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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

08 gennaio 2011

La scomparsa della memoria

"Il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio di fine anno, ha fortemente sottolineato come, senza memoria del proprio passato, un Paese— l’Italia— non abbia futuro. Giusto richiamo al senso che devono avere le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, soprattutto per capire «il decisivo avanzamento» e insieme i problemi aperti dal processo di unificazione. Il richiamo alla memoria, al suo valore non solo conoscitivo, ma etico e civile, è fondamentale. Purtroppo, nel panorama attuale, non è solo la memoria storica, diremmo collettiva, che rischia di venir meno: anche la memoria come facoltà individuale di ricordare, di costruire la propria cultura, la propria identità, si è venuta perdendo. Forse da quel ’ 68 di cui non abbiamo ancora finito di scontare le pulsioni irrazionali: cominciò allora la lotta contro la memoria, cancellandola anzitutto— grazie ai pedagogisti di quella generazione — dalla pratica scolastica. Imparare a memoria fu denunciato e abolito come prassi autoritaria e repressiva: oggi, il caso è esemplare, in tutto il percorso delle scuole elementari e medie, non si imparano più a memoria i grandi testi letterari, soprattutto poetici, creando nei processi formativi e nella costruzione del nostro sapere un vuoto che diviene più tardi incolmabile. La polemica contro l’imparare a memoria ha travolto anche tutto quel complesso di conoscenze (bollate come «nozionismo» ) che ci legano alla nostra storia. Dimenticando che sapere è ricordare, si è rinunciato non solo a tutto un patrimonio di riferimenti fondamentali (perché ricordare nomi, eventi, date appare repressivo), ma anche al piacere di recitare e ripercorrere fra sé e sé testi esemplari, quelli che hanno accompagnato la storia dell’umanità e la formazione stessa dell’identità italiana e che sono — o dovrebbero essere — una componente essenziale dell’esperienza culturale e civile di ognuno. Mentre qualcuno pensa di poter sostituire la memoria elettronica alla nostra esperienza interiore, si è perduto anche quello che può costituire non solo una ricchezza di cui nessuno ci può espropriare, ma il rifugio ultimo della nostra vita quotidiana, l’estrema via d’uscita dalle situazioni più disperate. Nessuno oggi sembra capire la forza della memoria, il suo potere liberatorio: quello che fu vissuto da Primo Levi quando— compiendo una pesante corvée nel campo di sterminio ove era prigioniero — trovò ancora la forza di continuare recitando a memoria, a voce alta perché lo ascoltasse e in parte lo capisse il suo compagno Pikolo, il dantesco canto di Ulisse: allora «per un momento ho dimenticato chi sono e dove sono» , cogliendo, scrive, «nell’intuizione di un attimo, forse il perché del nostro destino, del nostro essere oggi qui»."
Tullio Gregory


*T. Gregory, La scomparsa della memoria,  "Corriere della Sera", 5 gennaio 2011.

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