"[...] non eravamo ancora così rotti al mestiere da non desiderare di vedere il nostro lavoro compiuto. Anche se conoscevamo i limiti di quella politica e di quelle idee, e ne eravamo insoddisfatti, c’era tuttavia nel giornale qualcosa d’un oggetto d’arte, ogni giorno diverso, che aveva in sé un valore, qualcosa della sorpresa che è nelle cose che si fanno con le mani: nelle case, nelle pitture, nei libri. Quando, a notte alta, vedevamo uscire i fogli dalla rotativa, come colombe bianche che prendono il volo, con un gran sbattere d’ali, dalla colombaia, ci pareva ancora di assistere, come la prima volta, a un piccolo miracolo quotidiano".
Carlo Levi, L'Orologio, Torino, Einaudi, 1950).
(a proposito della redazione romana del quotidiano "Italia libera", 1945).
Carlo Levi, L'Orologio, Torino, Einaudi, 1950).
(a proposito della redazione romana del quotidiano "Italia libera", 1945).
*su L'Orologio di Carlo Levi cfr. Labirinti di lettura. La riforma intellettuale e morale degli italiani attraverso una o tre letture, a cura di PierLuigi Albini (Associazione Lupo nella steppa)
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