"Proporrei volentieri questo postulato: si è sempre barbari versi i deboli. O almeno, per non negare ogni potere alla virtù, si potrebbe affermare che, salvo al prezzo di uno sforzo di generosità tanto raro quanto il genio, si è sempre barbari verso i deboli. Il grado minore o maggiore di barbarie diffusa in una società dipenderebbe così dalla distribuzione delle forze. Questo modo di vedere, se lo si potesse studiare seriamente per dargli un contenuto chiaro, permetterebbe almeno in principio di situare qualsiasi struttura sociale, sia stabile, sia passeggera, in una scala di valori, a condizione che si consideri la barbarie come un male e la sua assenza come un bene. Questa restrizione è necessaria; dato che non mancano uomini che, sia per una stima esclusiva ed aristocratica della cultura intellettuale, sia per ambizione, sia per una sorta di idolatria della Storia e di un avvenire sognato, sia perché confondono la fermezza d’animo con l’insensibilità, sia, infine, perché mancano di immaginazione, si mettono molto bene a loro agio nella barbarie e la considerano come un dettaglio indifferente o come uno strumento utile."
Simone Weil
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