"[...] Slogan dopo slogan, per vent'anni il nostro mondo è stato semplificato, e popolato di opposizioni paranoiche, di scontri mortali fra il Medesimo e l'Altro, tra il Bene e il Male. Le nostre intellìgenze temono di non avere più parole capaci di rompere il silenzio in cui sono cadute le nostre coscienze. Tutte le parole che non dicono odio, e che non ne producono, ci paiono svuotate, divorate dalla macchina della paura. Occorre tornare a parlare, a dire. Prima di tutto, occorre tornare a dire no: no all' ovvio tragico che ci sta attorno, no alla pigrizia di slogan che passano per pensiero, no alla riduzione di esseri umani a mostri, no alle misere ideologie della comunità etnica e del plaudente "pubblico dei cittadini". Poche cose sono laiche come questa piccola parola, che più d'una volta sa rimettere in cammino il mondo. C'è la forza della disobbedienza, del no. Certo non tutti i disobbedienti sono laici, ma non si è laici se non si è in grado di disobbedire. Nella capacità di dire no - e non temer di perdere padroni e appartenenze - in questa capacità, dunque sta il segreto di ogni libertà, di quella intellettuale e morale prima fra tutte. [...].
A noi tocca ora la responsabilità di scegliere tra la resa a una politica che si regge sulla paura - e di cui si ha motivo di aver paura - e la pratica rinnovata e coraggiosa di una politica che si apra alle speranze. La paura e le speranze, appunto: la prima è unica, compatta; le seconde sono plurali, come plurali sono gli esseri umani e le loro differenze. Se della paura sono padroni i semplificatori assolutisti, delle nostre speranze siamo noi i costruttori."
Roberto Escobar
*R. Escobar, La paura del laico, Bologna, Il Mulino, 2010, pp. 103-105.
*link alla puntata di Fahrenheit di Radio3 del 1° luglio 2010 dedicata alla presentazione del libro La paura del laico [ascolta].
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