"L'Unità", 11 settembre 2008
Caro Direttore,
il 26 aprile 1945 alcuni ebrei di origine francese, austriaca e non so che altro, fra cui i Futterman, padre e figlio diciottenne, furono fucilati sotto un ponte del fiume Stresa, a Cuneo. Furono i repubblichini di Salò a farlo, non gli spregevoli nazisti. Si può immaginare la vita da braccati, terrorizzati, aggrappati giorno per giorno solo alla speranza di arrivare a vedere il tramonto, poi la notte, poi di nuovo l’alba che devono avere fatto quei poveri disgraziati - per anni ! - colpevoli solo di essere etnicamente ’sbagliati’.
Forse è opportuno ricordare di nuovo la data, il 26 aprile 1945, guerra finita, perchè si capisca bene l’ardore e la passione che i bravi ragazzi di Salò mettevano nella difesa della Patria dai banditi, anche se a me viene ancora da pensare che in loro e nelle loro scelte non c’è niente, ma proprio niente, cui rendere omaggio.
L’Italia ’nata dalla Resistenza’ non è uno slogan un po’ abusato; è la definizione di un’identità nazionale, profonda, definita, precisa che ha un significato altrettanto preciso: si può dire di No a scelte infami e inumane. Si può rifiutare l’orrore. Ci si può opporre. Per questo penso che non si possa davvero ritenere rispettabile l’ opinione di ministri e sindaci così nostalgicamente farneticanti.
Fabio Della Pergola
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