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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

25 maggio 2008

Cherùt - Libertà

Il titolo di questo blog è ancorato ad un articolo di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001.


Amos Luzzatto
Il valore della Libertà il rispetto della Legge
"La Repubblica", 15 aprile 2001


Credo di interpretare i sentimenti di tutti gli ebrei italiani facendo giungere il mio augurio personale e quello della Comunità che rappresento pro tempore a tutti gli italiani, a tutti i nostri concittadini che condividono con noi ansie e preoccupazioni ma anche intenzioni e speranze. La Pasqua cristiana, che giunge quest'anno a conclusione degli otto giorni delle festività pasquali ebraiche, ci spinge a fare alcune brevi considerazioni. Esse sono centrate su due parole chiave ebraiche: la prima è la parola cherùt, che vuol dire “libertà”. È certo che la festività ebraica commemora ed esalta la liberazione di un popolo intero dal giogo della schiavitù. Non si tratta certamente di un evento secondario nella storia dell'umanità, se ancora ai nostri giorni esso si rivela a tal punto attuale da essere in grado di mobilitare le coscienze e di indurre a sacrifici tutti coloro che vogliono ottenere la libertà quando viene loro negata e difenderla ardentemente quando viene minacciata. Ma la tradizione ebraica non fa della libertà, di qualunque forma di libertà, un valore assoluto. La liberazione dall'Egitto è seguita immediatamente (si potrebbe anche dire che essa ha lo scopo preciso) dalla tappa del Monte Sinai, che rappresenta l'accettazione della legge, di una disciplina, la sottomissione a determinati vincoli, a obblighi sia positivi che negativi. Non vi è contraddizione in tutto questo? La libertà non parrebbe in contrasto con il concetto stesso di vincoli? Non si tratta forse di una libertà che nega se stessa nel momento stesso in cui si afferma? Anche questa domanda pare essere di scottante attualità, tanto da farsi spesso, più che un problema di storia, un frammento di cronaca dei nostri tempi. I Maestri ebrei dell'antichità citavano il versetto del libro del Levitico (32, 16) che suonava: “E lo scritto era scritto di Dio, inciso sulle Tavole”. Si parla evidentemente delle Tavole della Legge e dei Dieci Comandamenti, pilastro e avvio di una legislazione nella quale i “vincoli” non mancano davvero. Ma la parola “inciso” suona in ebraico charùt, termine che si distingue per una sola vocale da cherùt, che abbiamo già detto significare “libertà”. E in una lingua dalla scrittura solo consonantica come quella ebraica, le due vocali possono essere facilmente interscambiate. “Non si deve leggere -dicono pertanto i Maestri - inciso sulle Tavole, bensì “la libertà è sulle Tavole”. In altre parole: è proprio la legge quella che dà la libertà. A pensarci bene, sembra una banalità: una società è libera se tutti i suoi membri godono della stessa libertà; e a garanzia di questi “tutti” c'è, appunto, la legge (che vale, egualmente per tutti). Ma è tanto poco banale che ne discutiamo ancora, dopo millenni. La seconda parola chiave ci spiegherà meglio il concetto. Essa è ger, che significa approssimativamente “un forestiero che risiede per un tempo più o meno lungo nel territorio, che non possiede terre ma che vive del proprio lavoro”. In tutta la Bibbia, ger rappresenta (come le vedove e gli orfani cui è parificato) una categoria debole, che sarebbe alla mercé dei più forti, dei “liberi” cittadini, che dovrebbe subire umiliazioni e discriminazioni se non intervenisse la Legge per proteggerlo, vista la sua inferiorità obiettiva. “Il ger sia per voi come uno dei vostri cittadini. Tu lo amerai come te stesso, poiché anche voi siete stati gerim in Terra d'Egitto” (Levitico 19, 34). Troppe volte la libertà non è stata intesa come libertà per sé e per il proprio prossimo. Troppe volte è stata trattata come se fosse un bene da acquisire per colui che dispone dei mezzi per farlo. Allora la libertà si trasforma nel diritto di esercitare il potere; e in questo caso è sempre il diritto dei pochi nei confronti dei molti. Viviamo dunque questa ricorrenza festiva con serena consapevolezza. Dai tempi più antichi, essa ci ricorda che cosa sia o debba essere una società umana matura; una società che difende la libertà nel rispetto e nel sostegno dei più deboli. E che accetta e riconosce dei doveri, che spetta alla legge sancire, delle regole che il nostro senso morale c'impone di accettare.

1 commento:

Simona ha detto...

Luzzatto, Calvino, "Una giornata particolare", la cultura ebraica... sono capitata qui e mi sono sentita a casa.
Un saluto. Simona

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