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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

16 agosto 2020

In direzione ostinata e contraria

"Sono nato a Praga il 12 maggio 1947, in un quartiere residenziale sulle rive della Moldava. Mio padre Karel era un primario dell’ospedale di Praga, mia madre Kvetuscia Vycpalek era una casalinga.
A 20 anni mio padre mi suggerì di lasciare il paese, a causa dell'insurrezione politica, la cosiddetta "Primavera di Praga".
Così mi trasferì a casa di mio zio Cestmir in Sicilia, nell'estate del 1968 insieme a mia sorella Jarmila.
Da quel momento l'Italia diventò la mia casa, qui ho conosciuto mia moglie Chiara, con lei ho avuto due figli, Karel ed Andrea.
Non vedo altri modi di divertirmi se non col calcio. Al cinema non vado più da quando hanno vietato di fumare, in panchina senza una sigaretta resisto per due ore e mi diverto ancora quando alla mia squadra riesce qualche azione, qualche bella giocata.
Pagai cara quella dichiarazione: "Il calcio deve uscire dalle farmacie" e "il sistema non ci voleva”. Da lì la mia carriera prese una direzione diversa. Potevo allenare il Milan, l’Inter o il Real Madrid, però per me non è mai stato importante dove allenare: Licata, Foggia o Pescara, nella mia idea di calcio hanno lo stesso valore del Real o del Barcellona.
Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole.
Oggi il calcio è cambiato. Per i giocatori il calcio è diventato un lavoro e non più passione. Grazie alle nuove tecnologie sono più "acculturati", ma telefonini e internet li rendono più distratti, anche in campo. Non hanno più la voglia di divertirsi e di allenarsi per migliorare.
Ecco perché non voglio più allenare a certi livelli. L'amore per il calcio però resta uguale, senza non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire.
Nella mia carriera non ho vinto niente, ma non ricordo altri che hanno conquistato titoli allenando Foggia, Licata o Pescara. Di sicuro con me i presidenti, anche di Lazio e Roma, non hanno mai perso soldi. Anzi, siccome il calcio è diventato un business con me hanno pure guadagnato parecchio. Sono stati tanti i giovani che ho lanciato. Sono rimasto un allenatore a cui piace ancora correggere il giovane che inizia a fare calcio. Il successo più grande per me è sempre stato veder crescere bene un giovane".
Zdenek Zeman

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