[... ] Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la migliore formazione del Paese in calligrafia. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con grafie bellissime. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri serif e sans serif, la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, quello che rende eccezionale un’eccezionale stampa tipografica. Era bello, storico, artistico e raffinato in un modo che la scienza non è in grado di offrire e io ne ero completamente affascinato.[...] (Steve Jobs, 2005)
Colpisce davvero che la geniale avventura umana di Steve Jobs sia partita da un corso di calligrafia, quando questa disciplina era già fuori moda. Che cosa c'è di più "formale" della calligrafia, che cosa ci può essere di più sostanziale nella calligrafia? La calligrafia è l'arte di saper fare bene, con precisione ogni tratto di penna, senza errori, senza sbavature con l'eleganza della leggerezza. Steve Jobs partendo dalla calligrafia scoprì Leon Battista Alberti e il Rinascimento italiano e da allora cercò e praticò la bellezza della perfezione, l'eccellenza in ogni cosa che si fa. Che lezione per noi che neppure sappiamo chi fosse Leon Battista Alberti ed aboliamo la storia dell'arte dal programmi del liceo. Che lezione per la nostra contemporaneità, sempre impegnata a correre verso la mediocrità, a sottrarre bellezza la dove c'é. Il discorso di Jobs del 2005 agli studenti dell'Università di Stanford (che nella prospettiva ricorda la metafora della cattedrale di S. Vito Praga di Vaclav Havel) è uno straordinario progetto di futuro, innestato sul cammino lungo della storia perché nella bella calligrafia "...non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi indietro. Dovete aver fiducia che, in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire".
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