"C'è qualcosa che gli umani sanno fare meglio dei computer: porre domande. Se sono giuste, le domande aprono nuove prospettive, che a loro volta possono avviare nuove narrazioni: è forse di questo che abbiamo bisogno. Correggere le tendenze collettive, globali, è un'impresa titanica: se sono automatiche, come per esempio quelle imposte dalla logica dei cosiddetti mercati finanziari, il compito sembra impossibile. Eppure l'impossibile - almeno questo lo sappiamo - non è eterno. E tutti coloro che spostano i limiti del possibile hanno qualcosa in comune. Coltivano un approccio critico, una visione e una pratica della sperimentazione, all'insegna dell'idea suggerita dal tecnologo Alan Kay secondo cui il miglior modo di prevedere il futuro è inventarlo. [...] Il compito è porre domande, comprendere le dinamiche nascoste nelle strutture che gli umani stessi hanno creato, sviluppare nuove narrative liberatorie, mettere l'accento sulla consapevolezza delle conseguenze. Distinguere tra ciò che è importante e ciò che è solo interessante. E fare l'ennesimo salto culturale. Ognuno, insieme. Con un approccio ecologico ai media. Perché, anche se i computer vanno più veloci, gli umani possono andare più lontano".
Luca De Biase
*L. De Biase, Homo Pluralis. Essere umani nell'era tecnologica, Edizioni Codice, 2015, p.10.
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