"Indugiare a riflettere sulla lingua aiuta a rispondere a domande del tipo «Come siamo?», «Perché siamo così?», «Che cosa del passato è sopravvissuto nell'oggi?». Occuparsi delle origini di una lingua, della lingua italiana nel caso nostro, rilevare le correnti dotte e popolari che la solcano, vedere il rapporto della lingua coi dialetti, guardare a quest'Italia plurilingue, a un'Italia delle Regioni, guardare alle minoranze linguistiche, riflettere su sostrati e adstrati, fermarsi eventualmente sulla toponomastica e l'onomastica, sono altrettanti modi che ci permettono di vedere come in una lingua storia e cultura si intreccino in maniera evidente e inestricabile. Partendo dalle attestazioni presenti, è sempre possibile discendere verticalmente gli strati della lingua, calarci nel fondo delle radici. È appassionante compiere cammini a ritroso, tesi a una concreta ricostruzione storico-culturale, e che il ragazzo può anche verificare sul terreno. Riusciamo a trasformare le parole in una presenza quasi visibile del passato. [...]
Ogni cultura, attraverso le parole, continua ad appartenerci, vive ogni giorno nel nostro presente, celata tra le pieghe delle parole. Dietro di esse si svelano le tracce della piccola e della grande Storia. Basterebbe riuscire a far cogliere le stratificazioni di rilevante interesse storico, i più evidenti sedimenti del tempo, le innovazioni e i sommovimenti depositati sui precedenti giacimenti, dei quali il nuovo costituisce un prolungamento, una variazione. E anche si può far vedere come coesistano nella sincronia del presente elementi arcaici che vivono fianco a fianco agli strati più moderni, come i sedimenti colti si affianchino ai sedimenti popolari. [....]"
Gian Luigi Beccaria
*G.L. Beccaria, Se scavi nella lingua trovi la Storia, "La Stampa", 11 ottobre 2010. [leggi tutto]
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