei lavoratori, a passare il pomeriggio a sgranare fave e inzupparle nel sale. Primo maggio, fave e formaggio. Fave tenere e odorose, verdi lucenti come smeraldi. Nel caso non ve ne fregasse più niente del lavoro, ricordatevi almeno delle fave, che sono buone anche solo con due grani di sale".

Maurizio Maggiani

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26 aprile 2020

L'eredità della Resistenza

"Voglio ricordarvi queste cose perché è chiaro che l'eredità della Resistenza è un'eredità importante, un'eredità fatta di cose fatte e di cose non fatte. […] e...sorto i giovani a non indulgere a una visione delle Resistenza mitizzata, come un ideale schema in cui tutto andava bene, tranquillamente, in cui l'unità era l'impossibile premessa e non invece il risultato di una lotta interna spesso aspra. Allo stesso tempo non pensino che la Resistenza potesse risolvere tutto. Poteva risolvere alcuni problemi; alcuni li ha risolti e altri non li ha risolti, e l'unico legato che possiamo dare ai giovani, concludendo questo ventennio, è quello di fare meglio di noi, di risolvere meglio di noi, non i problemi nostri, ma i problemi che si porranno ad essi."
 Riccardo Lombardi

*Riccardo Lombardi, primo Prefetto di Milano liberata.

21 aprile 2020

La Liberazione plurale

"Il male stava nel passato, nei fascisti e nei nazisti che si ostinavano a perpetuarlo; il bene stava nel futuro che tutti insieme, per una volta compiutamente italiani, si voleva costruire."  G. De Luna, La Resistenza perfetta, Feltrinelli, Milano, 2015, p. 13.

La Resistenza è stata plurale ed intergenerazionale, gli antifascisti del ventennio accanto a coloro che aderivano ai partiti che si erano ricostituiti a partire dal marzo 1943, comunisti e cattolici, socialisti e azionisti, monarchici e repubblicani, tutti uniti dallo stesso obiettivo, sindacalisti, operai e imprenditori, credenti di ogni religione e atei, militari e civili, uomini e donne, adolescenti di ogni classe sociale, persone tradite da un regime al quale avevano consegnato consenso e catapultate in una guerra atroce. Persone che nei giorni della Liberazione confluirono nelle piazze di ogni città per lo stesso motivo, a festeggiare insieme una 'immensa felicità', come ha ben evidenziato lo storico Giovanni De Luna.
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11 marzo 2020

1863 / 2020


"Non è sinora penetrata nelle nostre abitudini la persuasione che il governo è parte di noi stessi, che non è nostro nemico il fisco, che, il contrario, è il nostro aiuto principale e che è quello, senza il quale non avremmo sicurezza, protezione, strade, istruzione, non avremmo nulla."
Quintino Sella, 3.7.1863

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17 luglio 2019

Il fascismo che piaceva

"All'italiano del fascismo piacevano parecchie cose tra le quali l'autoritarismo, il decisionismo, il «me ne frego», il machismo e soprattutto piacque l'imposizione della divisa che permetteva una sorta di livellamento tra le classi. Quando, all'inizio degli anni Trenta, il fascismo pretese il giuramento di fedeltà al partito da tutti coloro che in un modo o nell'altro erano dipendenti dallo Stato, non un magistrato, un burocrate, un poliziotto, un funzionario di qualsiasi ordine e grado si tirò indietro. Solo dodici docenti universitari opposero un netto rifiuto e furono mandati a casa. Insomma, a un certo momento, la frequente scritta murale «Duce, tu sei tutti noi» rispecchiò la realtà italiana." 
Andrea Camilleri

A.Camilleri, L'inestirpabile virus del fascismo, La Repubblica, 10.7.2010

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18 giugno 2019

Un paese senza memoria



"Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale".
Pier Paolo Pasolini


*P.P. Pasolini, Scritti corsari, 1975


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30 maggio 2019

Un continuo presente

" A uscire vincitore è l’italico rimanere sempre in piedi, impassibile a ogni scossa o sconquasso, capace di mutare le maschere come se nulla fosse, perché tanto non c’è alcun passato e non c’è alcun giudizio storico. Solo un continuo presente, senza tragedia, e in fondo senza politica." 
Alessandro Leogrande


*A. Leogrande, Il grigio ventennio, “Straniero”,  nov. 2013.
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