"I musei sono necessari ai Paesi quanto le scuole e gli ospedali. Educano, a volte, più delle aule e, soprattutto, in un modo più sottile, privato e duraturo rispetto a quello che ci viene offerto dai maestri. E anch’essi curano non i corpi, ma le menti dalle nebbie dell’ignoranza, del pregiudizio, delle superstizione e da tutte le malattie che impediscono agli esseri umani di comunicare tra loro e li esasperano e li spingono a uccidersi. I musei sostituiscono la visione piccina, provinciale, meschina, unilaterale, campanilistica della vita e delle cose con una visione ampia, generosa, plurale. Affinano la sensibilità, stimolano l’immaginazione, educano i sentimenti e risvegliano nelle persone uno spirito critico e autocritico. Il progresso non vuol dire solo molte scuole, molti ospedali e molte strade. Vuol dire anche, e forse soprattutto, quel sapere che ci rende capaci di cogliere la differenza tra il bello e il brutto, l’intelligenza e la stupidità, il buono e il cattivo, l’accettabile e l’inaccettabile, che chiamiamo cultura. Nei paesi in cui ci sono molti musei la classe politica è, di solito, più presentabile che nei nostri e, lì, non è così frequente che i governanti dicano o facciano idiozie."
Mario Vargas Llosa
"La Stampa", 8 marzo 2009
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