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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

08 giugno 2008

La stupidità

Vittorino Andreoli
Stupidità, la peste di oggi

"La Stampa", 21 aprile 2005

Nessuno si chiede se un’ape sia intelligente oppure no, se una formica o un coleottero siano stupidi. E si tratta di specie che hanno una lunga storia sulla terra: le tartarughe e gli elefanti hanno visto l’arrivo dell’uomo quando già calpestavano questo mondo da molte migliaia di anni. Verrebbe da sorridere di fronte a uno che accusasse di stupidità una farfalla o la proclamasse sapiente. Si è pensato a macchine straordinarie ma concluse, incapaci di creatività, insomma prive di intelligenza. Nell’uomo sapiens-sapiens l’intelligenza giunge a sovvertire gli imperativi della specie, stampati nel codice genetico e, quindi, uno può suicidarsi o uccidere un esemplare della propria famiglia. Secondo questo criterio, da una parte si potrebbero mettere le specie viventi non intelligenti ma perfette e dall’altra parte l’uomo, intelligente ma sommamente imperfetto. La fuga del gene è una fuga dalla perfezione e ce se ne allontana sia con un gesto innovativo, sia con uno distruttivo. Al di fuori della perfezione c’è l’errore e la specie umana ne è certamente la massima espressione. Aver applicato lo schema intelligenza-stupidità ha permesso una lettura dell’evoluzione completamente opposta a quella che avremmo se si applicasse lo schema perfezione-difetto. In un caso risultiamo all’apice dell’evoluzione, nell’altro a un livello certamente basso. Era prevedibile che un criterio inventato dall’uomo fosse a lui benevolo e anzi che lo usasse persino per giudicare gli altri esseri viventi. Non sono affatto sicuro che l’intelligenza sia una considerevole acquisizione e non sono sicuro che un bilancio dei suoi effetti, tra negativi e positivi, sia per il vantaggio. Metterei su un piatto i versi poetici, ma sull’altro le guerre. Da un lato le raffinate espressioni amorose, dall’altro gli odî fratricidi. Nessun’altra specie vivente sa odiare come l’uomo e nessuna «belva» si è mai comportata come lui. Su un piatto della bilancia dovrei mettere il trapianto di cuore su un bambino, sull’altro tutti gli altri che vengono lasciati morire di fame. La specie umana ha introdotto tecnologie, si è servita di protesi che ha dapprima trovato in natura e poi inventato artificiosamente. E all’uso degli strumenti si accompagna la comunicazione che diventa simbolica fino ai linguaggi parlati e scritti. Un risultato straordinario, una moltiplicazione, una sommazione di capacità semmai già presenti in nuce in altre specie.
Insomma, andrebbe rivisitato con molta più prudenza il processo evolutivo nel suo insieme che ha autoassegnato all’uomo capacità e doti così speciali da farne il più alto rappresentante della vita sulla terra e da rendere accettabili tutte le sciocchezze che compie e che nessun essere «inferiore» mette in atto. Con un po’ più di prudenza l’uomo può apparire, come appare a me, un essere imperfetto e, in termini di intelligenza, uno stupido.
La stupidità massima si coniuga, l’abbiamo detto, con il potere, quando cioè l’uomo tende ad aumentare la propria avidità. Però la stupidità si è infiltrata ovunque, fino a obbligare la persona onesta e creativa a chiudersi nella cella del privato, in una stanza che ha il sapore di un carcere di massima sicurezza.Ci sono mafia e ’ndrangheta, ma anche i clan universitari, le famiglie intellettuali e industriali. Una società idiota. I più grandi emarginati del tempo presente sono le persone veramente intelligenti. Sullo scenario della vita si percepiscono solo le loro controfigure, sembrano intelligenti ma sono idioti. I travestiti della mente, dentro la testa hanno solo sterco. Come in un transessuale: si cerca il mons veneris e si trova un pene mostruoso.Gli intelligenti vivono male in questa società, ma sono pochi e insignificanti. Per il resto è una «città ideale», persino democratica, dove tutti sono egualmente idioti, ma nessuno se ne accorge e quindi si può cambiare il dizionario e dare la stessa definizione dell’intelligente all’idiota. La misura di tutte le cose è il denaro, questo amuleto delle civiltà evolute. Può tutto e ha dalla propria parte ogni divinità.La stupidità è endemica, come la più grave delle malattie infettive, come la peste. E’ la peste del tempo presente. Se uno è stupido si aggregherà con gli stupidi, si attornierà di idioti. Si attiva il meccanismo della selezione naturale: gli intelligenti sono segregati e uccisi psicologicamente, gli stupidi si moltiplicheranno come i topi, come i conigli. Genereranno bambini che la natura potrà anche aver dotato di capacità creative, ma diventeranno stupidi perché educati alla stupidità. Respireranno un’aria mefitica, che uccide la mente e rinvigorisce i muscoli e il tessuto cavernoso del pene che si erigerà sempre di più. L’intelligenza è una possibilità della biologia, non un imperativo, non una necessità. L’educazione sopprime ogni potenzialità e così crescono piccoli idioti che poi diventano grandi e ancor più idioti. I bambini più intelligenti muoiono perché appaiono, nel migliore dei casi, folli. Una società di idioti genera idioti che genereranno idioti.Persino gli strumenti tecnologici ne vengono colpiti: basti guardare la televisione, il cinematografo, i videogiochi. Oggetti stupidi a immagine e somiglianza di un uomo cretino che deve stare in video a mostrare il proprio mostruoso pene, l’unico organo vivente. Sul teleschermo si muovono tanti peni incravattati, rivestiti di griffe prestigise. Una società di idioti non può che avere una televisione idiota che li rassicuri, che permetta di identificarsi continuamente, di percepirsi come grandi. E così si programma il concorso per miss idiota, le sfide della stupidità, i quiz dell’ignoranza. E il televisore diventa il luogo della pornografia, la pornografia della stupidità, del gusto dell’orrido intellettivo, dell’osceno razionale, del voyeurismo ebete. Gli intellettuali balbettano dimenticandosi di essere degli attori di questo teatro dell’ipocrisia e della crudeltà. (...) Nella società del sembrare, una patacca brilla come un cristallo di Boemia, come un diamante del Transvaal. Una puttana si confonde con una vergine, un travestito con una miss. Solo l’idiota rimane idiota, con desideri idioti, con l’invidia da idiota, con l’arroganza dell’idiota, con la superbia degli stupidi.L’ho imparato da molto tempo: per essere felici bisogna essere idioti oppure maniacali, delirare fino a percepirsi dio. Se il fine dell’umanità è la felicità, allora questo tempo è in perfetta sintonia con l’evoluzione. Aumentando il sapere, aumenta il dolore: l’idiota non sa nulla ed è felice.

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Percorsi di lettura
Vittorino Andreoli, Dietro lo specchio. Realtà e sogni dell’uomo di oggi, Milano, Rizzoli, 2005

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