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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

17 giugno 2008

Genova

Maurizio Maggiani
La bellezza di Genova, un bene di tutti
"Il Secolo XIX", 4 maggio 2006

Sa, signor Bellantuoni, sarebbe stato assai più civile e conforme a onesta parola di verità, se lei avesse fatto nome e cognome dell’uomo, o degli uomini, pubblici - e dunque pubblicamente responsabili - che da lei interpellato/i sul bene pubblico avrebbero risposto con la delirante affermazione da lei riportata. Io, sinceramente,
non oso credere che ci sia un amministratore della città di Genova che possa aver detto quelle cose. Anzi, sono portato a credere che lei si sia risparmiato di chiedere, avendo già la sua risposta confezionata dalla sua personale attrezzatura ideologica. Se è così, non va mica tanto bene, caro Bellantuoni.
La diuturna fatica dei probi cittadini per estorcere parole di verità ai politici è la più bella prova di viva democrazia; se ci si mettono i cittadini a inventare discorsi da mettere loro in bocca, allora siamo definitivamente fregati.
Nel contesto da lei enunciato, poi, le dirò che non sono affatto d’accordo. La bellezza è un bene di tutti e da tutti agognato. Dai borghesi e dai proletari, dai lumen borghesi e dai lumen proletari, dai principi e dai contadini. La bellezza della città è la bellezza
di tutti i cittadini, e tutti ne vanno fieri appena la intravedono.
Non credo che fosse causata dalla greve ignoranza e dall’intrinseca sporcizia degli operai dell’Ansaldo se, per quarant’anni, via San Lorenzo è stata lo schifo che è stata, e il giorno dopo la sua nuova vita di bellezza c’era tutta Genova - operaia e principesca, mercantile e bottegaia, impiegatizia e studentesca, nulla facente e nulla tenente - con il naso all’insù a godersela, come fosse stata la neonata figlia sua, figlia di tutti. Io vivo a Genova non perché ci sono nato, ma perché l’ho scelta. E l’ho scelta per la sua bellezza che non mi pare sia deturpata, così come a lei sembra. Forse mi accontento di poco, forse, essendo nato da volgari contadini, non vedo la sporcizia. Non ne vedo abbastanza, almeno, da sentirmene sommerso. Genova non è Copenaghen, lo so e lo vedo, ma mi pare che si erga ancora viva dalle sue sporcizie. E non dispero che chi la amministra, e chi la amministrerà, sappia lavorare per qualche milione di piccole cose in nome della bellezza diritto di tutti.

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