[...] Per me essere uomo in uno scontro tanto prolungato significa soprattutto osservare, tenere gli occhi aperti, sempre, per quanto io riesca (e non sempre ci riesco, non sempre ho la forza di farlo). Però so di dovere almeno insistere, per sapere ciò che succede, cosa viene fatto a nome mio, a quali cose collaboro malgrado io le disapprovi nella maniera più assoluta. So di dovere osservare gli eventi per reagire, per dire a me stesso e agli altri ciò che provo. Chiamare quegli eventi con parole e nomi miei, senza farmi tentare da definizioni e da termini che il governo, l´esercito, le mie paure, o persino il nemico, cercano di dettarmi.
E vorrei ricordare – e spesso è questa la cosa più difficile – che anche chi mi sta di fronte, il nemico che mi odia e vede in me una minaccia alla sua esistenza, è un essere umano con una famiglia, dei figli, un proprio concetto di giustizia, speranze, disperazioni, paure e limitatezze. [...]
David Grossman
*D. Grossman, Voglio parlare della pace , "Repubblica” 11 ottobre 2010
Testo integrale del discorso che ha tenuto ieri in occasione del conferimento de "Il premio della pace" dell´Associazione degli editori e dei librai tedeschi alla Fiera del libro di Francoforte. [leggi tutto].___
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