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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".
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06 dicembre 2021

Dell'insegnare

Non si nasce buoni insegnanti on/off. Tu hai la patente/ tu no . Si impara ad insegnare, anno dopo anno, giorno dopo giorno nell'esperienza quotidiana dell'aula, nelle brevi o lunghe conversazioni nei corridoi della scuola con questo o quello studente, nel modo in cui pensi alla tua prossima lezione. Si impara a insegnare, ogni giorno.
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11 maggio 2021

Insegnare è



"Il fatto è che una grande preparazione può essere materia pregiata sul mercato del sapere, ma se è priva di passione umana, civile, è destinata a risultare del tutto sterile sul piano educativo. Solo la passione accende l'attenzione verso chi ti ascolta. E costruisce una reciprocità di rapporti."
Nando Dalla Chiesa

*N. Dalla Chiesa, Per fortuna faccio il Prof. Bompiani, Milano, 2018, p. 78.

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16 agosto 2020

In direzione ostinata e contraria

"Sono nato a Praga il 12 maggio 1947, in un quartiere residenziale sulle rive della Moldava. Mio padre Karel era un primario dell’ospedale di Praga, mia madre Kvetuscia Vycpalek era una casalinga.
A 20 anni mio padre mi suggerì di lasciare il paese, a causa dell'insurrezione politica, la cosiddetta "Primavera di Praga".
Così mi trasferì a casa di mio zio Cestmir in Sicilia, nell'estate del 1968 insieme a mia sorella Jarmila.
Da quel momento l'Italia diventò la mia casa, qui ho conosciuto mia moglie Chiara, con lei ho avuto due figli, Karel ed Andrea.
Non vedo altri modi di divertirmi se non col calcio. Al cinema non vado più da quando hanno vietato di fumare, in panchina senza una sigaretta resisto per due ore e mi diverto ancora quando alla mia squadra riesce qualche azione, qualche bella giocata.
Pagai cara quella dichiarazione: "Il calcio deve uscire dalle farmacie" e "il sistema non ci voleva”. Da lì la mia carriera prese una direzione diversa. Potevo allenare il Milan, l’Inter o il Real Madrid, però per me non è mai stato importante dove allenare: Licata, Foggia o Pescara, nella mia idea di calcio hanno lo stesso valore del Real o del Barcellona.
Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole.
Oggi il calcio è cambiato. Per i giocatori il calcio è diventato un lavoro e non più passione. Grazie alle nuove tecnologie sono più "acculturati", ma telefonini e internet li rendono più distratti, anche in campo. Non hanno più la voglia di divertirsi e di allenarsi per migliorare.
Ecco perché non voglio più allenare a certi livelli. L'amore per il calcio però resta uguale, senza non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire.
Nella mia carriera non ho vinto niente, ma non ricordo altri che hanno conquistato titoli allenando Foggia, Licata o Pescara. Di sicuro con me i presidenti, anche di Lazio e Roma, non hanno mai perso soldi. Anzi, siccome il calcio è diventato un business con me hanno pure guadagnato parecchio. Sono stati tanti i giovani che ho lanciato. Sono rimasto un allenatore a cui piace ancora correggere il giovane che inizia a fare calcio. Il successo più grande per me è sempre stato veder crescere bene un giovane".
Zdenek Zeman

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26 giugno 2020

Se la scuola è una priorità

E... se si indicasse Mario Draghi come Ministro dell'Istruzione? Non primo ministro, non ministro dell'Economia o delle finanze ma proprio là dove si definiscono le coordinate del futuro: il MIUR. Tutti lo vogliono come premier o al Quirinale ma Draghi al MIUR potrebbe fare la differenza. La scuola e l'Università sono centrali? Tutti lo scrivono, tutti lo dicono, ma si fermano alle parole di circostanza, inerti o quasi nelle scelte. Collocare Draghi al MIUR, sarebbe andare oltre. Se quella è la postazione che in Italia dovrebbe avere un ruolo prioritario, il 'demiurgo' va in quella postazione con la stessa autorevolezza e determinazione con cui si è mosso nelle banche che ha presieduto fino a ieri. E INNOVA. Quale premier potrebbe negare a un Mario Draghi tutti i finanziamenti che richiedesse per Scuola, Università e Ricerca? Chi oserebbe?


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02 maggio 2020

"Dell'insegnare", 1842 (ma per la nostra contemporaneità)



"Devo ringraziare le persone compiacenti che raccolgono le mie lezioni, ma nel contempo devo pregarle di non dare a questo alcuna pubblicità. parlo con fiducia a voi, a voi soli, e non alla gente di fuori. Non vi confido solamente la mia scienza, ma il mio pensiero intimo sul tema più vitale. appunto perché è molto numeroso, molto completo (per età, sesso, province, nazioni,..), in questo uditorio sento l’umanità, l’uomo, cioè me stesso. da me a voi, da uomo a uomo, tutto può dirsi. Sembra che uno solo parli, qui: errore, anche voi parlate. Io agisco e voi reagite, io insegno e voi m’insegnate. le vostre obiezioni, le vostre approvazioni sono per me molto sensibili […] L’insegnamento non è, come si crede, un discorso accademico o un’esibizione; è la comunicazione vicendevole, doppiamente feconda tra un uomo e un’assemblea che cercano insieme. La stenografia più completa, più esatta, riprodurrà il dialogo? no, riprodurrà solamente ciò che ho detto e non anche ciò che non ho detto: io parlo anche con lo sguardo e il gesto. La mia presenza e la mia persona sono una parte considerevole del mio insegnamento. La migliore stenografia parrà ridicola perché riprodurrà le lungaggini, le ripetizioni utilissime qui, le risposte che di sovente alle obiezioni che vedo nei vostri occhi, gli ampliamenti che do su un punto, in cui l’approvazione di tale o tal’altra persona mi indica che vorrebbe fermarmi. Occorre lasciare volare queste parole alate. Che si perdano, alla buon’ora! che si cancellino dalla vostra memoria, se ne resta lo spirito, va bene. sta qui ciò che di toccante e di sacro c’è nell’insegnamento. che sia un sacrificio, che non ne resti niente di materiale, ma che tutti ne escano forti, abbastanza forti per dimenticare questo debole punto di partenza. quanto a me, se temessi che le mie parole rischiassero di gelare nell’aria e di essere riprodotte così, isolate da colui per il quale avete una qualche benevolenza, non oserei più parlare. Vi insegnerei qualche tavola cronologica, qualche secca e triviale formula, ma mi guarderei dall’apportare qui, come faccio, me stesso, la mia vita, il mio pensiero più intimo".
Jules Michelet

*Jules Michelet, Collège de France, 29.12.1842

19 marzo 2020

Responsabilità del Professore


"[...] Se il nome Professore deriva da profiteri, "professare", obbligata è la domanda: «ma noi professori cosa professiamo? Siamo all'altezza del nostro nome?». A noi spetta professare sia l'etica della competenza, conoscere alla perfezione la disciplina che insegniamo, sia l'etica della responsabilità, praticare risposte intellettualmente oneste: trasmettere certezze ma anche condividere dubbi e ammettere socraticamente di non sapere; non da ultimo, pretendere il massimo impegno dai ragazzi, al riparo da ogni malsana pedagogia facilitatrice. I professori capaci, onesti ed esigenti sono quelli che, oltre ad onorare il loro nome, sono negli anni i più ricordati e amati dagli studenti."
Ivano Dionigi 

*Avvenire, 19.3.2020.
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21 febbraio 2020

20 aprile 2019

Ubuntu

"Ma più spesso si dovrebbe andare in biblioteca per capire che non si è soli, per ascoltare le voci del mondo. Ubuntu, come si legge all’entrata di tanti luoghi africani: io sono perché noi siamo. Anche grazie ai libri."
Giulia Crivelli



*G. Crivelli, Viaggio nelle biblioteche contemporanee, dove i libri leggono la storia, Il Sole 24Ore, 15.4.2019.


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06 agosto 2018

Questo è stato


"È pertanto mio intendimento che il periodico "La Difesa della razza", l'organo di maggiore importanza del movimento, sia oggetto, da parte di docenti e discenti del più vivo interesse. Ogni biblioteca universitaria dovrà esserne provvista e i docenti dovranno leggerlo, consultarlo, commentarlo per assimilarne lo spirito che lo informa, per farsene i propagatori ... ". Giuseppe Bottai,
Ministro dell'Educazione nazionale, circolare ai Rettori delle Università italiane 6.8.1938.

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19 maggio 2016

Lottate contro l'ignoranza

"Lottate contro l'ignoranza, la vostra e quella degli altri. Noi la nostra ignoranza l'abbiamo pagata cara. Nell'ignoranza si può anche vivere bene, ma nei momenti estremi non ti salva. Durante il fascismo non esisteva un solo libro che non fosse di propaganda. Oggi chi vuol capire dispone di tutti i mezzi necessari. Leggete, mettete a confronto le verità diverse, e poi trovate la vostra verità". 
Nuto Revelli

*Nuto Revelli,  Il testimone. Conversazioni e interviste. 1966-2003, Einaudi,  Torino, 2014.


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24 marzo 2014

Nel tempo di Wikipedia

"La sapienza non consisterà più nella sola memoria, ne più dirassi "scire est reminisci", ma bensì, "scire est ratiocinari". Onde non dovrassi avere per uomo di buon senso colui, che sappia molto d'Istoria, di erudizione, e molti frontispizi di libri, e molti nomi di re barbari, qualora tali cognizioni non saranno che un inerte deposito nella sua mente, dalle quali nessuna conseguenza ne deduca, e nessun ragionamento; poiché la ragione vuol essere Signora della mente umana, e nessuna delle umane cose si deve sottrarre al dolce suo impero; onde costoro, che hanno ripieno il capo di una disordinata erudizione, non chiameransi che meri vocabolari della Repubblica letteraria".
Alessandro Verri
"Il Caffè" 1764

26 giugno 2012

La scuola (.. e anche l'Università)

“La scuola siede tra passato e futuro e deve averli presenti entrambi. E’ l’arte delicata di condurre i ragazzi sul filo del rasoio: da un lato formare il loro senso della legalità, dall’altro la volontà di leggi migliori, cioè di senso politico”.
Lorenzo Milani

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21 maggio 2012

Università

"[Nell'Università] passa il sapere e con il sapere il desiderio; e che dentro a questa scassata comunità c'è un gioco interattivo di attese e risposte, dentro e attraverso i giochi di potere. Non tutti quelli che vi insegnano ci partecipano, ma certo in varia misura tutti gli studenti. Questa "cultura" che alla lettera fa esistere l'Università, e anche l'Università italiana, manda pochi messaggi e magari nessuno, come se non avesse abitudine a scriversi, come se non ritenesse degno di essere pubblica."
Luisa Muraro



*Luisa Muraro, "Premessa" a Lettere dall'Università a cura di L. Muraro e P.A, Rovatti, Napoli, Filema, 1996, p. 5.
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29 aprile 2012

Università

 
"[...] È facile indicare gli innegabili difetti del sistema accademico, ed è indispensabile porvi rimedio, ma questo non deve portare a distruggerlo. Svalutando la didattica e la trasmissione del sapere, la nostra società si condanna a divorare la sua stessa sostanza cerebrale. Così il progetto sarà completo, e avremo un mondo popolato di tronisti e sportivi, finalmente disinfettato da qualsiasi elemento critico. D'altronde, la nostra classe politica va allo stadio, alla ricerca di un completo mimetismo con gli aspetti primari del suo elettorato. Perché ostinarsi ad appannare la superficie di questo perfetto rispecchiamento?
[...] Riprendo alcune note sulla riforma universitaria riguardo ai nuovi, equivoci parametri di produttività che dovrebbero ispirare i criteri di valutazione degli studenti. Credo sia venuto il momento di rivendicare, anche a livello accademico, la specificità dell'attività critica. Rispetto alle metodologie aziendali, essa non rappresenta un'eccezione, bensì l'espressione di una dimensione gnoseologica diversa, inassimilabile al linguaggio del marketing, e che si cercherebbe inutilmente di quantificare in termini di costi e ricavi.
Se dovessi illustrare tutto ciò con un'immagine, penserei alla differenza fra sistema digitale e sistema analogico. In certo modo, i nuovi controllori riconoscono soltanto il primo: il che equivale a pretendere che un orologio con lancette e quadrante debba indicare l'ora numericamente. Nessuno di loro sembra sfiorato dall'idea che, al posto delle cifre, l'informazione possa essere trasmessa secondo altre procedure; per esempio, tramite l'esame dei rapporti spaziali, l'analisi della posizione reciproca fra le componenti, e così via. Di fronte a tali pretese, bisogna ribadire la peculiarità di un sapere, quello letterario, alternativo, ramificato, irriducibile alla logica da cui sorge, per esempio, la brutale schematizzazione dei test a scelta multipla. [...]."
Valerio Magrelli
*V. Magrelli, Quarantacinque giri: diario aprile-giugno 2008, "Nuovi Argomenti", 43, 2008.
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16 aprile 2011

Pensieri "astratti" sulla scuola pubblica

"[...] Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

Piero Calamandrei
*P. Calamandrei, 3° Congresso in difesa della Scuola nazionale (Roma,11 febbraio 1950).
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24 novembre 2010

"Insegnare è stato il mio mestiere..."

"[...] Insegnare è stato il mio mestiere, o meglio un aspetto del mio mestiere, accanto al lavoro di ricerca. Mi è capitato spesso di dire che insegnare mi piace ma imparare mi piace ancora di più. Considero l'imparare una delle grandi gioie della vita. Ho avuto la fortuna di imparare da persone diversissime, piene di qualità straordinarie; se mi volto indietro, la loro generosità e la loro diversità umana e intellettuale mi riempiono di commozione. E penso al meraviglioso disegno in cui Goya ha raffigurato un vecchione con la barba bianca che avanza faticosamente appoggiandosi a due bastoni, sovrastato da due parole: Aun aprendo, imparo ancora, sto ancora imparando. Goya pensava a se stesso, e io guardando quel vecchio mi riconosco in lui. Non si finisce mai di imparare. Ho imparato fuori dalla scuola, in maniera imprevedibile e in circostanze imprevedibili; e ho imparato dentro la scuola, dalle elementari in su, fino a ieri, quando ho lasciato formalmente l'insegnamento: perché, come si sa, gli insegnanti imparano dagli studenti, e viceversa. Quello che dico è banale, perché tutti imparano (l'homo sapiens non è l'animale che sa, è l'animale che sa imparare). Ma non è banale ricordare tutto questo oggi, in un'occasione così solenne, quando in tanti paesi, a cominciare da quello di cui sono cittadino, la scuola è diventata un'istituzione fragile e minacciata - dalla miopia della classe politica, in primo luogo, ma anche dall'attenzione assolutamente inadeguata dell'opinione pubblica. Ho detto miopia: ma mi rendo conto di aver usato un termine improprio. Certo, tagliare gli investimenti destinati all'istruzione, in un mondo in cui l'istruzione è (e sempre più sarà) il bene più prezioso per lo sviluppo di una società, è un gesto miope, che va contro gli interessi del paese: un gesto, diciamolo senza infingimenti, che lo condanna fin d'ora a una sicura decadenza. E tuttavia quest'argomentazione è insufficiente e va respinta, perché di fatto scende sul terreno che vuole combattere, accettando l'idea, così spesso data per scontata, che l'istruzione e la trasmissione del sapere siano beni soggetti alla legge di mercato, al meccanismo della domanda e dell'offerta. Allora mi correggo: non si tratta di miopia, o comunque non solo di miopia. Che cosa ispira l'attacco (perché di attacco si tratta) all'istruzione pubblica: malizia o matta bestialitate? si chiederanno i lettori di Dante. Forse entrambe, chissà.
La mia generazione ha fatto in tempo ad essere coinvolta nella straordinaria tecnologia che ha trasformato la trasmissione e l'apprendimento del sapere: Internet. Qualcuno ha detto che Internet è uno strumento di democrazia. Presa alla lettera, quest'affermazione è falsa. Bisogna aggiungere: è uno strumento di democrazia potenziale. Il motto di Internet è riassumibile nelle parole, paradossali e politicamente scorrette, pronunciate da Gesù: «a chi ha sarà dato» (Matteo, XIII, 12). Per navigare in Internet, per distinguere le perle dalla spazzatura, bisogna avere già avuto accesso alla cultura - un accesso che di norma (parlo per esperienza personale) è associato al privilegio sociale. Internet, che potenzialmente potrebbe essere uno strumento in grado di attenuare le disparità culturali, nell'immediato le esaspera. La scuola ha bisogno di Internet, certo; ma Internet, per essere usato secondo le sue potenzialità (diciamo realisticamente: secondo un milionesimo delle sue capacità) ha bisogno di una scuola pubblica che insegni davvero.". -
 Carlo Ginzburg

*discorso pronunciato in occasione dell'assegnazione del Premio Eugenio Balzan 2010 (estratto da "Liberazione", 21 novembre 2010).

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20 maggio 2010

Edoardo Sanguinetti


[...] Vedilo, il Mondo: a Genova é Raccolto
Un po 'a replicarne la psiche e Il Volo ".

Edoardo Sanguinetti
1930-2010






Purgatorio de l'Inferno, 10
Questo è il gatto con gli stivali, questa è la pace di Barcellona

fra Carlo V e Clemente VII, è la locomotiva, è il pesco
fiorito, è il cavalluccio marino: ma se volti pagina, Alessandro,
ci vedi il denaro:
questi sono i satelliti di Giove, questa è l'autostrada
del Sole, è la lavagna quadrettata, è il primo volume dei Poetae
Latini Aevi Carolini, sono le scarpe, sono le bugie, è la scuola di Atene, è il burro,
è una cartolina che mi è arrivata oggi dalla Finlandia, è il muscolo massetere,
è il parto: ma se volti foglio, Alessandro, ci vedi
il denaro:
e questo è il denaro,
e questi sono i generali con le loro mitragliatrici, e sono i cimiteri
con le loro tombe, e sono le casse di risparmio con le loro cassette
di sicurezza, e sono i libri di storia con le loro storie:
ma se volti il foglio, Alessandro, non ci vedi niente.

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29 gennaio 2010

La vocazione dell'Università

Discorso del Rettore Ivano Dionigi 
per l'inaugurazione dell'.a.a. 2009-2010
dell'Università degli studi di Bologna

"[.....] Ma la deontologia universitaria ci richiede un secondo livello di responsabilità formativa.Se è vero che l’Università è l’antidoto al videoanalfabetismo imperante, il contraltare di certa modernità frettolosa e affannata, il luogo naturale che forma la classe dirigente di un Paese – e questo noi dobbiamo e vogliamo essere per storia e vocazione, perché comunità di studiosi e persone autonome e libere – allora siamo sollecitati da stili e percorsi vincolanti: che chiamerei i fondamentali.
Ne segnalo tre:
1. la parola. Intendo il rigore non solo nei contenuti disciplinari ma nel metodo e nella stessa espressione linguistica. Noi dobbiamo recuperare una vera e propria ecologia linguistica. Parlare bene – come diceva Platone - oltre a essere una cosa bella in sé, fa bene anche all’anima. Questo riguarda sia i più lineari e univoci scienziati che i più metamorfici e polisemici umanisti. In aula, in sede di tesi e di esami, negli Organi Accademici parliamo bene. All’Università bisogna parlare bene. Torna attuale il grido di Sallustio: “abbiamo perduto il valore reale delle parole”. Siamo a rischio di una Babele linguistica. Perché? Perché usiamo vocaboli vuoti, astratti, cadaverici; e non parole che aderiscono alla realtà, alla conoscenza, al sapere, alla competenza, alla loro anima (sì, perché le parole hanno anch’esse un’anima!);
2. la memoria. La dimensione temporale (Agostino direbbe il “palazzo della memoria”). Ossessionati dal provincialismo di spazio e illusi che a renderci contemporanei basti navigare in crociera o in internet, noi non ci curiamo di un provincialismo ben più affliggente: “il provincialismo di tempo”, per cui crediamo solo a ciò che vediamo e subiamo la dittatura del presente: credendo che il mondo sia proprietà esclusiva dei vivi, una proprietà di cui i morti “non detengono azioni” (Eliot). Siamo legati gli uni agli altri. Non siamo isole: “siamo invece tutti penisole, per metà attaccate alla terraferma e per metà di fronte all’oceano” (Amos Oz). Con lo sguardo rivolto contemporaneamente avanti e indietro.
3. il ritorno al reale. Noi tutti oggi soffriamo per deficit di consapevolezza, per mancanza di pensiero, per orgia di apparenza. Il reale non ci è né vicino né familiare né amico.
Noi professori – mediatori del sapere e dei saperi, gelosi della libertà e autonomia del pensiero, estranei all’intrattenimento e allo spettacolo – dobbiamo spiegare ai più giovani la bellezza e la durezza della realtà, dello studio, del lavoro, della vita: il discrimine tra la vacanza e il lavoro, tra la ricreazione e l’impegno, tra “stare al mondo e vivere” (Seneca). Oltre la doxa (il “così fan tutti”, il “così pensano tutti”), c’è “il sapere scientificamente fondato” (l’episteme). Noi - per dirla con Nietzsche - vogliamo formare cittadini e non semplicemente “utili impiegati”. Questo significa essere Maestri. Siamo tutti consapevoli che un nostro atteggiamento errato o corretto può essere decisivo per la vita di uno studente: per una sua scelta o fortunata o fallimentare. Nei nostri rapporti, al di là dei ruoli, delle differenze, della usurante quotidianità, della fatica di vivere, in gioco c’è sempre un individuo, una persona, un miracolo vivente (lo sanno bene i Colleghi della Facoltà Medica, sempre divisi tra l’anonimato della malattia e l’identità del malato; ma questo riguarda tutti noi).
A noi Professori si chiede di essere autorità non solo formativa e scientifica ma anche morale.
La crisi è economica, perché politica; politica, perché culturale; culturale, perché morale. Abbiamo infiniti indicatori e tecnicismi, ma non sappiamo chi siamo; come i grammatici di Agostino i quali si accanivano nel disquisire se si dovesse pronunciare omo oppure homo, ma intanto ignoravano chi fosse l’uomo.
Questo è compito dei Maestri i quali, come i grandi attori, calato il sipario, sanno uscire di scena; e, come il sole, dopo aver illuminato e riscaldato, sanno tramontare.
Sulla voce studenti siamo tutti inadempienti.
Si può cominciare col dire che questo Paese ha disatteso quell’art. 34 della Costituzione; e finire col dire che c’è emergente un “problema scuola". [....]".
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30 novembre 2008

Impara a scegliere....

“Tu entri in Università come persona, e incontri docenti e ricercatori che sono persone, esattamente come te; cioè individui particolari e diversi, singolari nel loro carattere, alcuni anche provvisti di idiosincrasie non del tutto apprezzabili. E’ normale. [...] Però tu dici vanno bene le differenze; non vanno bene i professori assenteisti, arroganti, disattenti nella lettura delle tesi, poco disponibili ad aiutare gli studenti, scarsamente produttivi dal punto di vista scientifico [...] Allora tu protesta con quanta voce hai in corpo, segui tutte le strade che ti sembrano percorribili. Ma nel frattempo impara a scegliere. Ci sono professori per i quali l’intelligenza di un allievo costituisce un dono a cui può valere la pena di dedicare un impegno disinteressato. Se sei intelligente non farai fatica a trovarli”.

Luisa Muraro,
Lettere dall’Università,
Napoli, Filema,1996, p.220.

02 settembre 2008

Inutile vanità

"[...] ma mi secca, perché tutti i professori e tutti gli scrittori sono soliti esagerare. la materia di cui essi si occupano, a sentirli, è sempre la più importante di quante altre sono al mondo per una ragione o per l'altra [...]. La vera scienza è solidale, è un'opera collettiva." (Lorenzo Paolo Ferrari, Genova 1902)

* (cit. in Luciana Garibbo, Politica, amministrazione e interessi a Genova 1815-1940, FrancoAngeli, Milano, 2000, p. 242).

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