"[...] Siamo oggi, molto più che ai tempi di Bacon, in una società dell'immagine, ed è una constatazione sufficientemente realistica dire che oggi sembra che solo ciò che esiste a livello di immagine ha diritto di cittadinanza. Io credo che oggi, tra i requisiti per un cambiamento per un'alternativa civile, etica, sociale, una condizione di grande importanza sia quella di sfuggire alla frenesia e alla sudditanza dell'immagine. Credo, per esempio, che chi opera in politica ed in altri enti pubblici, sa benissimo che anche la migliore idea non serve se poi non viene riconosciuta o se più semplicemente viene deformata. La concorrenza sull'immagine e per l'apparire sulla stampa e sulla televisione fa parte quindi di un certo senso del mestiere. Credo però che una costruzione di alternativa sia possibile solo da parte da chi, non solo si sia appunto liberato dall'idolo del foro, cioè del denaro e del mercato, ma anche di questo dell'immagine. Altrimenti non c'è dubbio, e lo vediamo in questa fase politica, che tutto, tutto verrà sottoposto alla utilizzabilità sul piano dell'immagine, della spettacolarità, della finzione, insomma della non-verità.
Sostanzialmente quindi, se si vuole lavorare in un cambiamento, occorrono ambiti, persone, comunità che in qualche modo incoraggino anche chi sia stanco della dittatura dell'immagine, cioè che incoraggino per esempio chi non è servo dell'immagine televisiva o della stampa, sia che si tratti di magistrati o che si tratti di vescovi, sia che si tratti di sportivi o che si tratti di medici. Sappiamo che nel momento in cui l'esercizio di una funzione, l'esercizio di una partecipazione civile o di qualunque altra cosa, si svolge sotto il condizionamento dell'idolo del teatro e della sceneggiata, allora è pressoché impossibile la reale partecipazione e il peso della gente, e la stessa verità in tanti ancora sarà assente. [...]".
Alexander Langer
*Conferenza tenuta a Viterbo nel 1995 (fonte http://web.tiscali.it/outis-wolit/langer.html).
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