"La profonda crisi di identità provocata dalla vita nella menzogna - e che a sua volta rende possibile questa vita - ha indubbiamente una sua dimensione morale: si manifesta, tra l'altro, come profonda crisi morale della società. L'uomo che ha scelto la scala consumistica di valori, «disperso» nel marasma della massa e senza un ancoraggio nell'ordine dell'essere, pur avvertendo che la sua responsabilità non si limita solo alla propria sopravvivenza, è un uomo demoralizzato; su questa sua demoralizzazione il sistema si fonda, la approfondisce, ne é la proiezione sociale. La vita nella verità, come rivolta dell'uomo contro la situazione che gli è imposta, è invece un tentativo di ricomprendere la propria peculiare responsabilità: è quindi un atto spiccatamente morale. Non solo perché l'uomo lo deve pagare caro, ma soprattutto perché non è funzionale, è possibile, ma non inevitabile, che «frutti degli interessi» sotto forma di miglioramento della situazione. Si tratta, come ho già detto, del «gioco d'azzardo» ed è difficile immaginare che un uomo accorto vi entri per puro calcolo e che il sacrificio di oggi gli possa essere rimborsato domani, sia pure sotto forma di pubblica riconoscenza. Del resto è normale che i rappresentanti del potere non riescano a confrontarsi con la «vita nella verità» se non applicandole ancora una volta una motivazione funzionale - desiderio di potere, di gloria, di soldi - e cerchino almeno così di coinvolgerla nel proprio mondo, cioè quello della generale demoralizzazione." Vaclav Havel
"La profonda crisi di identità provocata dalla vita nella menzogna - e che a sua volta rende possibile questa vita - ha indubbiamente una sua dimensione morale: si manifesta, tra l'altro, come profonda crisi morale della società. L'uomo che ha scelto la scala consumistica di valori, «disperso» nel marasma della massa e senza un ancoraggio nell'ordine dell'essere, pur avvertendo che la sua responsabilità non si limita solo alla propria sopravvivenza, è un uomo demoralizzato; su questa sua demoralizzazione il sistema si fonda, la approfondisce, ne é la proiezione sociale. La vita nella verità, come rivolta dell'uomo contro la situazione che gli è imposta, è invece un tentativo di ricomprendere la propria peculiare responsabilità: è quindi un atto spiccatamente morale. Non solo perché l'uomo lo deve pagare caro, ma soprattutto perché non è funzionale, è possibile, ma non inevitabile, che «frutti degli interessi» sotto forma di miglioramento della situazione. Si tratta, come ho già detto, del «gioco d'azzardo» ed è difficile immaginare che un uomo accorto vi entri per puro calcolo e che il sacrificio di oggi gli possa essere rimborsato domani, sia pure sotto forma di pubblica riconoscenza. Del resto è normale che i rappresentanti del potere non riescano a confrontarsi con la «vita nella verità» se non applicandole ancora una volta una motivazione funzionale - desiderio di potere, di gloria, di soldi - e cerchino almeno così di coinvolgerla nel proprio mondo, cioè quello della generale demoralizzazione." Vaclav Havel
*V. Havel, Il potere dei senza potere, Milano, Garzanti, 1990, p. 36.
*link al sito ufficiale di Vaclav Havel.
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