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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

27 marzo 2022

Non possiamo saperlo


Non possiamo saperlo. Nessuno l'ha detto.
Quattro sedie spagliate e una vecchia ciabatta
Rosicchiata dai topi. C'è caso che Dio sia un topo
E che scappi a nascondersi appena arriviamo.
E c'è caso che invece sia la vecchia ciabatta
Rosicchiata e consunta. Non possiamo sapere.
Forse Dio ha paura di noi e scapperà, e a lungo
Per indurlo a tornare. Da un punto lontano
Della stanza lui ci fisserà immobile.
E potremo vederlo soltanto col microscopio,
Minuscola ombra azzurra sul vetrino, minuscola
Ala nera perduta nella notte del microscopio,
E noi là in piedi, muti, sospesi a guardare.
Forse Dio è grande come il mare, e spumeggia e tuona.
Forse Dio è freddo come il vento d'inverno,
Forse ulula e romba come un rumore assordante,
E dovremo portare le mani alle orecchie,
Agghiacciati e tremanti, rimpiattendoci al suolo.
Non possiamo sapere com'è Dio. E di tutte le cose
Che vorremmo sapere, è la sola veramente essenziale.
Forse Dio è noioso, noioso come la pioggia,
E quel suo paradiso è una noia mortale.
Forse Dio ha gli occhiali neri, una sciarpa di seta,
Due volpini al guinzaglio. Forse ha le ghette,
Sta seduto in un angolo e non dice parola.
Forse ha i capelli tinti, ha una radio a transistor,
Non possiamo sapere. Nessuno sa niente.
Forse appena arrivati ci manda allo spaccio
A comprargli del pane e salame ed un fiasco di vino.
E quel suo paradiso è la solita musica,
Svolazzare di veli, di piume, di nuvole,
Un odore di gigli recisi, una noia di morte,
E ogni tanto una mezza parola per passare il tempo.
Abbandonati al sonno ad un tavolo d'osteria.
Forse Dio non ha tempo. Ci dirà di andarcene
E tornare più tardi. Noi andremo a passeggio;
Siederemo su di una panchina a contare i treni che passano,
Le formiche, gli uccelli, le navi. A quell'alta finestra,
Dio s'affaccerà a guardare la notte e la strada.
Forse Dio è noioso, noioso come la pioggia
Noi dovremo chiamarlo e chiamarlo coi nomi più dolci
Non possiamo sapere. Nessuno lo sa.
C'è anche caso che Dio abbia fame e ci tocchi sfamarlo,
Forse muore di fame, e ha freddo, e trema di febbre,
E dovremo correre in cerca di latte e di legna,
E telefonare a un medico, e chissà se subito
Troveremo un telefono, e il gettone, e il numero,
Nella notte affollata, chissà se avremo abbastanza denaro".
Abbandonati al sonno ad un tavolo d'osteria.
Forse Dio non ha tempo. Ci dirà di andarcene
E tornare più tardi. Noi andremo a passeggio;
Siederemo su di una panchina a contare i treni che passano,
Le formiche, gli uccelli, le navi. A quell'alta finestra,
Dio s'affaccerà a guardare la notte e la strada.
Non possiamo sapere. Nessuno lo sa.
C'è anche caso che Dio abbia fame e ci tocchi sfamarlo,
Forse muore di fame, e ha freddo, e trema di febbre,
Sotto una coperta sudicia, piena di cimici,
E dovremo correre in cerca di latte e di legna,
E telefonare a un medico, e chissà se subito
Troveremo un telefono, e il gettone, e il numero,
Nella notte affollata, chissà se avremo abbastanza denaro.
Abbandonati al sonno ad un tavolo d'osteria.
Forse Dio non ha tempo. Ci dirà di andarcene
E tornare più tardi. Noi andremo a passeggio;
Siederemo su di una panchina a contare i treni che passano,
Le formiche, gli uccelli, le navi. A quell'alta finestra,
Dio s'affaccerà a guardare la notte e la strada.
Non possiamo sapere. Nessuno lo sa.
C'è anche caso che Dio abbia fame e ci tocchi sfamarlo,
Forse muore di fame, e ha freddo, e trema di febbre,
Sotto una coperta sudicia, piena di cimici,
E telefonare a un medico, e chissà se subito
Troveremo un telefono, e il gettone, e il numero,
Nella notte affollata, chissà se avremo abbastanza denaro.
Forse Dio è piccolo come un granello di polvere,
Sotto una coperta sudicia, piena di cimici,
E si abbronza le gambe sul tetto d'un grattacielo.
Forse Dio sono due, una coppia di sposi
Abbandonati al sonno ad un tavolo d'osteria.
Forse Dio non ha tempo. Ci dirà di andarcene
E tornare più tardi. Noi andremo a passeggio;
Siederemo su di una panchina a contare i treni che passano,
Le formiche, gli uccelli, le navi. A quell'alta finestra,
Dio s'affaccerà a guardare la notte e la strada.
Non possiamo sapere. Nessuno lo sa.
C'è anche caso che Dio abbia fame e ci tocchi sfamarlo,
Forse muore di fame, e ha freddo, e trema di febbre,
Sotto una coperta sudicia, piena di cimici,
E dovremo correre in cerca di latte e di legna,
E telefonare a un medico, e chissà se subito
Troveremo un telefono, e il gettone, e il numero,

Nella notte affollata, chissà se avremo abbastanza denaro.
Forse là non c'è altro che una rete sfondata,
E dovremo correre in cerca di latte e di legna,

Natalia Ginzburg

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"Non possiamo saperlo ..." eppure, se ci pensiamo bene, lo sappiamo che Dio è la vita stessa di ogni Persona (unica ed irripetibile ad immagine di Dio, appunto) o quel che in ogni lingua e in ogni cultura chiamiamo "Dio" identificando in essa la sacralità della vita.

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24 marzo 2022

L'autorità

 

"L'autorità proviene non dalla forza, ma dalla coscienza dei valori e dei beni che essa è chiamata a garantire, valori e beni che debbono essere preziosi per tutti, ma supremi per chi questa autorità è chiamato a rappresentare e ad esplicare".
Carlo Milan 
9 maggio 1974

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12 marzo 2022

Pace e Guerra

Pace è il terreno in cui coltivare e testimoniare le liberta. Per questo ogni prevenzione contro la guerra dovrebbe svolgersi con i metodi della pace, molto prima che esploda il rischio imminente del conflitto.
mm

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07 marzo 2022

8 Marzo: Mamme coraggiose

 Dalle Lettere di Etty Hillesum (Adelphi, 1990, p.136):

"E ora con quello stesso vestito se ne va in Polonia, tre giorni di viaggio con sette figli. Io parto con sette figli, e loro devono ben avere una mamma coraggiosa".

Etty Hillesum, alla fine di agosto 1943, descriveva in molte pagine la partenza del treno dall'Olanda verso la Polonia, il suo viaggio di deportata tra deportati "braccati a morte attraverso l'Europa". In questi giorni noi vediamo in tv e sui nostri cellulari immagini di donne, madri, con figli di ogni età, costrette a decidere di incamminarsi verso occidente per sfuggire ai bombardamenti, al massacro dell'Ucraina e non si può distogliere lo sguardo da questo fiume di donne e bambini che nel xxi secolo cerca la salvezza di stazione in stazione, sfinite e schiacciate senza più spazio attorno. Perchè questa è la guerra tutta nei pensieri e negli occhi di "Mamme coraggiose".

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