"Non è detto che oggi il Grande Inquisitore corrisponda a un soggetto visibile e ben identificabile come accadeva nel romanzo. Nel mondo della globalizzazione, nel quale i confini hanno sempre minor importanza, dove lo Stato non è più l'esclusivo detentore del potere e i cittadini sembrano essere progressivamente trasformati in semplici consumatori, il Grande lnquisitore si nasconde dietro il concetto impersonale di mercato, e attràverso la pubblicità influenza non solo gli acquisti ma anche gli stili di vita. Stabilisce cosa è 'in' e cosa è 'out', mostrando e suggerendo i prodotti da comprare e di conseguenza definendo ammirevole chi li usa (e insignificante chi non li usa); insomma indirizza lo stile di vita. Il Grande Inquisitore, poi, si avvale della televisione per mantenere a livelli infantili lo sviluppo mentale di chi la guarda, per mistificare l'informazione, per indirizzare verso un pensiero superficiale unico, ove il discernimento è sostituito dalla banalità e dai luoghi comuni. I notiziari censurano generalmente le notizie sgradite, quelle che metterebbero in evidenza mancanze, inefficienza o contraddizioni; enfatizzano l'attività di chi governa anche quando è inesistente o negativa; contribuiscono alla divinizzazione del vertice. I programmi di intrattenimento evitano accuratamente di indurre lo spettatore a ragionare o riflettere e si limitano a stimolare l'emotività e l'istinto. I programmi di approfondimento sono relegati a tarda notte. I contenuti dei cosiddetti talk-show sono, salvo eccezioni, disancorati dai fatti, dalle ragioni e dai torti e prescindono dalla logica. Uno scenario che, se non arriva - per il momento - al livello di trasfigurazione del reale così incisivamente descritto in Matrix, il primo film della trilogia dei fratelli Andy e Larry Wachowski (nel quale gli esseri umani, i cui corpi vengono utilizzati per produrre energia, sono persuasi di vivere effettivamente in una realtà che è - invece - solo virtuale) si avvicina di molto a The Truman Show di Peter Weir (dove il protagonista vive sì una propria vita, ma - fin dalla nascita - dentro un grande spettacolo televisivo di cui è inconsapevole interprete).
Anche la religione, quando occorre, entra nel gioco, e viene strumentalizzata per contribuire a organizzare la società così come la pretende il Grande Inquisitore. Negli stessi termini e con le stesse modalità usate da quest'ultimo viene distorta la voce di Dio, a Dio vengono falsamente e ingannevolmente attribuite le parole dello 'spirito intelligente e tremendo'. La religione diviene così, proprio attraverso il miracolo e il mistero un cardine per mantenere le persone nella condizione di sudditi e non permettere loro di trasformarsi in cittadini consapevoli."
Gherardo Colombo
*G. Colombo, Il peso della Libertà in F. Dostoevskij, Il Grande Inquisitore, Milano, Salani, editore, 2010, pp. 69-71.
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