"Ci inseguono, e noi ci nascondiamo: ci nascondiamo nei conventi e nei boschi, nei granai e nei vicoli, nelle stive delle navi e nelle cantine. Impariamo a chieder aiuto al primo che passa: non sappiamo se sia un amico o un nemico, se vorrà soccorrerci o tradirci: ma non abbiamo scelta e per un attimo gli affidiamo la nostra vita. Anche impariamo a dare aiuto al primo che passa. E sempre custodiamo la fiducia che tra poco, tra qualche ora o tra qualche giorno, torneremo alla nostra casa coi tappeti e le lampade; saremo carezzati e consolati; i nostri figli siederanno a giocare con un grembiule pulito, con delle pantofole rosse. Dormiamo coi nostri figli nelle stazioni, sulle gradinate delle chiese, negli alberghi dei poveri: siamo poveri, pensiamo senza nessuna fierezza: scompare in noi a poco a poco ogni traccia di orgoglio infantile. Abbiamo della vera fame e del vero freddo. Non sentiamo più paura, la paura è penetrata in noi, è una cosa sola con la nostra stanchezza: è lo sguardo inaridito e immemore che gettiamo alle cose."
Natalia Ginzburg*Natalia Ginzburg, I rapporti umani, 1957.
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