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Il titolo di questo blog è ancorato ad un editoriale di Amos Luzzatto pubblicato sulle pagine del quotidiano "La Repubblica" nel giorno di Pasqua del 2001 sotto il titolo "Il valore della Libertà il rispetto della Legge".

19 ottobre 2008

Pio XII e la Shoa

Mentre siamo di fronte ad un assalto alle regole dell'accoglienza e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo esplode una polemica tra il Vaticano e la comunità ebraica. Per smentire una volta per tutte la tesi secondo cui Pio XII sarebbe stato piuttosto inerte di fronte alle politiche di sterminio del nazismo (e del fascismo) basterebbe pubblicare finalmente il testo di tutti gli tutti gli interventi pubblici di quel papa sull'argomento, lettere ufficiali, dichiarazioni, tutti gli interventi radiofonici, manifestazioni di indignazione, appelli ecc. All'epoca il sistema mediatico era già ben organizzato e la consuetudine a conservare ogni tipo di documento era ben consolidata. Se dal 1945 ad oggi al Vaticano c'è imbarazzo è probabile che forse Pio XII si sia limitato a sussurrare con pochi intimi che forse Hilter esagerava, senza mai "gridare in modo forte e chiaro" contro quella empietà che si stava compiendo. Allora la didascalia nel museo dell'Olocausto a commento di una fotografia di Pio XII è corretta e doverosa e non deve essere modificata. E la comunità umana fa bene ad elevare una voce forte e chiara contro ogni ipotesi di santità per il papa che fu "spettatore silenzioso" (citando il protagonista vero de "La città della fortuna "di Elie Wiesel).
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Didascalia del ritratto papa di Pio XII nel museo dell'Olocausto di Gerusalemme

«La reazione di Pio XII all'uccisione degli ebrei durante la Shoah è una questione controversa. Nel 1933, quando era Segretario di Stato vaticano, si attivò per ottenere un Concordato con il regime tedesco per preservare i diritti della Chiesa in Germania, anche se ciò significò riconoscere il regime razzista nazista. Quando fu eletto Papa nel 1939, accantonò una lettera contro il razzismo e l'antisemitismo preparata dal suo predecessore. Anche quando notizie sull'uccisione degli ebrei raggiunsero il Vaticano, il Papa non protestò né verbalmente né per iscritto. Nel dicembre 1942, si astenne dal firmare la dichiarazione degli Alleati che condannava lo sterminio degli ebrei. Quando ebrei furono deportati da Roma ad Auschwitz, il Papa non intervenne. Il Papa mantenne una posizione neutrale per tutta la guerra, con l'eccezione degli appelli ai governanti di Ungheria e Slovacchia verso la fine. Il suo silenzio e la mancanza di linee guida costrinsero il clero d'Europa a decidere per proprio conto come reagire».
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