"Viviamo in un’epoca storica nella quale la parola è troppo spesso violenta, aggressiva, addirittura brutale. Questo, come sappiamo, avviene in particolare nel contesto digitale, che pretende di basarsi sull’immediatezza e in questo modo finisce per sacrificare la profondità di ogni discorso. Le parole vengono manipolate, travisate, senza che ci sia più un apparente consenso sul loro effettivo significato. In questo contesto diventa sempre più urgente riscoprire l’insegnamento del poeta Paul Valéry: tra due parole, è la minore che va scelta, ossia la meno chiassosa, la più delicata e autentica."
Gianfranco Ravasi*Avvenire, 12.11.2019.
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