"[...] guardava fuori, non rifletteva né pietà, né piacere né stupore, e neppure collera o interesse. Lo spettacolo lo lasciava indifferente ... Non é colpa sua, non è stato lui a prendere la decisione. Lui non é né ebreo né contro gli ebrei: un semplice spettatore, ecco cos'é. Per sette giorni il grande cortile della vecchia sinagoga si riempì e si vuotò. Lui in piedi dietro le tende, guardava. I gendarmi colpivano donne e bambini: lui non batteva ciglio. Tutto ciò non lo riguardava. Non era né vittima né carnefice: spettatore, ecco cos'era. Voleva vivere tranquillo, lui" [...] Lo Spettatore non applaude, non protesta: la sua presenza è evasiva, l'impegna meno dell'assenza. Non dice né si nè no. Non dice niente. Lui è là, è come se non ci fosse. Peggio: agisce come se noi non fossimo là".
Elie Wiesel
*E.Wiesel, "La città della fortuna", Firenze, Giuntina, 1990, pp. 152-180 ("Diaologo con lo spettatore della casa di fronte alla Sinagoga").
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